Medhat Shafik – Sahara
L’artista torna ad esporre in galleria, dopo un periodo di assenza, con un nuovo ciclo di opere dedicato all’immagine del deserto come allegoria del mondo globalizzato e dell’uomo moderno.
Comunicato stampa
MARCOROSSI artecontemporanea è lieta di presentare, nelle sue sedi di Pietrasanta, la nuova mostra di
Medhat Shafik dal titolo Sahara. L’artista, di origine egiziana, torna ad esporre in galleria dopo sei anni;
le nuove opere sono centrate sull'immagine del deserto inteso come allegoria del mondo globalizzato e
della fragilità dell'uomo moderno, sempre più distante dalle sue radici e dalla memoria. Come i ricercatori
e gli archeologi, che continuano a scavare le sabbie del Sahara per portare alla luce nuovi resti della civiltà
egizia e di altre civiltà perdute, anche l'uomo globalizzato dovrà metaforicamente dissodare la polvere che
ricopre le fondamenta della sua civiltà e affrontare le sfide del contemporaneo.
La mostra include tele, carte intelate e grandi pannelli scultorei su carta cotone realizzata a mano, che
enfatizzano la complessa stratificazione delle civiltà e il colore come elemento fondamentale della vita.
La pratica artistica di Shafik continua ad oscillare tra espressione intensa e riflessione spirituale: nelle nuove
opere egli amalgama gli elementi di forte matrice materico-espressiva (con influenze orientali) a una
dimensione più meditativa, dove lo spazio dell’opera si dilata e tende alla rarefazione.
Medhat Shafik è cittadino del mondo, un nomade culturale che ha soddisfatto nel viaggio - reale e
metaforico - il proprio desiderio di conoscenza e di scoperta dell’altro e dell’altrove, senza negare i valori e
la forza delle proprie radici, della propria terra d'origine, l'Egitto. La mostra “Sahara” rende omaggio al più
vasto deserto della terra, uno spazio fisicamente e visivamente travolgente, capace di sopraffare l'uomo e
di spingerlo oltre, verso il sacro e il metafisico.
«Il titolo “Sahara” – afferma Medhat Shafik – intende rappresentare tutti i deserti del mondo e il deserto
diventa una metafora, un contenitore di storie e significati, come spesso accade nei miei lavori. Nel deserto,
infatti, tutto è azzerato e l’uomo si ritrova con la propria fragilità, si affaccia da solo all’abisso del mondo,
come nel famoso quadro di Caspar David Friedrich, divenuto il manifesto del Romanticismo».
Medhat Shafik è nato nel 1956 a El Badari, sulle rive del Nilo. Ha studiato all'Accademia di Brera a Milano, diplomandosi
sia in pittura che in scenografia. Indicato dal Metropolitan Museum di New York, nel saggio “Egyptian Modern Art” di
Salwa Mikdadi, come uno dei più interessanti artisti del mondo arabo delle ultime generazioni, Medhat Shafik coniuga le
suggestioni, i colori e i tratti originari della cultura orientale con i linguaggi artistici delle avanguardie occidentali. La sua
consacrazione arriva nel 1995, quando alla Biennale di Venezia il Padiglione Egitto, di cui è protagonista assieme a due
connazionali, viene premiato con il “Leone d’Oro alle Nazioni”. Nel 2003 Vince “The Nile Grand Prix” alla IX Cairo
International Biennale. Tra le mostre personali recenti: nel 2007, Le città invisibili, alla Gam di Verona dove, sempre nel
2007, ritorna in occasione della mostra internazionale Il Settimo Splendore che inaugura Palazzo della Ragione. Nel
2011, la personale alla Fondazione Stelline di Milano. Nel 2012, presenta una retrospettiva alla Pilotta di Parma, curata
dallo CSAC, e vince il primo premio alla Biennale del Cairo. Nel 2015, partecipa alla rassegna internazionale Nel Mezzo
del mezzo a Palazzo Sant’Elia, a Palermo e la sua opera è acquisita dalla collezione permanente del Museo di Palazzo
Riso. Nel 2016, partecipa alla mostra Gli artisti del silenzio, a Palermo e alla rassegna d’arte contemporanea allestita in
otto forti austroungarici del Trentino, Arte Forte. La Babele di linguaggi e di simboli legati ai conflitti, con un’installazione
al Forte Larino e a Forte Corno. Nel 2017, espone il progetto Palmira. Conflitti e tempo sospeso al Politecnico Bovisa di
Milano e all’interno della seconda edizione del progetto Prima pAReTe, a Palazzo della Ragione a Verona. Al 2019 risale
la personale Itaca al Macro Asilo di Roma.