Memorie del quotidiano
In mostra un dialogo inedito fra gli artisti Gianluigi Colin e Federico Pietrella con alcune opere scelte di Alighiero Boetti.
Comunicato stampa
L'Associazione Culturale IL FRANTOIO - Capalbio di Maria Concetta Monaci è lieta di presentare la mostra Memorie del quotidiano, a cura di Davide Sarchioni, un dialogo inedito fra gli artisti Gianluigi Colin e Federico Pietrella con alcune opere scelte di Alighiero Boetti.
È questo il terzo atto di un progetto che mira a rintracciare nuovi spunti di riflessione critica creando raffronti episodici e “incontri fortuiti” fra differenti percorsi, esperienze e linguaggi artistici.
Gianluigi Colin (Pordenone 1956) conduce una ricerca sul rapporto fra immagini e parole, sul senso della rappresentazione e sulla stratificazione dello sguardo, ponendo sul medesimo piano memoria e attualità, con richiami sia alla storia dell'arte sia alla cronaca. Egli si serve della carta stampata dei giornali che manipola, accartoccia e sovrappone in complesse stratificazioni per approdare ad interessanti esiti di immagine. I grandi lavori a parete, tratti dalla serie Mitografie del 2011, mettono a confronto i miti di oggi con le grandi mitologie del passato, in particolare Mercurio e il denaro, in immagini precedentemente elaborate e stampate su supporti cartecei, slabbrati come manifesti sovrapposti. Ad essi fa eco l'installazione a pavimento costituita da una serie di spessi “mattoni” di giornali pressati con sopra applicate pagine di quotidiano stropicciate che riportano immagini e parole a formare un “muro” frammentato della memoria.
In questa occasione espositiva Colin presenta anche un nuovo lavoro realizzato nel 2014: si tratta di Interferences, una serie presentata alla Fortezza Borbonica di Civitella del Tronto (TE), costituita da stampe su fogli A4 in cui sono presenti immagini difettate, scaricate direttamente dalle agenzie utilizzate nelle redazioni delle testate giornalistiche e in cui sono riportate la data e l'ora del download. Esse rappresentano “una sorta di sismografia delle distorsioni prodotte dalle trasmissioni istantanee”(U. Palestini). Interferences è anche il titolo del libro, edito da Baskerville Artbooks, che documenta questa ultima esperienza.
Federico Pietrella (Roma 1973), artista italiano, ma berlinese d'adozione, svolge la propria indagine attorno ad un costante interesse per la temporalità, il processo e l’autenticazione. In particolare le opere presenti in mostra sono tele e carte di diverse dimensioni che l'artista ha realizzato utilizzando un timbro datario in sostituzione del pennello. Il dipinto nasce così dalla sovrapposizione delle date che indicano coerentemente il tempo di lavoro sull'opera, dall'inizio alla sua conclusione, così che è possibile rintracciarne le tappe che scandiscono l'intero processo. Pietrella riproduce ritratti, scorci, paesaggi, interni, immagini derivate da fotografie personali o da foto d'archivio attraverso reiterate timbrature che, impresse sul supporto quali elementi costutitivi dell'opera, determinano frammenti temporali e memoriali del vissuto dell'artista. Il tempo è “questa cosa misteriosa da cui deriva tutto: la vita, il lavoro, il proprio essere" (F. Pietrella).
Alighiero Boetti (Torino 1940 - Roma 1994) è stato un importante artista italiano versatile e caleidoscopico, che ha esordito nell'ambito dell'Arte Povera, distaccandosene successivamente, la cui opera ha fortemente influenzato la generazione a lui successiva. I luoghi a lui più cari che hanno segnato il suo lavoro sono stati Roma, città in cui si trasferisce a partire dal 1972, e l'Afghanistan. Anche per Boetti il tempo, il suo scorrere affascinante e ineluttabile, è forse il tema unificante di una grande varietà tipologica e iconografica di opere. Ne sono un esempio i celebri “Arazzi” realizzati su precise indicazioni da ricamatrici afghane, da una gestualità reiterata e meticolosa, per inserire frasi e motti inventati dall'artista. Ma ancor più le carte, ove si trovano immagini di rotocalchi, oggetti da scrivania, sagome di animali, frasi e appunti personali, rappresentano un diretto coinvolgimento dell'artista nel tempo presente e nella cronaca rapportandosi sempre con sensibilità e spiccato acume critico per decifrarne il senso.