Mazal Tov! Il matrimonio ebraico

Informazioni Evento

Luogo
MEIS - MUSEO NAZIONALE DELL'EBRAISMO ITALIANO E DELLA SHOAH
Via Piangipane, 81, Ferrara, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
04/06/2021
Generi
arte contemporanea

Una mostra nata per raccontare uno dei riti più antichi e affascinanti dell’ebraismo.

Comunicato stampa

Curata da Sharon Reichel e Amedeo Spagnoletto e allestita dall'Architetto Giulia Gallerani, l'esposizione ha il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, del Comune di Ferrara, dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e della Comunità Ebraica di Ferrara ed è stata realizzata grazie al sostegno del Ministero dell'Istruzione, dell'Istituto di Storia Contemporanea-Isco di Ferrara e del Liceo “Antonio Roiti” e al contributo di DiMedia, Gruppo Hera, Fondazione Bottari Lattes e Fondazione Ebraica Marchese Cav. Guglielmo De Lévy.

“Dopo mesi di chiusura forzata a causa dell’emergenza sanitaria – spiega Dario Disegni, Presidente del MEIS - abbiamo deciso di inaugurare la riapertura del MEIS con una mostra gioiosa, un vero e proprio ‘invito a nozze’. Il matrimonio è una pietra miliare per l’ebraismo, simboleggia la continuità dei riti e delle tradizioni ed è contrassegnato da una cerimonia vitale e ricca di significati. Abbiamo scelto di esplorare un tema che, sono certo, soddisferà la curiosità di moltissimi visitatori”.

Aggiunge il Direttore Amedeo Spagnoletto: “Abbiamo voluto offrire ai visitatori una mostra che facesse bene al cuore. Il matrimonio rappresenta uno dei più profondi atti di amore e di fiducia nei confronti del futuro e porta con sé un messaggio di speranza universale, un balsamo per i tempi complessi che ci troviamo a vivere. ‘Mazal Tov!’ è una esposizione che racchiude in sé il passato e il presente, riti millenari e pratiche moderne e, pur nella sua specificità, riuscirà a coinvolgere chiunque verrà a visitarla”.

L’allestimento

Ieri, oggi, domani: il matrimonio ebraico si nutre di precetti e riti del passato, è l'emblema della continuità, affonda le sue radici nella Bibbia; eppure convive con un presente vibrante, dialoga con la cultura nella quale è immerso, segna la nascita di una nuova famiglia. “Mazal Tov!” racconta proprio questo equilibrio tra antico e moderno, accostando preziosi documenti ad opere di arte contemporanea. Al centro ci sono decine di storie; frammenti di discorsi amorosi lunghi secoli e fissati per sempre attraverso oggetti; atti; scatti.

Le prime sale illustrano le due fasi e le pratiche che compongono il cerimoniale nuziale: i Qiddushin (o Erusin) e i Nissuin. Anticamente celebrati separatamente, essi si svolgono attualmente insieme, uno immediatamente conseguente all'altro. A renderli caratteristici, l'ambientazione sotto la chuppah, il baldacchino di tessuto che unisce simbolicamente sotto lo stesso tetto i due sposi; la firma della Ketubbah, l'atto nuziale nato anche con lo scopo di tutelare i diritti della donna e che con il tempo è stato arricchito da finissime decorazioni, e la rottura del bicchiere, immortalata da tantissimi film e immagini. Per raccontare in maniera chiara ed esaustiva tutti i passaggi si è scelto di accostare opere e strumenti comunicativi diversi: in mostra verranno esposte le preziose Ketubbot del '600 e del '700 custodite dalle Gallerie Estensi di Modena (Biblioteca Estense Universitaria); il teatrino dell'artista genovese Emanuele Luzzati proveniente dal Museo Ebraico di Bologna e il filmato di un matrimonio contemporaneo. L'esposizione prosegue con una riflessione sul riconoscimento del matrimonio ebraico da parte dello Stato Italiano e il racconto - attraverso cimeli di famiglia - delle tradizioni che con il tempo hanno caratterizzato le nozze: la dote, i regali per lo sposo e per la sposa (che possono variare da una edizione completa del Talmud ad un orologio griffato) e la produzione di componimenti d'occasione.

Tra gli esemplari in mostra, un oggetto con una storia tutta da riscoprire: l'album di dediche realizzato dal drammaturgo Sabatino Lopez in onore delle nozze di suo fratello Corrado e della moglie Ada Sadun. Critico letterario e commediografo di successo nella Milano di inizio '900, Lopez decise di donare ai due sposi un regalo del tutto originale: un albo decorato con le firme di amici e colleghi d'eccezione. Tra le pagine spiccano infatti testi autografi – tra gli altri - di Giovanni Pascoli; Giovanni Verga, Giosuè Carducci; Eleonora Duse; Giacomo Puccini; Federico De Roberto e tantissimi altri protagonisti della letteratura e del teatro italiano.

Ad arricchire la mostra anche delle opere di arte contemporanea: Sigalit Landau firma “Salt Crystal Bridal Gown”, un progetto in collaborazione con il fotografo Yotam From - che segue il processo di cristallizzazione di un abito nero immerso nel Mar Morto ed è ispirato all’opera “Il Dibbuk” di S. Ansky, la storia di una giovane sposa posseduta da uno spirito.

Florah Deborah, francese di nascita e milanese di adozione, rielabora e fa comprendere al visitatore il mikveh, il bagno rituale in apposite vasche piene di acqua piovana o sorgiva che compiono le donne alla vigilia del matrimonio. La sua opera “Una per Tutte, Tutte per Una" è stata realizzata appositamente per il MEIS.

L’opera su tela di Jenny Hassan, artista romana, si concentra sul calice degli sposi. La frase che la incornicia è un verso del salmo 137 che viene pronunciato ad alta voce durante la rottura del bicchiere in ricordo della distruzione dell’antico Tempio di Gerusalemme.

"In questa mostra – spiega l'Architetto Giulia Gallerani, che si è occupata dell'allestimento - ci sono le tradizioni e i caratteri tipici del matrimonio ebraico, con le sue peculiarità specifiche ed uniche, ma ci sono anche le storie delle persone che hanno posseduto alcuni degli oggetti in mostra e le emozioni di chi ci ha regalato fotogrammi del proprio giorno più bello. Perché, anche se le tradizioni possono essere diverse, la gioia di condividere un momento di felicità è la stessa per tutti". Non può mancare infatti uno spazio che faccia immergere nel matrimonio ebraico celebrato nei nostri giorni: il MEIS ha lanciato nelle scorse settimane la call to action “Un amore da condividere” per raccogliere foto di coppie di sposi italiani che saranno esposte in mostra; un viaggio visivo dagli anni '30 del '900 al 2000 inoltrato. Un progetto arricchito anche dalle foto storiche dell’archivio della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano-CDEC, preziosa risorsa che racconta la vita degli ebrei italiani nel primo Novecento. I video creeranno inoltre un’esperienza immersiva coinvolgendo lo spettatore e facendogli vivere la gioiosa atmosfera dei festeggiamenti; mentre oggetti effimeri, bomboniere e inviti testimonieranno il presente di un rito che ha migliaia di anni.

“Con questa mostra – conclude la curatrice Sharon Reichel - abbiamo voluto approfondire la relazione che lega gli oggetti alle persone e, insieme ai manufatti storici, abbiamo deciso di aprire alcune finestre sulla contemporaneità per far capire in modo tangibile come l’ebraismo sia una religione e una cultura viva. Spesso i visitatori che si avvicinano al nostro museo parlano degli ebrei al passato, noi vogliamo che inizino a farlo anche al presente e, perché no, al futuro”.

Orari e prezzi

La mostra sarà aperta al pubblico dal 4 giugno 2021 al 5 settembre 2021. Il prezzo del biglietto sarà di 7 euro (5 euro per chi ha diritto alla riduzione) e comprenderà anche la possibilità di visitare il percorso permanente “Ebrei, una storia italiana”; la mostra multimediale “1938: l'umanità negata” e il video “Con gli occhi degli ebrei italiani”. A partire da venerdì 4 giugno il museo sarà aperto dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18.

Eventi online

I temi trattati nelle sale della mostra verranno approfonditi attraverso degli eventi online con la serie di incontri #MAZALTOV! lanciata sulla piattaforma Zoom. Si esploreranno alcune delle infinite sfumature del matrimonio ebraico: dall'arte della Ketubbah (l’atto matrimoniale riccamente decorato), al divorzio; dai racconti resi celebri dalle serie tv e i film sul grande schermo alle vicende delle famiglie ebraiche italiane. Il primo appuntamento da non perdere vede come protagonista lo straordinario album di firme della famiglia del drammaturgo e critico letterario Sabatino Lopez. Per rimanere sempre aggiornati: www.meisweb.it.

Biografie delle artiste

Sigalit Landau

Nata a Gerusalemme nel 1969, Sigalit Landau è una delle più affermate artiste israeliane contemporanee. Si è diplomata all’Accademia di belle arti Bezalel di Gerusalemme e vive a Tel Aviv. Attraverso l’utilizzo di materiali e tecniche diverse come il disegno, la scultura, i video e le performance si è interrogata e ha esplorato grandi tematiche sociali, umanitarie ed ecologiche. Riconosciuta in tutto il mondo, ha esposto alla Biennale di Venezia e le sue opere sono ospitate dai musei di arte contemporanea più prestigiosi: dal MoMA di New York all’Israel Museum di Gerusalemme. Al MEIS sono esposte due immagini di uno dei suoi progetti più visionari: “Salt Crystal Bridal Gown”. Nel 2014 Landau ha immerso nel Mar Morto un abito da donna nero e ha osservato e catturato il processo di cristallizzazione che lo ha reso bianco. Il risultato è una serie di fotografie potenti scattate da Yotam From che prendono ispirazione dall’opera drammatica “Il dybbuk” di S. Ansky, la storia immersa nel folklore yiddish che vede per protagonista Leah, una giovane sposa posseduta dal Dybbuk, lo spirito del suo amato ormai morto.

Flora Deborah

Flora Deborah è un’artista che vive e lavora a Tel Aviv.

Si è formata Accademia di belle arti Bezalel di Gerusalemme e alla University of the Arts di Londra.

Il suo è un background multiculturale che spazia tra Italia, Francia, Inghilterra, Israele, Turchia, Spagna e Romania.

Nelle sue opere isola elementi del corpo, spesso piegandoli e incapsulandoli, creando così nuove esistenze in perpetuo divenire; trattasi di una dialettica costante tra l’accettazione del ciclo della vita e la negazione della mortalità.

Al centro della sua attività artistica vi è la ricerca di archetipi, simboli e narrative attraverso i quali giustifichiamo le nostre esistenze per riaffermare o decostruire ciò a cui crediamo.

L’artista usa tecniche come la fusione, la costruzione manuale e l’incisione, celebrando così la duttilità dei materiali e l’atto stesso del "fare". Il risultato dà vita a sculture, disegni, video e installazioni, tutti caratterizzati da un’attenzione particolare al processo della realizzazione con una presenza costante di humour, dai risvolti talvolta dark, talvolta divertenti.

Flora ha esposto le sue opere a Milano, Tel Aviv, Gerusalemme e Londra; tra le mostre più importanti spiccano quella alla Saatchi Gallery e al Museo Bar David. Nella mostra "Mazal Tov!" espone l'opera in ceramica realizzata appositamente per il MEIS dal titolo "Una per Tutte, Tutte per Una".