Mirko Baricchi – la natura ama nascondersi

Informazioni Evento

Luogo
FEDERICO RUI - ARTE CONTEMPORANEA
via Turati 38, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal martedi al venerdi dalle 15.00 alle 19.00 e su appuntamento.

Vernissage
22/03/2022
Artisti
Mirko Baricchi
Curatori
Domenico de Chirico
Generi
arte contemporanea, personale

Mostra personale.

Comunicato stampa

Martedi 22 marzo si inaugura la personale di Mirko Baricchi La natura ama nascondersi, in cui vengono presentati undici lavori recenti. La mostra sarà visitabile fino al 29 aprile 2022, dal martedi al venerdi dalle 15.00 alle 19.00 e su appuntamento.

“La natura ama nascondersi” è un aforisma di Eraclito che indica quanto la natura sia incorporea e non accessibile ai sensi. L'opposizione tra visibile e invisibile accompagna non solo il dibattito filosofico ma anche quello artistico, contrapponendo la rappresentazione del reale alla ricerca della forma. Spinoza definiva la natura in un duplice senso: “natura naturans”, la natura che possiede il tutto in sé, immanente e divina, e “natura naturata”, cioè quello che la natura genera da sé, dinamica e compiuta. Plutarco racconta che nel tempio dedicato a Iside via sia una statua coperta da un velo nero, sulla cui base è iscritta la frase “io sono ciò che fu, ciò che è e ciò che sarà, e nessun mortale ha mai sollevato il mio velo”. Tutti i grandi del pensiero si sono confrontati con l'aspirazione a sollevare il velo di Iside, nella ricerca di trovare l'essenza delle cose e l'origine delle stesse.
Così nella pratica artistica di Baricchi il patrimonio iconografico diventa paesaggio inconscio e aniconico, senza accenno alla figurazione, che “scompare impalpabile dai nostri occhi come un sogno notturno dopo il risveglio”. La ricerca si è evoluta verso una pittura libera, fluida, caratterizzata dalla presenza di elementi reiterati e contraddistinta da una grande attenzione alla processo esecutivo. Gerhard Richter affermava che “i quadri che possiamo interpretare e che contengono un significato sono cattivi esempi di opere d'arte. Il quadro di per sé è confusione, assurdità, incongruenza. Ci priva delle nostre certezze perché priva ogni cosa di qualsiasi nome o significato. Ci rivela invece l'universalità e la pluralità di significati che impedisce di formulare un singolo giudizio e un solo parere”.
L’interesse di Baricchi si è così spostato dal soggetto rappresentato nell’opera alla pittura in sé come linguaggio, alla ricerca di una superficie autosufficiente, in cui le tensioni visive siano bilanciate dall’equilibrio delle parti in campo, a partire dalle più semplici unità di senso.
La pratica quotidiana della pittura è un bisogno incessante che trova proprio nel processo esecutivo la sua ragione. “Non ho bisogno che della pittura, non so definirmi altro che come pittore di forma. Credo che dalla forma venga la pittura e non il contrario”, affermava in un'intervista rilasciata a Marco Vallora nel 2008. La fisicità del lavoro sulla tela, caratterizzato da una processualità rapida e incessante fatta di stesure ed asportazioni del colore sulla superficie, nella continua contraddizione del fare/cancellare assurge ad una funzione esplorativa. Dove la rappresentazione del reale lascia il posto alla ricerca dell'essenza nascosta della natura.

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Mirko Baricchi è nato a La Spezia nel 1970. Dopo il diploma si trasferisce in Messico dove lavora come illustratore per una nota agenzia di comunicazione americana senza abbandonare la sua passione per la pittura. In una delle sue numerose visite ai Musei messicani viene folgorato dall'artista Rufino Tamayo. Partecipa ad una collettiva al Museo Siqueros, ricevendo riscontri positivi da parte della critica. Dopo oltre due anni torna in Italia, trasferendosi a Milano, dove lavora nel campo della pubblicità e dell'editoria. In questo periodo matura la decisione di dedicarsi esclusivamente alla pittura. Tra le mostre più recenti si ricordano la personale “Oltre” da Cardelli & Fontana, galleria con la quale lavora dal 1998, “Selva” alla Galerie Molin Corvo di Parigi e, nel 2017, “Derive” al CAMEC - Centro Arte Moderna di La Spezia, con la curatela di Daniele Capra.