Milo Manara – Così fan tutte. Le metamorfosi d’Amore
Milo Manara e le metamorfosi dell’amore al Museo della Figurina di Modena. La mostra è in collaborazione con il Teatro Comunale Pavarotti- Freni di Modena e COMICON.
Comunicato stampa
Dal 22 novembre 2024 al 12 gennaio 2025 presso il Museo della Figurina si terrà la mostra dedicata a Milo Manara, uno dei più importanti fumettisti italiani, in un grande progetto a cura di Claudio Curcio, presidente di COMICON e dell’omonimo International Pop Culture Festival, e in collaborazione con Fondazione AGO e il Teatro Comunale Pavarotti-Freni di Modena.
Intitolata “Così fan tutte. Le metamorfosi d’Amore”, presenta negli spazi di Palazzo Santa Margherita i bozzetti delle scene e dei costumi disegnati da Manara della famosa opera lirica comica in due atti Così fan tutte, ossia La scuola degli amanti di Wolfgang Amadeus Mozart scritta fra il 1789 e il 1790 e dalla quale l’esposizione trae il titolo.
La passione di Milo Manara (Luson, 1945) per i lavori di Mozart e per il teatro dell’opera in generale è comprovata dai numerosi contributi e collaborazioni che ha svolto nel corso della sua lunga carriera, ormai più che cinquantennale.
Ha realizzato omaggi in occasioni di anteprime alla Scala di Milano, affiche per il San Carlo di Napoli, disegni di scena per gli spettacoli teatrali di David Riondino e Nicola Piovani, senza ovviamente dimenticare le illustrazioni per il portfolio Mozart – Trilogia italiana che celebra le tre immortali opere nate dalla collaborazione del grande musicista salisburghese Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) e del letterato veneto Lorenzo Da Ponte (1749-1838).
Questa passione si riafferma nelle scene realizzate dall’artista per lo spettacolo che si svolge presso il Teatro Comunale Pavarotti-Freni (29 novembre alle ore 20 con replica il 1° dicembre alle 15.30) che presenta il capolavoro mozartiano in un progetto che ha debuttato con successo ad ottobre 2023 a Jesi.
L’allestimento è frutto di una coproduzione italo francese partita dalla Fondazione Pergolesi Spontini e che vede coinvolti i teatri lirici di Pisa, Modena, Rovigo e Metz. La messa in scena firmata da Stefano Vizioli, regista fra i più affermati, fa leva sulla forza drammatica dei personaggi e sulla leggerezza della musica, ambientando la scena in uno spazio senza tempo con costumi settecenteschi e arredi essenziali.
Nelle scene firmate da Manara emergono immagini di ninfe, cupidi e satiri attraverso un sistema bidimensionale di fondali, quinte e pannelli scorrevoli come da tradizione del teatro all’italiana. In mostra i disegni preparatori per i costumi, il sipario e il boccascena che incornicia le azioni dei protagonisti, i delicati fondali e le quinte che nell’insieme restituiscono un immaginario gioioso e spensierato. Sul finire del Settecento, quando l’opera venne composta, dopo gli eccessi manieristici del barocco, si registra una reazione neoclassica, una ripresa e riscoperta del mito. A ben vedere, le illustrazioni di Manara potrebbero benissimo essere degli affreschi presenti in casa delle sorelle Dorabella e Fiordiligi. È infatti lo stesso Manara ad affermare che: “Il mito si addice al Settecento, nell’opera l’Olimpo è citato a più riprese, per Mozart e Da Ponte mutare sembianza è il comune strumento di seduzione di uomini e dei”.
L’allestimento è frutto di una coproduzione italo francese partita dalla Fondazione Pergolesi Spontini e che vede coinvolti i teatri lirici di Pisa, Modena, Rovigo e Metz. La messa in scena firmata da Stefano Vizioli, regista fra i più affermati, fa leva sulla forza drammatica dei personaggi e sulla leggerezza della musica, ambientando la scena in uno spazio senza tempo con costumi settecenteschi e arredi essenziali.
Nelle scene firmate da Manara emergono immagini di ninfe, cupidi e satiri attraverso un sistema bidimensionale di fondali, quinte e pannelli scorrevoli come da tradizione del teatro all’italiana. In mostra i disegni preparatori per i costumi, il sipario e il boccascena che incornicia le azioni dei protagonisti, i delicati fondali e le quinte che nell’insieme restituiscono un immaginario gioioso e spensierato. Sul finire del Settecento, quando l’opera venne composta, dopo gli eccessi manieristici del barocco, si registra una reazione neoclassica, una ripresa e riscoperta del mito. A ben vedere, le illustrazioni di Manara potrebbero benissimo essere degli affreschi presenti in casa delle sorelle Dorabella e Fiordiligi. È infatti lo stesso Manara ad affermare che: “Il mito si addice al Settecento, nell’opera l’Olimpo è citato a più riprese, per Mozart e Da Ponte mutare sembianza è il comune strumento di seduzione di uomini e dei”.