Michele Manzini – …fiorì la tragedia
La mostra dell’artista veronese, da anni impegnato sul tema del paesaggio, sarà caratterizzata da una sorta di disseminazione dell’evento espositivo su più piani e livelli interpretativi.
Comunicato stampa
MICHELE MANZINI
“…fiorì la tragedia. E l’inganno divenne sapienza”
a cura di Alfredo Cramerotti
“Possiamo definirla geografia culturale, quando riconosciamo tratti culturali anziche' politici o fisici di un contesto.
Per esempio succede quando la relazione tra artista e pubblico si poggia equamente su ambedue le parti per generare prima conoscenza (che cosa), e poi significato (in che termini). L'abilita' di un artista sta nello spingersi oltre questa dicotomia artista/spettatore, creando uno spazio terzo, una geografia culturale, un tentativo di comunicazione. Non solo tra discipline artistiche o storiche, ma soprattutto tra pratiche 'altre': economia, design industriale, filosofia, agricoltura, legge, urbanistica o quello che e' piu' rilevante in un determinato posto e un dato momento. L'artista mette in relazione sfere di attivita' e conoscenza attraverso un 'set' di discipline – e a ogni passo si interroga sul cosa, come e perche'. O almeno a questo punta.
Ogni evento legato a una geografia culturale fa scattare una nuova sfida per la prossima azione; nuovi formati, nuovi spazi fisici e mentali, nuovi tipi di relazioni, nuovi tempi. L'artista non inventa, semplicemente trasforma le infrastrutture esistenti man mano che il pubblico si apre a queste. Puo' partire dai musei di storia naturale e dai libri di economia e arrivare a YouTube e al Festival di Sanremo. Puo' incorporare autobus, tabelloni pubblicitari e misurazioni scientifiche. L'arte succede dove la conoscenza entra in conflitto con l'immaginazione, ed e' un conflitto sano, produttivo, rilevante.
Il lavoro di un artista e' un centro per studi possibili. Non certi, immaginabili. E percio' fattibili, proprio perche' riusciamo a concepirli.”
Alfredo Cramerotti, 2011
La mostra dell’artista veronese, da anni impegnato sul tema del paesaggio, sarà quindi caratterizzata da una sorta di disseminazione dell’evento espositivo su più piani e livelli interpretativi.
Un approccio curatoriale fatto di slittamenti semantici, smontaggio degli apparati concettuali, anomale scelte espositive, iterazioni, intersezioni, invasioni di campo, talk, produzione di testi che descriveranno traiettorie talvolta divergenti rispetto alla ricerca figurativa dell’artista e al suo solido corpus teorico.