Melati Suryodarmo / Visions from (of) China

Informazioni Evento

Luogo
IL PONTE CONTEMPORANEA
Via Beatrice Cenci 9-9/A 00186, Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
20/10/2016

ore 18

Artisti
Melati Suryodarmo, Ma Lin, Duan Shunjie, Liu Lei, Li Zi
Curatori
Giuliano Matricardi
Generi
arte contemporanea, personale, collettiva

Prima personale italiana di Melati Suryodarmo e in concomitanza la collettiva di artisti cinesi Visions from (of) China curate da Giuliano Matricardi.

Comunicato stampa

Melati Suryodarmo (Surakarta 1969) è un artista indonesiana che vive e lavora in Germania dal 1994. È stata allieva di Marina Abramović alla Hochschule für Bildende Künste di Braunschweig dove ha avuto modo di sviluppare la sua ricerca artistica incentrata sulla performance e sul Raum konzept. Nelle sue performance sono trattati i temi dell’ identità, dell’energia, della politica e della relazione tra il corpo e l’ambiente circostante. Dal 1996 Suryodarmo ha presentato i suoi lavori in numerosi festival e musei internazionali tra i quali: la 50sima Biennale di Venezia (2003), il Van Gogh Museum di Amsterdam (2005), la Videobrasil a Sao Paolo (2005), la 52sima Biennale di danza di Venezia (2007), il KIASMA di Helsinki (2007), Manifesta7 a Bolzano (2008), In Transit festival al HKW di Berlino (2009), il Luminato festival di Toronto (2012), Beyond the East: Oltre l’Oriente al Macro Testaccio di Roma. Nel 2014 la galleria il Ponte Contemporanea ha presentato in esclusiva il video Sombre.

STRONGBOX
Opere esposte:
1 Acts of Indecency 1 – 2 – 3 (2012)
2 Useless death 1 (2006)
3 I’am a Ghost in My Own house (2012)

1 Acts of Indecency 1 – 2 – 3 fanno parte di un ciclo di opere di Melati Suryodarmo. L’autrice smonta la rappresentazione erotica femminile tipica di Egon Schiele attraverso una serie di fotografie delle proprie gambe ritratte in diverse composizioni. L’intenzione estetica perseguita è quella di giungere al ridicolo mettendo in discussione lo sguardo che ha la società sul corpo femminile.

2 Useless death 1 è la prima di una coppia di fotografie incentrate sul tema della morte. Useless death 1 ritrae Melati Suryodarmo con un abito rosso mentre si allontana con lo sguardo rivolto verso la camera. Il luogo scelto dell’artista rimanda a un deserto di ghiaccio, il rosso dell’abito è qui immerso in un bianco opaco e profondo. Il focus della composizione è incentrato su tale dicotomia. La contrapposizione cromatica riflette il legame fra la vita e la morte, fra l’allontanamento e il continuare a guardarsi indietro, in questo caso verso l’obiettivo.

3 I’m a Ghost in My Own house è un video di 30:30 minuti che testimonia una performace di Melati Suryodarmo di dodici ore avvenuta a Lawangwangi Creative Space, Lawangwangi Foundation, Bandung, Indonesia nel 2012. Il video ripercorre i gesti ripetuti dell’artista mentre frantuma e sgretola dei pezzi di carbone con un grosso cilindro di metallo su un tavolo. La stanza dove si svolge la performance è piena di antracite, il pavimento ne è interamente ricoperto: l’unica cosa visibile è l’artista vestita di bianco mentre frantuma il carbone per dodici ore consecutive. Il combustibile fossile si trasforma così in grani e poi in polvere e questo cambiamento di stato quasi aereo e impalpabile del carbone riflette una liberazione e rinascita.

VISIONS FROM (OF) CHINA
DUAN SHUNJIE - LIU LEI - MA LIN - LI ZI
20 | Ottobre |2016 h.18.00

Sulla pittura cinese contemporanea Achille Bonito Oliva ha scritto:

Gli artisti cinesi, tra astrazione e figurazione, realizzano una frontiera tra arte e vita, una cerniera per lo sguardo sociale che può oscillare tra l’inerzia del quotidiano e l’intensità del campo estetico in un movimento di delicata continuità. Questo è l’aspetto laico di un’opera incessante e febbrile che si applica al grande e al piccolo formato nella consapevolezza del gesto eccellente e magnanimo capace di creare un corto circuito tra l’io dell’arte e il noi del mondo.

GALLERIES 1 – 2 – 3 – 4

DUAN SHUNJIE

Duan Shunjie si è formata presso l’Accademia delle Belle Arti dello Hubei nel 2007. Le opere esposte sono delle foto degli anni 2010 e 2012, queste appaiono, in un primo momento, come tipici paesaggi della pittura tradizionale cinese di epoca Song (960-1279). In realtà le immagini sono costituite da un montaggio digitale: l’autrice, infatti, dopo aver fotografato singolarmente degli intimi femminili li utilizza come elementi primari per assemblarli facendoli apparire come alberi, rocce, acqua e cielo. La composizione finale rimanda a una pittura di paesaggio a pennello e inchiostro.
Nell’immaginario collettivo cinese il paesaggio è uno dei simboli della brama di potere dell’uomo. L’autrice, lavorando con dei capi intimi femminili all’interno di tali composizioni da sempre appartenute a un universo maschile, intende veicolare il messaggio della necessità per le donne di raggiungere l’eguaglianza sociale.

LIU LEI

Nel 2011 termina gli studi presso l'Accademia delle Belle Arti dello Hubei. L’artista è alla continua ricerca di una forma di regressione pittorica per raggiungere l'essenzialità attraverso campiture di colore. I quadri riflettono un’indagine volta allo studio d’interni, privi della presenza dell’uomo. Ciò che si trova nella sua iconografia sono animali decontestualizzati dal proprio ambiente.
MA LIN

Ma Lin nasce a Wuhan nel 1961 e si diploma all'Accademia delle Belle Arti dello Hubei nel 1983. Lavora sul tema dell’identità attraverso la pittura e l’installazione: da una parte pone l’accento sul ritratto (retaggio della sua formazione accademica in Cina) e dall’altra si concentra su forme installative, realizzate soprattutto con residui di ferri e legni provenienti dall’Asia.

LI ZI

Giovane artista cinese, Li Zi termina i suoi studi presso l’Accademia delle Belle arti dell’Hubei nel 2007. La sua pittura è caratterizzata da un’astrazione segnica e cromatica che rimanda a momenti di vita intima e immagini fantastiche: l’astratto e il reale creano qui un linguaggio peculiare dell’autrice. Un’atmosfera tesa e tetra pervade le sue opere, nelle quali gli esseri umani spesso sono assenti. L’idea di mistero e isolamento è resa anche dalle statue antiche o da edifici desolati ricoperti da vegetazione che di rado appaiono nei suoi lavori.

Mi è sempre piaciuto percepire il mistero che permea le grandi foreste del nord Europa, silenziose ed inospitali. Ispirata da fotografie effettuate da me o dai miei amici, ho cominciato ad interpretare il senso del mistero secondo una mia visione, senza rifarmi alla tradizione estetica del mio paese. Cit. Li Zi