Michele Burato – Fire:Works

Mostra personale.
Comunicato stampa
Giochi di scintille, linee fiammeggianti, guizzi cangianti, stelle filanti multicolore, polveri iridescenti e lampi
di luce… manca solo il frastuono di un’esplosione, e potremmo immaginare di trovarci nel mezzo di uno
spettacolo pirotecnico.
E invece SPARC* - Spazio Arte Contemporanea presenta i “dipinti di fuoco” di Michele Burato, frutto della sua
ricerca artistica in vetro. Una selezione di circa trenta opere (che coprono una produzione di qualche
decennio), che come i fuochi d’artificio, sfavillanti sul riflesso delle acque della laguna, moltiplicano lo stupore
di chi li guarda.
Michele Burato inizia la sua esplorazione del vetro verso la fine degli anni Ottanta. Parte dalla creazione di
composizioni piane, realizzate prima con frammenti di vecchie murrine, poi anche con murrine
autoprodotte, e successivamente fuse a caldo in piastre policrome, grazie all’utilizzo di piccoli forni elettrici.
La canna murrina condizionava però la libertà creativa, imponendo una griglia compositiva schematica e
brusche cesure cromatiche.
Dopo pochi anni, allora, sempre in autonomia nel suo studio, inizia a combinare insieme su di una lastra
monocromatica, usata come una tela, componenti vitree mai usate prima a Murano. Introduce l’uso dello
stucco di vetro, da stendere con la spatola come fosse pittura; una finissima polvere vitrea, della consistenza
del borotalco, che distribuisce sulla lastra attraverso un pennello o piumino da cipria per creare particolari
sfumature, e poi lacerti irregolari, fili e fasce di colore, così da ottenere composizioni astratte, di grande
originalità e libertà espressiva.
Il desiderio di dipingere con il vetro, liberandosi dalle tecniche e dai colori tradizionali di Murano, lo porta a
scoprire il vetro Bullseye. Un vetro americano semilavorato, prodotto in colori totalmente nuovi per la
tradizione muranese, compresa la variante dicroica con effetti cangianti, dovuti ad inclusioni di micro-strati
di ossidi metallici. Burato si pone come un apripista nell’utilizzo di questo nuovo tipo di vetro, tipicamente
usato degli Stati Uniti per la vetrofusione, ma invece da lui lavorato combinandolo con la tecnica del roll-up
e della soffiatura.
Molti dei lavori bidimensionali acquistano così una dimensione scultorea. In alcuni casi sono forme familiari,
volumi eleganti, cromatismi armonici, in altri, agglomerati informi, organici, masse pulsanti di materia e
colore. Nei suoi vetri Burato combina alchemicamente minimalismo formale con colorismo massimalista.
Davanti alle sue opere lo sguardo viene risucchiato nella profondità della materia. Un vortice disorientante
di luccichii, cangianze e cromatismi induce una sorta di sovraeccitazione ottica, che trasforma la solidità
scultorea in una vibrazione mutevole, in una presenza effimera, incantevole e temporanea, proprio come un
fuoco d’artificio.