Michele Guido – Giardino in quattro atti 2001/2021
Per Guido si tratta di un vero e proprio ritorno a casa, alle origini, dopo vent’anni, e l’intero progetto è un invito a entrare nella sua testa, nel suo giardino-laboratorio in cui ciò che era seme è diventato albero e frutto.
Comunicato stampa
Casa degli Artisti di Milano presenta da martedì 8 a domenica 27 marzo 2022 la mostra “Giardino in quattro atti _2001/2021” che l’artista Michele Guido ha pensato appositamente per gli spazi della Casa. Per Guido si tratta di un vero e proprio ritorno a casa, alle origini, dopo vent’anni, e l’intero progetto è un invito a entrare nella sua testa, nel suo giardino-laboratorio in cui ciò che era seme è diventato albero e frutto.
Più che un’antologica è una mostra destinale, piena di stupore per la circolarità della vita e della ricerca artistica. Era già tutto lì, in quei semi, quando nel 2001 Guido ha lavorato per 5 anni nello studio di Hidetoshi Nagasawa, ed è tutto qui alla Casa che di nuovo si raccoglie, per preparare nuovi cicli di crescita.
Ciò che Guido mette in scena, in questo giardino che è un’opera teatrale in quattro atti, ma più in generale in tutto il suo lavoro, è uno sguardo in filigrana, che vede livelli diversi sovrapporsi e sprofondare l’uno nell’altro, essere l’uno per l’altro, in una dimensione circolare di rimandi, una specie di nastro di Moebius senza inizio né fine.
ATTO I
Appena entra, lo spettatore/visitatore è accolto da alcune teche contenti foglie, semi, frutti sezionati e modificati, scansioni di vegetali che fanno parte dell’archivio dell’artista. Intorno alle teche – posizionate su tavole di legno - foto di foglie con il tessuto vegetale modificato da alcuni funghi attraverso il processo del fototropismo.
È il primo atto: la storia della natura che si sovrappone a quella dell’uomo attraverso l’evoluzione, la migrazione delle piante, l’anti specismo, la biodiversità. E nello stesso tempo è la struttura profonda, genetica, del lavoro di Michele Guido, dispiegata nello spazio espositivo.
ATTO II
Una Kentia con le foglie prolungate da fili di seta introduce al secondo atto. La pianta si comporta come una specie di pantografo: prende i punti che vede sulla tavola disegnata e li proietta sul pavimento creando un giardino formato dalle sezioni dello stelo di una pianta tropicale che si chiama Victoria Regia.
A differenza dell’uomo i vegetali sono modulari e sezionando una pianta è come se attivassimo un processo di espansione e di propagazione di spazio-tempo.
Le sezioni che sono disposte a terra provengono da una matrice realizzata nel 2003 all’interno dello studio di Nagasawa. Lo stelo della pianta era stato raccolto nel giardino botanico di Villa Taranto a Verbania.
ATTO III
All’interno del terzo spazio si trovano tre elementi scultorei.
Il primo riprende l’architettura di San Pietro in Montorio del Bramante che si trova ne ‘Lo Sposalizio della Vergine’ di Raffaello. Si vede come una foglia di loto contenuta nell’architettura, attraverso le sue nervature, disegna un giardino sulla cupola che ha lo stesso disegno di quello che la Kentia ha creato nello spazio precedente.
La teca in vetro contiene una galla di quercia adagiata sulla planimetria del primo disegno bramantesco del San Pietro in Montorio che si trova sempre nella stessa opera di Raffaello e comprendeva anche un portico mai realizzato. Una riflessione e un dialogo tra architettura vegetale biodegradabile e architettura minerale eterna.
Il terzo lavoro è creato dalla struttura di una conchiglia che si dilata nello spazio sia in senso orizzontale che in senso verticale. Sull’ultimo livello, vi è una forma cilindrica di materia organica pressata: è il raccolto dell’annata 2020 della vigna del padre di Guido. Quello che l’artista chiama integratore, è la vinaccia, lo scarto della vendemmia, ma anche il materiale nutritivo per il terreno. Esso contiene l’intero processo biologico: seme, pianta, frutto, nutrimento e di nuovo il seme che si trova sempre all’inizio ed alla fine di questo processo.
ATTO IV
L’ultimo spazio è dedicato a un’installazione presentata nel 2001 in una mostra curata da Jole de Sanna all’interno degli spazi della fiera di Milano. È il primo lavoro realizzato da Guido all’interno di Casa degli Artisti.
Si tratta di un letto di sfoglie di farina che assume sempre forme differenti sul quale sono appoggiati dei calchi in cera paraffina di foglie di tabacco, direzionate verso oriente: luogo di provenienza di questa e di molte altre specie vegetali che ci circondano oggi.