Miki Tallone – La grafia del sentimento

Informazioni Evento

Luogo
CACT - CENTRO D'ARTE CONTEMPORANEA DEL TICINO
Via Tamaro 3, Bellinzona, Switzerland
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

ve-sa-do_14:00-18:00

Vernissage
23/02/2013

ore 17.30

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Miki Tallone
Generi
arte contemporanea, personale

Entrare fisicamente nell’installazione di Miki Tallone significa non solo soggiacere al processo di cannibalizzazione, bensì pone anche l’artista entro i criteri storici della Body Art, isolandola sul bordo tra IO soggettivo e oggettivo, tra essere autrice e nello stesso tempo opera aperta dentro la quale il pubblico transita.

Comunicato stampa

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Non all shit of the kind we remember from Piero Manzoni [inspired by his Artist’s Shit, 1961, Ed.] is actually attributable to an artist. If Mutt R. (a reference to “Mutter”, the German for Mother) back in 1917 had not reflected carefully about the paradoxically historical items he could observe around himself, then he – Marcel Duchamp – would not have launched into such an obstructive discussion about the fluidification of twentieth-century artistic stylemes in relation to the socio-political situation of the day, such as the evaluation of the relationship between thought and its representation, which provided the tools for such a subjectivisation as to justify any kind of attitude or of pose as an artistic element. The complete and utter questioning of art as a product, which decades later became a standard and specious aspect of the avant-garde that permeated and to a certain extent inhibited the entire Short Century, more particularly the second part of the Novecento, also redrew the borders of art criticism. Thus did art break free of the bounds set by the idea of visual representation, becoming a political position and approach and in its turn conspiring against traditional artistic practice. In the process, it became detached from being-what-is-felt, almost freeze-drying art’s own emotional essence, to the point of subverting its aesthetic criteria as a consequence. This was the genesis of a new type of stylisation of inner creativity.

The concept of “art for art’s sake” is now experiencing a marked identity crisis and, although MIKI TALLONE reiterates minimalist idioms concentrated on the grace of the container, her work orbits around inner research, investigating and justifying its contents. Context and de-context, construction and de-construction, in and out, the concept of overturning the relationship between subject and object, fragmentation and de-fragmentation: this Swiss artist walks a tightrope between conceptual art and the conceptualisation of artistic practice.

To get back to the point where this short introduction started and stick to the strictly metabolic field – without neglecting references to performances in the style of body art, in which the historian Lea Vergine in the seventies of the last century went so far as to rule out the cultural dimension within this overturned creative process involving the artist (subject-object) and the work – Miki Tallone summarises and elaborates on these elements in her THE CALLIGRAPHY OF SENTIMENT, to achieve a discursive work developed on the concept of the installation, which expands to occupy all the rooms available in the Centre, while also incorporating a contextual, Situationist and performance facet in the way it involves the public. To enter physically into Miki Tallone’s installation is not only to submit to the process of cannibalisation, but also to place the artist firmly within the historical and critical confines of Body Art, singling her out on the borderline between the subjective and the objective ego, between being the artist and at the same time an open work through which the public can pass.

Relatively conscious that a work of art does not exist merely for its own sake, this Swiss artist (winner of the 2012 Swiss Award) ponders the perverse relationship between the work of art and its enjoyment, in other words that between the artist and her public, reviving the previously-mentioned themes of the artistic and analytical decomposition and reconstruction of concepts linked fundamentally to man, in particular to the artist’s own more intimate and personal facets. To do so, she revives the dialogue between the tradition of representation and a certain concealment of it propounded by Duchamp, using an idiom whose minimalism does not stop its conceptual energy from reaching into the sphere of intimate perception, as a result of a choice of materials as obsessive as it is sensual.

Against the backdrop of a theatrical reversal of roles, THE CALLIGRAPHY OF SENTIMENT redesigns the rising consciousness of the artist’s body through the body of her public, as a part of this highly expressive and symbolic metabolism. A Social Body that accesses and is transformed into the Artistic Body.

LA GRAFIA DEL SENTIMENTO

Miki Tallone

Vernissage__sabato 23 febbraio 2013 dalle 17:30

23 febbraio – 24 marzo 2013 / ve-sa-do_14:00-18:00 / Ingresso gratuito

Non tutta la ‘merda’ di manzoniana memoria [N.d.R. Piero Manzoni, Merda d’artista, 1961] è ‘d’artista’. Se Mutt R. (rimando a Mutter, dal tedesco Madre), nel 1917, non avesse riflettuto attentamente su ciò che di paradossalmente storico egli poté vedere attorno a sé, egli, Marcel Duchamp, non avrebbe aperto un dibattito ingombrante attorno alla fluidificazione degli stilemi artistici del Novecento in relazione alla situazione socio/politica dell’epoca: come la valutazione del rapporto pensiero/rappresentazione, che fornì gli strumenti per una soggettivizzazione tale da giustificare come elemento artistico qualsiasi tipo di atteggiamento e di posa. La totale rimessa in discussione dell’arte come prodotto, divenendo decenni dopo consueto e pretestuoso aspetto dell’avanguardia che ha permeato e in qualche modo inibito tutto il Secolo Breve, in particolare il secondo Novecento, ha pure ridisegnato i confini della critica d’arte. Ecco che l’arte si emancipa quindi dall’idea di rappresentazione visiva, divenendo approccio/posizione politica e cospirando a sua volta contro la pratica artistica tradizionale. Essa si stacca dall’essere-ciò-che-si-sente, quasi liofilizzando l’arte stessa nella sua essenza emozionale fino a sovvertirne conseguentemente i criteri estetici. Un nuovo tipo di stilizzazione della creatività interiore nasce.

Il concetto, secondo il quale ‘l’arte esiste in quanto tale’, sta oggi attraversando una forte crisi d’identità e MIKI TALLONE, pur reiterando linguaggi minimalisti concentrati sulla grazia del contenitore, opera attorno alla ricerca interiore, indagandone e giustificandone i contenuti. Contesto e de-contesto, costruzione e de-costruzione, in/out, concetto di ribaltamento tra oggetto e soggetto, frammentazione/de-frammentazione, l’artista svizzera si colloca in bilico tra arte concettuale e concettualizzazione della pratica artistica.

Per tornare all’incipit di questo scritto breve e rimanere in ambito prettamente metabolico – non senza riferimento alla performance dal taglio bodyartistico, laddove la storica Lea Vergine escludeva, negli anni ’70, perfino la dimensione culturale all’interno di questo processo creativo ribaltato autore (oggetto/soggetto)-opera – Miki Tallone riassume ed elabora, con LA GRAFIA DEL SENTIMENTO, questi elementi per la realizzazione di un lavoro discorsivo a carattere installativo dilatato su tutte le sale del Centro, ma anche contestuale, situazionista e performativo nel coinvolgimento del pubblico. Entrare fisicamente nell’installazione di Miki Tallone significa non solo soggiacere al processo di cannibalizzazione, bensì pone anche l’artista entro i criteri storici della Body Art, isolandola sul bordo tra IO soggettivo e oggettivo, tra essere autrice e nello stesso tempo opera aperta dentro la quale il pubblico transita.

Relativamente consapevole che un lavoro d’arte non esiste solo in quanto tale, l’artista svizzera (Swiss Award 2012) riflette sul perverso rapporto opera-fruizione, come dire artista-pubblico, riprendendo i già citati temi della decomposizione e ricostruzione artistico-analitica di concetti fondamentalmente legati all’uomo, in particolare agli stessi aspetti più intimi e personali dell’artista. Lo fa, quindi, rimettendo in dialogo tradizione della rappresentazione e suo certo occultamento di duchampiana memoria, grazie un linguaggio minimale, ove l’energia concettuale si estende, però, alla sfera della percezione intimista grazie a una scelta maniacale quanto sensuale dei materiali.

Sullo sfondo di un teatro del ribaltamento, LA GRAFIA DEL SENTIMENTO ridisegna la presa di coscienza del corpo dell’artista attraverso il corpo del suo pubblico come parte di questo metabolismo altamente espressivo e simbolico. Un Corpo sociale che accede e si trasforma nel Corpo artistico.

Mario Casanova, 2013 [translation Pete Kercher]