Medhat Shafik – Palmira
Medhat Shafik è il protagonista della prima esposizione d’arte negli spazi del piano terreno dell’edificio B2 del Politecnico di Milano nel Campus Bovisa, con l’installazione site specific intitolata Palmira. Conflitti e tempo sospeso.
Comunicato stampa
Medhat Shafik è il protagonista della prima esposizione d’arte negli spazi del piano terreno dell’edificio B2 del Politecnico di Milano nel Campus Bovisa, con l’installazione site specific intitolata Palmira. Conflitti e tempo sospeso.
Si tratta di un progetto a cura di Pietro C. Marani che intende valorizzare gli spazi comuni dell’Ateneo, mettendo in risalto artisti contemporanei le cui opere costituiscono un motivo di riflessione per gli studenti e il pubblico. L’iniziativa nasce in rete con altre istituzioni e soggetti del sistema dell'arte e del mondo della cultura, in questo caso in collaborazione con la Galleria Marcorossi artecontemporanea che presenta le opere del ciclo Palmira nelle sue sedi di Verona, Milano e Pietrasanta e con la GAM di Verona che a Palazzo della Ragione espone anch’essa, per il progetto prima pAReTe, curato da Patrizia Nuzzo, un’installazione dell’artista egiziano..
Shafik (El Badari 1956), con questo lavoro, ispirato a Palmira, spettacolare città siriana, luogo di incontro tra Occidente e Oriente, segnata dalle distruzioni dei siti archeologici, ha creato un’installazione di grande fascino e impatto visivo.
In una dimensione artistica avulsa dal naturale scorrere del tempo e dalle controversie religiose e politiche, Shafik attua attraverso le sue opere una ricostruzione poetica dell’antico splendore di Palmira, posta a metà strada tra il Mediterraneo e l’Eufrate, luogo di incontro tra Occidente e Oriente, ed eletta a simbolo di fratellanza.
Dice l’artista” Ricerco il recupero simbolico dei luoghi archeologici, che sono la memoria dell’uomo, l’essenza della civiltà. Vorrei ricostruire metaforicamente Palmira, che può essere ovunque, proprio perché per me simboleggia il recupero della civiltà, l’onda lunga del nostro essere umani e nel contempo la sua distruzione. Palmira è di tutti noi, anzi, Palmira siamo noi e non deve essere distrutta. Il senso della mostra e dell’installazione creata per il Politecnico è che noi non dobbiamo subire l’abisso, la barbarie e la distruzione portate dai conflitti, ma emanare luce. Nelle mie opere, attraverso il recupero della luce, soffusa e magica, di questi luoghi che palpitano di dolce malinconia ma anche di gioia, cerco il senso delle cose, l’essenza dell’esistenza.”
La sua riflessione infatti non ha implicazioni politiche o religiose, ma è una ricerca universale sulla bellezza e sull’incontro tra civiltà: le tele di juta, i colori a olio e gli acrilici, le garze, i tessuti dai colori splendenti, i legni antichi, gli ossidi, gli stucchi, i pigmenti e i fili di lana dai colori naturali, divengono una metafora delle stratificazioni della storia.
Medhat Shafik è nato in Egitto nel 1956. Dal 1976 vive e opera in Italia. Indicato nel sito del Metropolitan Museum di New York come uno dei più interessanti artisti del mondo arabo del XX secolo, Shafik, artista di successo internazionale, coniuga le suggestioni e i colori dell’arte orientale con le più avanzate tecniche compositive delle avanguardie occidentali. La sua consacrazione arriva nel 1995, quando alla Biennale di Venezia il Padiglione Egitto da lui rappresentato insieme a due altri artisti , viene premiato con il Leone d’Oro delle Nazioni. Nel 2003 Vince “The Nile Grand Prix” alla IX Cairo International Biennale. Nel 2004 la sua opera La dimora del poeta entra a far parte della collezione d’arte contemporanea di Palazzo Forti, nel 2005 partecipa alla rassegna internazionale Identità e nomadismi curata da Lorenzo Fusi e Marco Pierini al Palazzo delle Papesse di Siena. Nel 2007 espone la personale Le città invisibili, curata da Giorgio Cortenova e Patrizia Nuzzo sempre a Palazzo Forti a Verona, sempre nel 2007 ritorna a Verona in occasione della mostra internazionale Il Settimo Splendore, curata da Giorgio Cortenova, che ha inaugurato il Palazzo della Ragione. Nel 2011 ha esposto alla Fondazione Stelline di Milano una personale curata da A.C.Quintavalle, nel 2012 una retrospettiva alla Pilotta di Parma curata dallo CSAC e vince il primo premio alla Biennale de Il Cairo. Una scultura monumentale dell’artista, in marmo di Carrara, dal 2013 è esposta nel Museo della Scultura all’aperto dell’Idroscalo di Milano. Nel 2014 ha esposto a Dubai negli Emirati Arabi. Nel 2015 partecipa alla rassegna internazionale Nel Mezzo del mezzo, a cura di Christine Macel, Marco Bazzini, Bartomeu Mari, a Palazzo Sant’Elia, a Palermo e la sua opera è stata acquisita dalla Collezione permanente del Museo di Palazzo Riso. Nel 2016 diverse sue opere vengono acquisite da un importante Collezione a Ryiad, partecipa alla rassegna ArteForte La Babele di linguaggi e di simboli legati ai conflitti” installazioni d’arte contemporanea in otto forti austroungarici del Trentino, con un’installazione al Forte Larino e a Forte Corno e alla rassegna Gli artisti del silenzio, a Palermo. Nel 2017, espone due estensioni del progetto Palmira, al Politecinco di Milano - campus Bovisa e a prima pAReTe, a Palazzo della Ragione a Verona.