Mauro Pulcinella – Tratti di tratte

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA FORZANI
Via Mazzini, 53 , Terni, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

feriali 9,30-13,00 / 16,30-20,00; festivi 10,30-13,00/ 17,00-20,00.

Vernissage
08/12/2011

ore 17

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Mauro Pulcinella
Curatori
Mariacristina Angeli
Generi
personale, disegno e grafica

Tratte rappresenta attraverso la metafora del viaggiare, segni che fissano nella carta luoghi ‘secondari’ , autostrade, mega centri commerciali: i non luoghi della modernita’.

Comunicato stampa

... La pratica artistica di Mauro Pulcinella viene da lontano e rende palese, ad oggi, il turbolento ma fecondo rapporto tra evoluzione e sedimentazione. Momenti di inquietudine si aprono a maggiore pacatezza su una strada lastricata da indugi, ripartenze, approdi, gratificazioni, interferenze continue. Questa è l’arte, bellezza! “Tratti di tratte” disvela un momento di sedimentazione (non di riposo!), un attracco prima di nuove rotte. Appare senza soluzione il conflitto tra il “già” e il “non ancora”.

Questi fogli sono però una risposta maturata (e matura) per il fatto che non siamo di fronte all’invenzione felice di un momento ma ad un “compimento”, al frutto di una lunga stagione. La ricerca sulla stratificazione ha, in Pulcinella, un cuore antico e buoni prodotti. Qui siamo ad una “stazione” ove si mescolano sintesi e pulizia. Tutto quello che c’è stato prima (il percorso) è parte costituente di quanto si vede ora. Lungo la strada le cose che si incontrano vengono incluse e lasciano il segno (diventano segno): l’ingorgo, il semaforo, il mendicante … Non è il viaggio (l’esterno) che genera l’opera ma il movimento (l’interno). E’ bella e sensibile questa complessità. Se non c’è appagamento definitivo certamente c’è tranquillità.

La stratificazione, quando i tratti si fanno più minuti, arriva all’essenziale ed in quel momento, si guardi bene, la poetica recupera sul fatto tecnico. Siamo ad uno snodo nella traiettoria dell’artista? Chi può dirlo? Se il lavoro è serio e fuori dalle lusinghe del “mercato” (meglio dire: commercio) gli snodi sono sempre in agguato e l’asticella del traguardo si sposta continuamente avanti. Così è per il nostro.

C’è una (possibile) metafora orientativa in questi “tratti di tratte”. Peregrinare è sempre perdersi in un altrove per poi ritrovarsi in una meta preordinata o fortuita. Il viaggio (il viaggiare) è come una esplorazione continua dove ogni approdo apre ad una nuova ricerca. Più semplicemente e senza enfasi il viaggiare “per segni” di Mauro Pulcinella, lunatico e stravagante, è un fissare pretesti e stati d’animo lungo una temporanea migrazione “a bordo” di un occasionale mezzo di locomozione. Si guarda fuori dal finestrino e, di rimando, si fissano segni su un foglio d’appunti.

Quegli appunti sono l’opera. Il gioco sta nel formare dall’estemporaneo che scorre veloce un più stabile elaborato. In fondo si tratta di fare ritratti di luoghi seguitando quella fertile pratica usata con abbondanza di risultati durante il Grand Tour Sette-Ottocentesco, sebbene con altri modi e altri stilemi formali più orientati dall’impressione percepita che dalla fedele riproduzione visiva. L’impressione diventa segno, il segno è il ritratto del paesaggio. Bisogna accettare questa condizione preordinata, altrimenti l’opera resta incomprensibile e priva di significati a prescindere dalla sua gradevolezza formale. Condivisa la “chiave” di lettura sarà possibile partecipare il viaggio in tutti i suoi significati e percorsi, nei mutevoli scenari dell’orizzonte e nelle singole “stazioni di posta”. Nel fluire del segno (la traccia) si susseguono con controllato disordine e apparente casualità luoghi a bassa attrattività, spesso semplici “posti” geografici, borghi che sembrerebbero inesplorati (le “città invisibili”?). Pulcinella segue il ritmo del vettore, rallenta e riordina continuamente, è un bricoleur, esecutore di piccoli interventi riparatori della dimenticanza, dilettante (ma professionale) di una sempre più urgente “paesologia” civile.

La colonna visiva che ne deriva scioglie un alfabeto di segni e situazioni del luogo abitato. Eloquente, opportunamente didascalica, è la striscia più lunga della serie. Questo fissare nella carta luoghi “secondari” è un rimedio salutare all’eccesso di quotidianità che ci appiattisce nell’indistinto della velocità, delle autostrade, dei mega centri commerciali: i non luoghi della modernità. L’operazione, però, è laica, senza retropensiero, un semplice annotare a modo suo il campo visivo del paesaggio che scorre oltre il finestrino.

C’è odore di archeologia in giro: ecco l’itinerario veneziano che fissa (su tronco di cono rovesciato) ricordi recenti e allude in modo inconsapevole ma inoppugnabile a quel vaso d’argento della cosiddetta “stipe di Vicarello”, fatta risalire al I secolo, sul quale per la prima volta sono scritti i nomi di molte città che “tappa” di un esteso “itinerarium” che porta a Roma. E che dire della lunga carta che riporta diretta alla antica “tavola peutingeriana” documento fondamentale per conoscere le vie militari dell’impero romano? Mauro Pulcinella costruisce il suo Grand Tour della contemporaneità: altra faccenda dai viaggi che formarono tanti rampolli della borghesia europea dei secoli andati ma stessa curiosità, stessa capacità compilatoria, stessa abilità nell’osservare. Rappresentazione e metafora del viaggiare: ecco il sottotitolo per “Tratti di tratte'. Francesco Bussetti