Mirella Bentivoglio – L’altra faccia della luna
Prima retrospettiva dedicata a Mirella Bentivoglio (Klagenfurt 1922 – Roma 2017) da un’istituzione museale in Sardegna.
Comunicato stampa
La mostra “L’altra faccia della luna”, organizzata dalla Fondazione Stazione dell'Arte, in collaborazione con l'Archivio Mirella Bentivoglio di Roma e con il sostegno del Comune di Ulassai, della Regione Autonoma della Sardegna e della Fondazione di Sardegna, rappresenta la prima retrospettiva dedicata a Mirella Bentivoglio (Klagenfurt 1922 - Roma 2017) da un'istituzione museale in Sardegna e sarà inaugurata sabato 25 settembre, alle ore 18:00, nei suggestivi spazi dell'ex rimessa del treno.
«Dopo il successo riscosso dalla mostra di Stefano Boeri, siamo felici di questa nuova e importante occasione che arriva alle soglie del centenario della nascita di Mirella Bentivoglio – dichiara Gian Luigi Serra, Sindaco di Ulassai e Presidente della Fondazione Stazione dell'Arte. – Grazie alla collaborazione con l'Archivio a lei dedicato siamo in grado di offrire un altro importante evento espositivo a Ulassai, che richiamerà molti appassionati e turisti e che consentirà di mettere in luce e valorizzare un’altra straordinaria donna e artista, amica e collega di Maria Lai».
Curata da Davide Mariani, direttore della Stazione dell’Arte e da Paolo Cortese, curatore dell’Archivio Mirella Bentivoglio, la rassegna mette in luce la complessità e la profondità della sua poetica, attraverso l'esposizione di oltre cinquanta opere, foto, video e bozzetti che permettono di apprezzare i momenti più rilevanti della sua carriera artistica e curatoriale, stimolando riflessioni e dialoghi su argomenti oggi più che mai attuali.
Dalla poesia concreta alla poesia visiva.
La mostra ripercorre le tappe che hanno scandito l’itinerario artistico e biografico di Mirella Bentivoglio, a partire dalle sperimentazioni portate avanti tra gli anni Sessanta e Settanta, in cui l'artista si muove dapprima nell'ambito della “poesia concreta”, in cui il senso è veicolato dalla forma della composizione di lettere e parole, come documentano i lavori Storia del monumento (realizzato con Annalisa Alloatti nel 1968), Icona nera (1968-71), Successo (1969) e Gabbia HO (1970) e poi in quello della “poesia visiva”, caratterizzato dall'introduzione di slogan ed elementi della cultura pop, come il celeberrimo Ti amo (1970).
In diversi lavori di questi stessi anni l'artista indaga molteplici aspetti della società in cui opera, come il consumismo, a cui rivolge una critica diretta e sferzante, che si può rinvenire in opere quali Il consumatore consumato (1974) o Il cuore della consumatrice ubbidiente (1975), un’acutissima interpretazione del logo della coca cola. «Notai che mettere specularmente le due ‘c’ unendole a formare un cuore – ed erano già pronte per la loro stessa forma a formare un cuore (io non ho cambiato nulla) –, l’ ‘oca’ veniva fuori da sé» afferma Bentivoglio in una delle sue ultime interviste in cui identifica nella “donna-oca” la principale alleata del consumismo.
I segni del femminile.
Tra le numerose questioni trattate dall'artista, quelle di genere rivestono certamente un ruolo di primo piano, come testimoniano diverse opere in mostra, tra cui DIVA/NO (1971), Lapide alla casalinga (1974), La cancellata (1977-98) o Favola come utopia (Lapide a cenerentola, 1993). In queste opere Bentivoglio intende affermare la possibilità, non scontata, di emancipazione della figura femminile, in quanto, come lei stessa ricorda: «c’era una abitudine a considerare la donna presente nel fenomeno estetico solo come casalinga; la scienziata veniva presa in considerazione, non l’artista».
«Se nell’immaginario collettivo la donna era quella che tesseva e accudiva la famiglia, una sorta di angelo del focolare, per Bentivoglio – sostiene Davide Mariani – questa concezione andava ribaltata, attraverso la rivendicazione di un nuovo ruolo nella società.»
Emblematica, a tal proposito, è la scritta riportata nella raffigurazione di una t-shirt nell'opera Correzione (promozione linguistica del cucito, 1988) in cui si legge “niente/abbiate paura, sono una donna”.
L'altra faccia della luna.
La mostra permette inoltre di addentrarsi nell'universo creativo, ancora oggi troppo poco esplorato, di numerose altre artiste, attraverso foto e materiali d'archivio, che, proprio da Bentivoglio, sono state incluse in rassegne ed esposizioni da lei curate, con l'intento di mettere in evidenza un comune denominatore nelle pratiche verbo-visive.
«Indubbiamente l’esperienza più eclatante e nota dell’attività curatoriale di Bentivoglio, che ha letteralmente fatto la storia della poesia visiva in generale e di quella al femminile in particolare, è la mostra “Materializzazione del linguaggio”, tenutasi a Venezia nel 1978, in occasione della Biennale d’arte, in cui sono state riunite ottanta artiste impegnate a dare forma alle espressioni tra “linguaggio e immagine” e tra “linguaggio e oggetto”», dichiara Paolo Cortese.
Tra queste anche Maria Lai, che vi prende parte con i primi libri cuciti e con un'opera frutto della collaborazione con la stessa Bentivoglio, il Libro-Alfa (1978), un elenco telefonico rivestito da una copertina di pane.
«È proprio da quell’esperienza che trae ispirazione la mostra “L’altra faccia della luna” – conclude Mariani – il cui il titolo è preso in prestito da un libro d'artista realizzato da Bentivoglio nel 2013 per edizioni Eos, all'interno del quale da una parte trasferisce l'immagine della superficie lunare su quella della Terra e dall'altra riporta una poesia inedita del 1978. I versi raccontano di un satellite donna-luna, descritto inizialmente come un corpo che ubbidientemente gira intorno al pianeta prima di annunciare, con toni di ribellione, un profetico ‘stiamo felicemente nascendo’».