M’immagino d’immenso
In rassegna inattese opere di spirito, che intrecciano giochi di parole e ricreazioni visuali per accendere la sorpresa e regalare nuovi significati agli oggetti più comuni.
Comunicato stampa
La Fondazione Pier Luigi e Natalina Remotti ospita nell'estate 2011 la terza edizione del PREMIO SKIAFFINO, che Camogli
dedica all'arte dell'umorismo intelligente nel ricordo di un suo cittadino illustre. Sotto il titolo M'IMMAGINO D'IMMENSO passano
in rassegna inattese opere di spirito, che intrecciano giochi di parole e ricreazioni visuali per accendere la sorpresa e regalare nuovi
significati agli oggetti più comuni.
Il PREMIO SKIAFFINO, attraverso l'omaggio alla figura dell'autore satirico e disegnatore umoristico Gualtiero Schiaffino
(Camogli 1943-2007), torna a confermare con mostre e incontri il proprio compito di valorizzazione della creatività e del cosiddetto
“pensiero laterale”, in perfetta continuità con le ormai storiche attività di “Skiaffino” animatore di iniziative e rassegne in
questi specifici settori.
La Fondazione Pier Luigi e Natalina Remotti ospiterà per i tre mesi estivi una combinazione inedita di alcune mostre personali
consacrate all'arte dello spiazzamento verbovisivo, in un percorso espositivo di quasi 200 opere tra disegni, fotografie e oggetti. Oltre
al consueto omaggio all'umorismo disegnato e scritto di Skiaffino, verranno esposte opere di noti artisti dello humour grafico come
l'“editorialista” Massimo Bucchi, lo storico vignettista Giorgio Cavallo e il poetico pittore-illustratore Sergio Fedriani. La rassegna
comprende inoltre una ricca scelta dei calembour fotografici di Massimiliano Tappari e una selezione di lavori dei giovani artisti
grafici partecipanti alla prima edizione del concorso nazionale per un calembour visivo, scelti da una giuria composta da
Stefano Bartezzaghi, Massimo Bucchi, Marco Dallari, Walter Fochesato, Ferruccio Giromini, Guido Risicato e Barbara
Schiaffino.
Il PREMIO SKIAFFINO, ideato e curato da Barbara Schiaffino e Ferruccio Giromini, è promosso dalla Città di Camogli e
dalla Provincia di Genova, in collaborazione con Fondazione Pier Luigi e Natalina Remotti, Regione Liguria, STL - Sistema
Turistico Locale “Terre di Portofino”, A.S.C.O.T. Camogli, Pro Loco Camogli, Tribù dei Lettori Roma, rivista Andersen.
Il catalogo della mostra, “M’immagino d’immenso”, edito da Feguagiskia'studios (96 pagine, euro 15,00), comprende interventi
di Stefano Bartezzaghi, Marco Dallari, Walter Fochesato, Ferruccio Giromini, Pier Paolo Rinaldi, Anselmo Roveda.
Qui di seguito, un assaggio dei loro interventi introduttivi.
Dal catalogo “M’immagino d’immenso”:
Giocare con le parole. Giocare con le immagini. Giocare con immagini e parole insieme per dar vita a nuove immagini e pensieri.
E' la sfida che abbiamo lanciato in questo inedito torneo di giochi che è la terza edizione del Premio Skiaffino, gioco e sfida anch'esso
di definire l'indefinibile, di afferrare l'inafferrabile.
Barbara Schiaffino - Per una strada che mena a Camogli...
Non c'è da biasimare i linguisti, se non si inoltrano mai nella jungla dei giochi con le parole. Il loro (dei giochi) carattere frivolo è
solo una scusa. In realtà è una materia davvero intricatissima, dove nessuna teoria è mai riuscita più di tanto a mettere ordine.
Stefano Bartezzaghi - Il volo del calembour
Non dimentichiamo che Gianni Rodari ci ricordava come spesso gli adulti correggano come uno strafalcione, nei bambini, ciò che
invece è ricerca, sperimentazione, invenzione creativa. Il gioco impertinente del calembour aiuta a creare, nella relazione adultobambino
(e naturalmente anche nella relazione fra adulti), un clima in cui l'immaginazione è finalmente considerata non solo un
momento di gioco fine a se stesso ma una qualità importante dell'apprendere, del pensare e del comunicare.
Marco Dallari - Questo non è un calembour
La violazione delle convenzioni linguistiche funziona solo quando di queste si ha padronanza, perché si gioca (almeno) su due fronti,
e perché il gioco nasconde sotto l'apparenza di parole innocenti altre parole che, invece, possono anche essere tabù.
Pier Paolo Rinaldi - Misfatto ho fatto, ma non è difetto
Lavorare a fianco di Gualtiero Schiaffino era divertente e istruttivo; e piuttosto faticoso, anche. Perché divertente, ça va sans dire: era
un umorista, quindi trovava motivi di spasso e di risata ovunque. Perché istruttivo, è presto detto: accanto a qualcuno che esercita
normalmente il “pensiero laterale”, si scopre e si verifica che la prima occhiata non basta, né la prima idea, ma si può sempre andare
oltre, osare di più. Perché faticoso, infine, a questo punto risulta consequenziale: se ogni volta si reinventano le regole, non c'è modo
di adagiarsi su alcun alloro, su alcuna confortevole abitudine, ma si pedala sempre muscolarmente; e non tutti i corridori riescono a
vivere in situazione di fuga continua…
Ferruccio Giromini - Compagni di giocchi
Un centinaio di scatti fotografici raccontano una realtà possibile e bizzarra, tutta letta e interpretata - e quindi rinarrata - sul gioco
linguistico e sull'incanto visivo spiazzante. Veri e propri calembour che sfruttano il pre-sapere di colui che guarda (“questo lo riconosco
come…”) per smentirlo rapidamente, sorridendo, con una possibilità di sapere nuova, prima inimmaginata. Così il dettaglio di
un sasso evoca l'arte di Hokusai o una finestra quadrata e rossa dai cui angoli partono linee rette consente un richiamo a Mondrian.
L'immagine fissata in fotografia e le didascalie flirtano scambiandosi l'occasione per una nuova suggestione oppure si fondono rendendosi
vicendevolmente necessarie.
Anselmo Roveda - Lo sguardo non conforme di Massimiliano Tappari
Quel che di più convince è proprio la volontà ma anche il gusto, il divertimento del mettersi in gioco, dell'azzardare, con piena consapevolezza,
percorsi diversi, ambiti che non sono di certo quelli consueti. Tanto più se pensiamo che gran parte di questi giovani
autori stanno seguendo o hanno da poco seguito percorsi formativi nel campo dell'illustrazione. Piace quindi il coraggio che li ha portati
a confrontarsi con nuove esperienze, a contaminare fertilmente i linguaggi.
Walter Fochesato - Calembour con figure in concorso
Gli autori in mostra:
Gualtiero Schiaffino (Skiaffino)
Nato nel 1943 a Camogli (Genova), interrompe gli studi di giurisprudenza per lavorare in pubblicità.
Nel 1970 crea la strip umoristica Santincielo e vince il concorso indetto dal quotidiano
romano “Paese Sera”. Abbandona così il mondo pubblicitario per dedicarsi al cartooning e, firmando
i suoi lavori umoristici con lo pseudonimo di Skiaffino, comincia a pubblicare dal 1973
su “Undercomics”, “Eureka”, “La Gazzetta di Parma”, “Urania”, “Segretissimo”, “Playboy”. Nel
1975 inventa e realizza per il quotidiano genovese “Il Lavoro” l'inserto settimanale di narrativa d'evasione “La Bancarella”. Per la
casa editrice Dardo pubblica i volumi La presa per il culto (1975) e Lei non sa chi sono Dio (1976); ); per Zanichelli il volume Verba
volant (1990). Dagli anni Novanta porta la rivista “Andersen”, specializzata nella letteratura e nell'illustrazione per l'infanzia, a notevoli
livelli di diffusione. Per sua iniziativa è stata fondata nel 1993 la Federazione Italiana Gioco Ciclotappo. Impegnato anche in
politica, opera come consigliere provinciale e assessore al patrimonio culturale della Provincia di Genova, nonché come consigliere
delegato della società per Genova Capitale Europea della Cultura 2004. Mentre si accinge a inaugurare nella nativa Camogli una
ricca mostra su I Mille volti di Garibaldi, l'eroe dei due mondi nella caricatura di ieri e di oggi, improvvisamente le sue condizioni di
salute si complicano e l'autore si spegne proprio nel giorno di Natale: muore il 25 dicembre 2007.
Massimo Bucchi
Nato nel 1941 a Roma, è laureato in storia dell'arte. In gioventù lavora come cronista di
nera all'“Avanti!” e come grafico in uno studio privato, per diventare in seguito art director
del dipartimento grafico del Gruppo IRI. Nel 1976 passa a lavorare per il quotidiano “La
Repubblica”, dove per alcuni anni dirige il supplemento Satyricon. Sulle pagine dello stesso
quotidiano nella pagina degli editoriali appaiono quasi quotidianamente le sue vignette satiriche,
collage composti da frammenti di immagini, ritagli di fotografie e brevi frasi scritte a
macchina. Ha pubblicato diverse raccolte di vignette: Torna a casa lessico (Mondadori
1987), Storie di pazzi (Mondadori 1991), Partito preso (Mondadori 1993), '900 (ed La
Repubblica 1998), Moriente e uccidente (con Piero Sciotto, Bompiani 1999), La finestra sul
cortile (Minimum Fax 1998), Max Media (Le Mani 2001), Champions tic (Leconte 2006),
Caro Mao perché sei morto (Marsilio 2009). Ha vinto due Premi Forte dei Marmi, per la satira
scritta nel 1986 e per quella disegnata nel 1990, e il Premiolino.
Giorgio Cavallo
Nato a Moncalieri nel 1927 e morto a Torino nel 1994, è stato uno dei maggiori umoristi
italiani del Novecento. Intellettuale con due lauree, nel 1953 lascia il posto fisso in banca
per dedicarsi al disegno umoristico, inventando subito uno stile personalissimo, sorta di
specchio della società civile in cui molti potevano riconoscersi come bersagli. Debutta su
“La Domenica del Corriere” e la sua corrosività si attira ben presto le grazie di Giovannino
Guareschi, che lo invita a pubblicare sul settimanale umoristico “Candido”. Il rotocalco
d'informazione “L'Europeo” dal 1958 al 1973 gli affida la seguitissima rubrica satirica La
settimana vista da Cavallo. La sua notorietà travalica ben presto i confini nazionali ed europei.
Ma nel 1970, al culmine del successo, in preda a una profonda crisi esistenziale decide
di abbandonare l'arte della risata. Ritornerà alla professione nel 1977, collaborando con
“Stampa sera”, “Il collezionista” Bolaffi, “Linus”, “Illustrato Fiat” e il noto inserto del quotidiano
“La Repubblica” Satyricon. Negli anni '80 fonda a Torino, con l'umorista Raffaele
Palma e altri colleghi, il Centro Arti Umoristiche e Satiriche, che divulga il disegno e l'umorismo
per farne strumenti didattico-espressivi di crescita collettiva. Per diversi anni, e fino
al giorno della sua scomparsa, pubblica anche sull'inserto culturale del quotidiano “La
Stampa” Tuttolibri, una propria rubrica di vignette corrosive. La sua eredità è costituita da
oltre diecimila tavole, alcune delle quali esposte in permanenza al Karikatur & Cartoon Museum di Basilea nella sala a lui dedicata,
e in vari musei di tutto il mondo. Tra i suoi libri si ricordano Pronto… chi ride (1959), Si fa per sterzare (1965), 33 frati
e 1/2 (1967), Proposte pro Poste (1973), Cavalli da tiro (1985), Equilibri (1989), Mal costume mezzo gaudio (1992), Uomini e
mobili (1993), L'indignato (1995). Tra i premi assegnatigli, la Palma d'Oro per il disegno umoristico (1959) e per il libro
Proposte pro Poste (1974) al Festival dell'Umorismo di Bordighera e il Premio Satira Politica Forte dei Marmi (1981).
Sergio Fedriani
Nato e vissuto a Genova tra il 1949 e il 2006, con la sua arte delicata e i suoi caratteristici
colori acquerellati ha saputo imporsi come un poetico cantore dell'atmosfera della sua
città e della cultura del mare. Laureato in architettura, dopo gli esordi nel mondo della striscia
disegnata (su “La Bancarella”, “Sgt. Kirk”, “Imagocritica”), si è presto dedicato professionalmente
alla pittura, all'illustrazione e all'incisione. Suoi disegni sono apparsi su diverse
testate nazionali, tra cui “Linus”, “Andersen”, “L'Espresso”, “Il Sole 24 ore”, “Il Secolo
XIX”, “Il Corriere della Sera”, “La Riviera Ligure”, “Medicina e psichiatria”,
“L'informatore farmaceutico”, “Capital”, “ViviMilano”, “Wimbledon”, “Telèma”. Ha realizzato manifesti, libri, cataloghi. Tra
questi, in occasione della sua mostra antologica nel 1998 a Pontremoli per il XLVI Premio Bancarella, Tormena Editore gli ha
dedicato il volume La vita è sogno. Ha poi disegnato scenografie per spettacoli teatrali (di Sergio Tofano e Gianni Rodari) e
cicli di decorazioni per tre motonavi Grimaldi. Ha esposto in numerose mostre personali e collettive in Italia e all'estero. I suoi
disegni sono comparsi regolarmente nelle principali rassegne di grafica umoristica a livello internazionale. Dal 2006, da subito
dopo la sua scomparsa, è attiva l'“Associazione culturale Sergio Fedriani” che si propone di mantenere viva la memoria dell'artista
ligure e di valorizzarne le opere anche attraverso un già celebre concorso annuale per giovani artisti.
Massimiliano Tappari
E' nato a Chivasso (To) nel 1967. Diplomato all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano,
è autore di libri caratterizzati da uno stretto rapporto tra testo e immagine e da un approccio
ludico e sperimentale: Lettere dal bosco (Macchione 2002), Parole chiave (Despina 2003),
Coffee Break (Despina 2006) Oooh! Inventario di fotografia (Corraini, 2008), edito anche in
Francia, e Gli occhi degli alberi con Chicca Gagliardo (Ponte alle Grazie, 2010). Lavora da
anni a progetti destinati allo sviluppo della creatività di bambini e adulti. Nel 2008 la mostra
“Spunto di vista”, dedicata al suo lavoro di fotografo, scrittore e illustratore, è stata ospitata
per tre mesi nella Casina di Raffaello di Villa Borghese a Roma.
I vincitori e i finalisti del concorso “M’immagino d’immenso” per un calembour visivo
1° premio (euro 1.000,00) - Daniele Vittadello di Rovellasca (CO) con l’opera “3D”; 2° premio (euro 600,00) - Amalia Satizàbal Posada
di Firenze con l’opera “Mano d’opera”; 3° premio (euro 400,00) - Valentina Marra di Sori (GE) con l’opera “Cancello”; menzioni d’onore
a: Elena Del Vento di Macerata, Arianna Operamolla di Acquaviva delle Fonti (BA), Federico Salemi di Torino. Finalisti: Andrea
Alemanno, Eleonora Barbassi, Giulia Boschetto, Luca Carnevali, Maria Cesaro, Alfonsina Ciculi, Cinzia Donvito, Luisa Faletti, Emanuel
Frau, Giacomo Garelli, Lisa Gelli, Luigia Giovannangelo, Francesco Giustozzi, Valerio Immordino, Marco Lafirenza, Sonia Ligorio,
Maddalena Mantilacci, Isabella Mazzanti, Sara Oddi, Mattia Porta Scarta, Silvia Riboldi, Elisa Victoria Schettino, Giacomo Sorrentino.