Mauro Raffini – Lo stato dell’arte
Galleristi, curatori e critici hanno accettato di farsi rappresentare nel luogo di lavoro, nel loro guscio quotidiano, attorniati dalle opere più care. Ne è nato un piccolo racconto di trentasette, donne e uomini, che vivono con totalità e passione sinceri il loro amore incondizionato per l’arte. A fianco di ciascun ritratto un brevissimo profilo, poche annotazioni per capire meglio, appunto, “Lo stato dell’arte” torinese attraverso protagonisti della cultura di generazioni e orientamento diversi.
Comunicato stampa
Intanto il personaggio. Gerry Di Fonzo, il fine stampatore che molti artisti e professionisti conoscono a Torino e non solo, fantasioso e inarrestabile nel suo continuo divenire. Dopo aver ottenuto il meglio in termini di qualità di scansione e stampa, non contento si è inventato un altro giocattolo (ma che giocattolo!). Una piccola galleria annessa al laboratorio dove una scenografia autocostruita si sovrappone al soffitto e domina lo spazio sottostante. I grandi fotografi del passato e del presente giudicano dall’alto le scelte di Gerry. Che non sono casuali. Naturalmente la fotografia, of course, ma non solo. Dibattiti, incontri e, perché no?, anche della buona musica. Ma la fotografia resta regina, storica o moderna, antica o emergente, finalmente accolta a pieno titolo nel mondo dell’arte a tal punto da metterla in crisi d’identità per via di quel linguaggio multiforme che può assumere anche con il contributo della tecnologia e degli artisti che sapientemente la maneggiano.
Gerry, è il suo diminutivo ma ormai più nessuno lo chiama Gerardo, dopo aver aperto con una fortunata mostra dedicata all’autoritratto, ha chiesto a Mauro Raffini una serie di immagini sui personaggi che, volenti o nolenti, tirano le fila dell’arte contemporanea a Torino. E Mauro ha accettato con entusiasmo, convinto che ogni nuova avventura nel mondo della fotografia vada sempre promossa e assecondata. Il progetto, definito ma ambizioso, per non dilatare troppo i tempi ha richiesto la collaborazione di due assistenti, Alessia Barucchi e Federica Camoletto. La prima è fotografa e scenografa, la seconda neolaureata alla Cattolica di Milano con una tesi sul neorealismo e una forte inclinazione per l’arte. Dunque il gioco è fatto, o quasi. Si tratta di definire “lo stato dell’arte” oggi, anno 2012, attraverso i ritratti dei personaggi più significativi. Mauro Raffini è fotografo trasversale e, affascinato dal mezzo, ha attraversato il fotogiornalismo sociale e il corporate per aziende, la costruzione delle navi e l’architettura, il paesaggio e molto altro ancora.
Ora, per esempio, cura la mostra antologica di Chiara Samugheo, la fotografa delle dive, per il Museo Nazionale del Cinema.
Ripartiamo dalle scelte. Raffini ha seguito una linea personale come approccio e inquadratura, ma ha mantenuto il colore caldo dei classici, un atteggiamento di rispetto nei confronti della tradizione. Composizione verticale, sguardo diretto alla camera, un uso discreto del flash: pochi elementi messi in gioco, ma miscelati con misura e una punta d’ironia. Il lavoro non ha e non poteva avere una presunzione di completezza. Galleristi, curatori e critici hanno accettato di farsi rappresentare nel luogo di lavoro, nel loro guscio quotidiano, attorniati dalle opere più care. Ne è nato un piccolo racconto di trentasette, donne e uomini, che vivono con totalità e passione sinceri il loro amore incondizionato per l’arte. A fianco di ciascun ritratto un brevissimo profilo, poche annotazioni per capire meglio, appunto, “Lo stato dell’arte” torinese attraverso protagonisti della cultura di generazioni e orientamento diversi.
Le fotografie sono stampate su carta Kodak ai sali d’argento con Durst Lambda, laminate su dibond con distanziale. La tiratura nel formato 60x90 cm. è di 7 copie ciascuna.
La mostra finisce il 31 maggio e verrà seguita dagli scatti in bianconero di stampo neorealista, molto rari, di una fotografa di fama internazionale, Chiara Samugheo.