Minou Amirsoleimani – L’acqua nell’anfora e noi a girovagare assetati
Per questa esposizione Minou Amirsoleimani presenta un’opera rigorosa e di grande incanto, a suggerire la fragilità dell’esistenza e la difficoltà di confrontarsi con la quotidianità, aggiungendo un altro tassello all’analisi dello spazio in relazione alle forme in esso contenute, che dagli anni ’90 le ha offerto molti importati spunti di riflessione.
Comunicato stampa
Martedì 7 giugno 2011, alle ore 18,00 a Roma, presso lo Studio Arte Fuori Centro, via Ercole Bombelli 22, si inaugura la personale Minou Amirsoleimani. L’acqua nell’anfora e noi a girovagare assetati, curata da Loredana Rea.
L’esposizione rimarrà aperta fino al 24 giugno, secondo il seguente orario: dal martedì al venerdì dalle 17,00 alle 20,00.
La mostra, è l’ultimo appuntamento di Dissonanze transitorie, ciclo tematico di approfondimento, ideato dal critico Loredana Rea con l’intento di riflettere sul bisogno di contaminazione, che sembra caratterizzare in maniera assolutamente determinante la ricerca contemporanea, intesa non solo come volontà di uscire da canoni espressivi e tecnici considerati tradizionali per raggiungere una maggiore libertà di azione, ma anche come necessità di focalizzare l’attenzione su dettagli che altrimenti sfuggirebbero, per tracciare i confini di un territorio ampio in cui prospettive differenti trovano sempre nuove declinazioni.
Nel periodo compreso tra febbraio e giugno sei artisti – Giuliano Mammoli, Elena Nonnis, Elettra Cipriani, Anna Maria Fardelli, Elisabetta Diamanti e Minou Amirsoleimani – diversi per formazione e scelte operative, si confrontano per evidenziare l’importanza di una pratica di continuo e ricercato sconfinamento, strettamente connessa alle molteplici e talvolta transitorie dissonanze di metodo, di progetto, di strumenti e di idee. Quello proposto è dunque un percorso assolutamente permeabile in cui gli artisti invitati presentano le loro opere come i segni inequivocabili della complessa articolazione di un mosaico linguistico capace di creare interessanti commistioni, raffinate decontestualizzazioni e seducenti alterazioni, con l’obiettivo di rendere manifesta la complessità di questo nostro tempo.
Per questa esposizione Minou Amirsoleimani presenta un’opera rigorosa e di grande incanto, a suggerire la fragilità dell’esistenza e la difficoltà di confrontarsi con la quotidianità, aggiungendo un altro tassello all’analisi dello spazio in relazione alle forme in esso contenute, che dagli anni ’90 le ha offerto molti importati spunti di riflessione. Un lungo rotolo, intessuto di versi in lingua farsi, si dispiega nello spazio della galleria, scandendo il ritmo solenne di un’antica ritualità, legata alla cultura persiana. Le ciotole segni inequivocabili di una simbolica offerta custodiscono, come suggeriscono i versi scelti nel titolo, il bene più prezioso per la continuità della vita, l’acqua intesa come inizio di tutte le cose. Interamente realizzata in carta, che l’artista stessa crea, mescolando alla polpa di cellulosa pigmenti naturali, e poi modella, l’istallazione delinea con innegabile sapienza evocativa il percorso di una ricerca difficile eppure ineludibile: rintracciare nei segni di un quotidiano spesso apparentemente banale le motivazioni di un sentire profondo, per provare a dare un significato a ciò che in apparenza non ha significato.