Messa a fuoco
Lo sguardo di quattro fotografi per Città della Scienza.
Comunicato stampa
Si chiama “MESSA A FUOCO” la mostra che Antonio Biasiucci, Fabio Donato, Mimmo Jodice e Raffaela Mariniello dedicano a Città della Scienza a due anni dall'incendio che ha devastato il primo museo scientifico interattivo d'Italia riducendolo a un cumulo di macerie. L’esposizione, a cura di Giuliano Sergio e Alessandra Drioli, sarà inaugurata mercoledì 4 marzo alle ore 18 nel Padiglione Marie Curie e resterà aperta al pubblico fino al 31 maggio 2015.
“Nello sguardo dei quattro grandi fotografi protagonisti - come si legge nell'introduzione al catalogo della mostra del Presidente di Città della Scienza Vittorio Silvestrini - si può intravvedere ciò che era ma anche ciò che potrà essere il nuovo Science Centre di Città della Scienza. Lo sguardo dell'artista, infatti, riesce ad andare oltre l’immediato delle macerie e della condizione presente dei luoghi, conquistandone una visione nuova; nello sguardo dell’artista i significati si moltiplicano e l’immaginazione del futuro di qualsiasi futuro diviene possibile".
La scelta di affidare a quattro grandi fotografi napoletani la memoria del rogo nasce nel momento stesso in cui il Museo riprogetta il proprio futuro con un concorso internazionale di architettura per la realizzazione del nuovo Science Centre. Dopo mesi di silenzio e di negazione, gli spazi sono stati ripercorsi dai quattro artisti che, attraverso il loro obbiettivo ne hanno rimesso in moto l'anima apparentemente sopita e interpretato la tragedia, per fermare con lo sguardo la memoria di quanto è accaduto e immaginare il futuro.
Offrire alla città la memoria del rogo che ha cercato di cancellare il suo museo significa, per questi artisti, donare un motivo di rinascita, incarnare la forza di una società che non si arrende.
Ciò che accomuna la loro ricerca è l'esperienza del rogo. Entrare nell’edificio significa penetrare in una piaga, dimenticare il paesaggio, rinunciare ad ogni forma di cronaca.
Il rogo con la sua violenza ha prodotto brani di lamiera contorta, pilastri diroccati, pezzi inservibili pendenti dalle pareti. Sono tutti elementi che Antonio Biasiucci ha fotografato e raccolto in un polittico con cui ricompone i resti, li erge a materia vibrante, li plasma in una nuova potente struttura che nasce dalla catastrofe.
Fabio Donato nella visita al padiglione incendiato elabora una serie che apre con l'ironia amara della prima immagine: all'ingresso del museo un pannello mostra il volto di Einstein che ci incoraggia a non drammatizzare mentre sullo sfondo si delineano le macerie dell'edificio. Segue un trittico cieco di finestre oscurate, poi, finalmente, l'uscita dall'inferno: una porta carbonizzata apre sul golfo.
Il racconto di questa esperienza claustrofobica ha permesso a Mimmo Jodice di costruire una perlustrazione sensibile del perimetro chiuso e ingombro di macerie. Uno sguardo inquieto, mobile, che ripercorre le prospettive del padiglione sventrato: le sue immagini sono la contemplazione di un luogo ferito, l'omaggio a un corpo inerme.
Difronte al padiglione distrutto Raffaela Mariniello si affida al teatro con la sua valenza evocatrice e metafisica. Il monitor squagliato di un ufficio, il luccicare della cenere, i cavi che pendono dal soffitto come stelle filanti creano una dimensione surreale che trasforma le macerie in uno scenario vuoto, sospeso, dove qualcosa può ancora accadere.
Vittorio Silvestrini e Città della Scienza ringraziano i fotografi che hanno offerto il loro lavoro come contributo personale per sostenere la ricostruzione del Science Centre, così come il curatore Giuliano Sergio per la collaborazione alla progettazione della mostra e l’architetto Giovanni Francesco Frascino per la supervisione dell'allestimento e Le Nuvole Teatro Arte e Scienza per il disegno delle luci.