Miró – Le lézard aux plumes d’or
Nella terra di Giacomo Leopardi, la fusione tra immagine e testo poetico è compiuta nella serie di litografie “Le lezard aux plumes d’or” del grande artista catalano.
Comunicato stampa
“I poeti che Masson mi ha presentato mi interessavano molto più dei pittori che ho incontrato a Parigi. Ero impressionato dalle idee che esprimevano, in particolare delle loro discussioni sulla poesia”
Joan Miró
L’attività di illustratore ha sempre rappresentato un momento fondamentale nel percorso artistico di Joan Miró, facendone un protagonista assoluto della storia del libro d’artista. La città di Recanati ospita dal 15 luglio al 1 ottobre l’originale mostra “Miró. Le lézard aux plumes d’or” presso Villa Colloredo Mels. La serie di litografie a colori “Le lezard aux plumes d’or”, realizzata nel 1971, rappresenta la fusione compiuta tra immagine e testo poetico dal grande artista catalano, in una equilibrata coesistenza di grafismo e immagini. Nella terra di Giacomo Leopardi, la poesia surrealista diventa immagine e l’immagine è testo poetico: questa mostra è un’occasione unica per scoprire e ammirare un particolare aspetto del meraviglioso mondo di Miró.
La stimolante mostra, promossa dal Comune di Recanati e organizzata dalla società Sistema Museo, è il primo evento del nuovo progetto Infinito Recanati, che fa leva sulla sua forte identità legata all’arte, alla poesia e alla musica della città. Infinito Recanati ha previsto la creazione di un circuito uniforme tra le risorse culturali, museali e turistiche per promuovere non la singola realtà museale o collezione ma il patrimonio culturale nel suo complesso, come unico museo diffuso da percorrere e scoprire.
In occasione della mostra saranno realizzate proposte didattiche per le famiglie ed eventi collaterali, per esplorare in modo speciale l’opera grafica di Mirò.
Curioso sperimentatore di tecniche e materiali, Miró approfondisce l’estrema poeticità della sua arte a stretto contatto con la parola. La prestigiosa esposizione accompagna il visitatore alla scoperta dell’alternanza armoniosa di versi e immagini vibranti di colori, per sorprendersi di inattese visioni e libertà espressiva. Un viaggio dai segni alla parola, dal colore alla rappresentazione. Scrisse Miró: “Niente semplificazioni né astrazioni. In questo momento io non mi interesso che alla calligrafia di un albero o di un tetto”.
“Le lézard aux plumes d'or”
Nel corso della sua lunga vita Miró strinse amicizia con i maggiori poeti del Novecento e lavorò all’illustrazione dei loro versi; in alcuni casi si occupò di veri e propri classici della storia della letteratura. Per questa sua straordinaria produzione, nel 1954 la giuria della Biennale di Venezia gli conferì il “Gran Premio internazionale per la Grafica”. Nel 1971 prese forma la coinvolgente avventura editoriale “Le lézard aux plumes d'or”.
La genesi del libro fu piuttosto travagliata. Già nel 1967, Miró aveva realizzato diciotto litografie a colori che illustravano il poemetto per conto dell’editore Louis Broder. Ma le stampe risultarono lacunose nella resa dei colori a causa, pare, di un difetto nella fabbricazione della carta e l’intera tiratura fu distrutta. Poiché nel frattempo le matrici erano state annullate non fu possibile ristamparle e Miró dovette attendere alla realizzazione di nuove lastre, che furono stampate da Mourlot e pubblicate, sempre da Broder, solo nel 1971.
Le quindici nuove litografie, insieme alle ventitre che riproducono il poemetto chirografato di Miró, diventano il luogo dove la scrittura-segno si determina e si trasfigura, in tutta la sua concretezza lineare, nell’immagine-segno. Nelle tavole di “Le lézard aux plumes d'or” immagine e parola hanno origine dall’impulso indistinto e si compenetrano fino a diventare un’unica trasmissione dell’energia intima, l’impronta permanente dell’esistenza. Se l’immagine-segno svela gli aspetti più profondi della vita, mettendo a nudo inquietudine primordiale e quiete ancestrale, la scrittura-segno è la trascrizione diretta di quel dinamismo interno che chiamiamo poesia. È evidente che ci troviamo in un contesto fiabesco. Perché Miró fu sempre un “pittore di favole” ed è palese la sua propensione ad un tipo di poesia che, pur mettendo in luce echi degli automatismi surrealisti e affinità col nonsense dadaista, si fa testimone di relazioni animistiche e magiche tra uomo e natura, di un mondo in cui gli animali -ma anche le cose inanimate- aiutano il mondo a rinascere: “perciò il suo genere è la favola, che si richiama e rivolge pur sempre ad una infanzia, all’eterna condizione di infanzia dell’uomo” (G. C. Argan).
Se qualcuno, accostandosi a “Le lézard aux plumes d'or” con qualcosa di più della semplice curiosità, non si lascerà sulle prime disorientare dalla baraonda cromatica di alcune pagine in cui le immagini zampillano con una profusione che non conosce limiti, né scoraggiare dal costante insistere su soluzioni e caratteri stilistici apparentemente ripetitivi, incontrerà l’assoluta mancanza di retorica che permea l’intero libro.
Qui tutto è profondo e giocoso, brillante e disinvolto, così come è suggestivo e inafferrabile quell’alone di segreto che si dipana dall’immagine-segno di Miró.
Sebastiano Guerrera, dal testo critico del catalogo