Michele Parisi – In Silenzio
Opere caratterizzate da uno statuto ipotetico, in grado di muoversi su più livelli, che richiamano l’attenzione del fruitore ed esigono la sua interpretazione. Ci si trova davanti a figurazione o astrazione? Pittura o fotografia? Attraverso i 17 lavori in mostra Parisi elude ogni risposta certa e preferisce muoversi in bilico tra le diverse categorie per creare un dialogo silenzioso tra opera e spettatore.
Comunicato stampa
La Galleria d’Arte Il Castello inaugura sabato 17 settembre la mostra In Silenzio, personale dedicata agli ultimi lavori di Michele Parisi.
Opere caratterizzate da uno statuto ipotetico, in grado di muoversi su più livelli, che richiamano l’attenzione del fruitore ed esigono la sua interpretazione. Ci si trova davanti a figurazione o astrazione? Pittura o fotografia? Attraverso i 17 lavori in mostra Parisi elude ogni risposta certa e preferisce muoversi in bilico tra le diverse categorie per creare un dialogo silenzioso tra opera e spettatore.
Nei processi dell’artista l’utilizzo della fotografia è fondamentale. La fotografia artigianale - frutto di un ritorno all’analogico e ai ricettari ottocenteschi - è qui utilizzata, paradossalmente, per creare dipinti astratti. Queste opere presentano infatti sulla loro superficie figure ambigue, dove l’immagine viene offuscata reintegrando una tensione tra il nostro sguardo desideroso di decodificare e l'oggetto che si esplicita solo fino a un certo punto. C'è la volontà di comunicare con poche parole, trovare il molto nel poco di una sottile sfumatura di colore o di un’ombra evanescente. Si tratta di immagini che come corpi in decomposizione si sfaldano nel nulla e perdono gradualmente i loro confini, diventando ombre soffuse dall’aspetto muto ed enigmatico.
Davanti a questi schermi allusivi si ha l’impressione di trovarsi di fronte a testimonianze di un passato ormai concluso, ad una storia che non si riesce a comprendere fino in fondo ma che agisce sull’osservatore con il fascino proprio di ciò che è lontano e offuscato dal tempo. Una bellezza intesa come percezione indefinita di una distanza. Così, in assenza di coordinate precise, l’antico precetto di Leonardo da Vinci può tornare utile anche all’osservatore contemporaneo “Non isprezzare questo mio parere, nel quale ti si ricorda che non ti sia grave il fermarti alcuna volta a vedere nelle macchie de’ muri, o nella cenere del fuoco, o nuvoli o fanghi, od altri simili luoghi, ne’ quali, se ben saranno da te considerati, tu troverai invenzioni mirabilissime” ...