Moataz Nasr – The Barzakh / Lo spazio liminale
L’intensità del luogo ha generato un nuovo ciclo di opere collegate al pensiero illuminato di Federico II di Svevia che lo fece costruire nel XII secolo e alle teorie del filosofo e mistico arabo Ibn Arabi, coevo dell’imperatore.
Comunicato stampa
Castel del Monte rappresenta non soltanto un esempio di grande architettura del passato, ma piuttosto per la sua singolarità sembra poter sempre più diventare il teatro espositivo d’incontro tra diverse culture, afferma Achille Bonito Oliva.
E’ in quest’ottica che il Polo Museale della Puglia diretto da Mariastella Margozzi, in collaborazione con il concessionario Nova Apulia e la direzione di progetto di Anna Fresa e Paola Marino, ha realizzato nel castello diretto da Elena Silvana Saponaro la mostra dell’artista egiziano invitato a confrontarsi con il più importante castello federiciano.
L’intensità del luogo ha generato un nuovo ciclo di opere collegate al pensiero illuminato di Federico II di Svevia che lo fece costruire nel XII secolo e alle teorie del filosofo e mistico arabo Ibn Arabi, coevo dell’imperatore.
Nell’unicità architettonica del castello, Moataz Nasr (Alessandria, 1961) ha trovato le connessioni con la sua cultura orientale. Lo studio della figura dello “stupor mundi” ha portato l’artista a immaginare Castel del Monte come il luogo in cui Federico II accoglieva i suoi ospiti per dialogare e rilassarsi nella maniera araba dell’hammam, spazio di purificazione e passaggio verso l’elevazione spirituale. Nel mezzo di queste due fasi, secondo la cultura sufi, c’è l’attraversamento dello “spazio liminale” che dà titolo alla mostra.
Lo spazio liminale, dalla radice latina limen = soglia, è infatti il concetto che indica l’attraversamento di uno spazio di transizione che genera trasformazione, metamorfosi sino a una nuova coscienza e identità. Nell’articolazione degli spazi architettonici del castello l’artista ha individuato le geometrie che hanno dato vita a quattro grandi sculture dal titolo “Lo spazio liminale”. Legno naturale, lacca e intarsi di madreperla partecipano alla costruzione di volumi che a seconda del punto di osservazione diventano tridimensionali, bidimensionali sino a profondi vuoti che sembrano trasportarci in un’altra dimensione.
Realtà e illusione, ma anche geopolitica e antropologia con un’attenzione alle emergenze della società contemporanea s’intrecciano nel lavoro di Moataz Nasr. L’opera “Minaret” collocata nell’atrio ottagonale del castello ha la forma di una capanna, luogo ancestrale di accoglienza che rimanda all’attualità dei flussi migratori. Ha la forma di un minareto fatto di assi di legno riciclate e sulla sua sommità sostituisce la tipica mezzaluna araba con la parola “Amore” scritta in vetro soffiato.
Tra le maestose torri esterne è collocato “Maze”, un percorso di prato realizzato sulla geometria di parole dell’antico carattere cufico che porta al suo interno un messaggio di estrema attualità: “No religione in politica e politica in religione”.
Moataz Nasr, artista di fama internazionale, nel suo lavoro multimediale e interdisciplinare e lo sconfinamento dei linguaggi realizza un felice corto circuito tra culture e civiltà. L’intera mostra è un percorso iniziatico che dall’esterno porta all’interno, in un rapporto di scala con l’architettura e la storia, la natura e la memoria che celebra la coesistenza delle differenze.
Le attività espositive e didattiche rientrano nell’ambito del Progetto “Il Grande Racconto” a cura di Nova Apulia e all’avviso pubblico della Regione Puglia relativo alle attività Culturali di cui il Polo Museale è partner.