#MinimoComuneCreativo
#MinimoComuneCreativo è un hashtag ma è anche il titolo di un progetto “rinnovato” e reso attuale, sviluppato attraverso la comunicazione digitale, necessaria alla divulgazione in questo particolare momento.
Comunicato stampa
#MinimoComuneCreativo è un hashtag ma è anche il titolo di un progetto “rinnovato” e reso attuale, sviluppato attraverso la comunicazione digitale, necessaria alla divulgazione in questo particolare momento.
Il Museo MMMAC nasce nel 1993 a Paestum, ereditando l’esperienza della galleria Taide di Salerno, con l’intento di raccogliere e dare rilievo al “materiale minimo”. Nella collezione si trovano artisti come Rosenquist, Warhol, Basquiat, Schifano, Matta, Cane, Rama, Paladino, Tadini, Dorfles.
Ed è proprio Gillo Dorfles a definire i “materiali minimi” con queste parole: “Proprio oggi, forse, quando sembra che tutto congiuri a favore della ragione, l’artista cerca qualche volta di sfuggirle. Forse, proprio un minimo quoziente di irrazionalità e di indeterminatezza potrà ancora costituire il germe per le creazioni future; prima che le paratie stagne della lucidità, dell’assolutezza, abbiano spento anche gli ultimi echi di quelle che furono le voci del desiderio, dell’ironia, o dell’angoscia. Per queste ragioni il materiale minimo - ossia lo schizzo, l’abbozzo, il non-finito, l’embrionale, il magmatico - può diventare la vera matrice di qualcosa di più - e forse di meglio - dell’Opus Magnum: il Poema, la Statua, il Romanzo, la Sinfonia. Tutte le scorie che lo scrittore strappa al suo poema, o al suo racconto; tutti i minuti arabeschi che il pittore cancella con le sovrapposte stesure del colore; tutti i ripensamenti poetici, musica- li, pittorici, che rimangono lettera morta destinata al cestino dell’immondizie, sono invece spesso le uniche germinali intuizioni da cui può prendere l’avvio l’opera autentica. E’, allora, in questo intervallo tra il momento ancora miocinetico del gesto e quello ponderato della costruzione che si cela - non sempre ma spesso - l’unica traccia di quel tempuscolo o corpuscolo di nuovo, di genuino, di autentico, di cui noi stessi non c’eravamo accorti, ma che costituisce l’unica autentica base d’ogni nostra successiva creazione”.
Oggi che una brusca frenata ha interrotto progetti, ha limitato la nostra libertà, confinandoci in casa, è confortante sapere che la creatività non si ferma. Il Museo MMMAC aveva in programma una mostra di Gillo Dorfles a Paestum e in attesa di poter realizzare questo evento speciale dedicato ad uno dei più grandi intellettuali del Novecento, ha invitato un gruppo di artisti, architetti, illustratori, designers, registi e musicisti alla realizzazione di una raccolta “virtuale” di bozzetti, spunti, appunti e ghirigori, coinvolgendo tutti nel Minimo Comune Creativo.
Il primo ad aderire è stato Mimmo Paladino, artista legato al museo MMMAC con l’opera, ormai nota a molti, “Il Cavallo di Sabbia” che recentemente è stata installata tra i Templi diventando l’icona contemporanea di Paestum. Paladino ha colto immediatamente il senso e ha inviato la foto di un taccuino aperto su un tavolo da lavoro, sul foglio delle croci nere e una macchia rossa, ed ecco una sua “Divagazione”.
Arnaldo Pomodoro ha inviato il disegno preparatorio dell’opera “The Pietrarubbia Group”, 1975-76, lavoro centrale di tutta l’opera dell’artista: il titolo fa riferimento a un piccolo borgo sull’Appennino tra l’Emilia e il Montefeltro, sua terra di origine. E’ un’opera in progress composta inizialmente di tre elementi (quelli del disegno), cui si sono successivamente aggiunti due pannelli “La quotidianità” e solo nel 2015 completata con gli ultimi due elementi intitolati “Gli assoluti”, uno dedicato al dolore e l’altro alla speranza.
Pablo Echaurren ha partecipato con un’opera dal gesto irriverente, modificando il volto di George Washington sul dollaro con baffetti e pizzetto e timbrando con decisione il messaggio “Make Art not Money”.
Edoardo Tresoldi ha condiviso il bellissimo bozzetto “Tree temple” che raffigura l’idea della serie “Archetipo” realizzata ad Abu Dhabi nel 2017. In questo caso il senso di “materiale minimo” è molto evidente. Riconosciamo il tratto, la mano dell’artista e in essa la prima visione di quella che sarebbe diventata poi un’imponente installazione.
E inoltre Isaac Cordal, Riccardo Dalisi, Bruno Brindisi, Petra Noordkamp, Archivio Carol Rama, Tomaso Binga, Salvatore Licitra, Mario Martone, Philippe Starck e l’Atelier Mendini. Opere che man mano saranno svelate attraverso una campagna di comunicazione digitale per stimolare l’interazione e incuriosire un pubblico trasversale.
Il risultato finale sarà la pubblicazione numero zero della storica rivista Taide - Materiali Minimi, che negli anni ’80 ebbe un’influenza notevole nel panorama artistico italiano, edizione 2020.
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