Modena e i suoi fotografi
Seconda tappa del viaggio per immagini intrapreso da Fondazione Fotografia Modena per ricordare le più importanti pagine della storia locale della fotografia, la mostra presenta alcuni degli artisti che, dal secondo Dopoguerra in poi, hanno portato Modena ad essere un punto di riferimento imprescindibile per la fotografia d’autore in Italia.
Comunicato stampa
Modena – Si inaugura il 12 aprile 2014, negli spazi espositivi del Foro Boario di Modena, Modena e i suoi fotografi. Dal dopoguerra agli anni novanta.
Seconda tappa del viaggio per immagini intrapreso da Fondazione Fotografia Modena per ricordare le più importanti pagine della storia locale della fotografia, la mostra presenta alcuni degli artisti che, dal secondo Dopoguerra in poi, hanno portato Modena ad essere un punto di riferimento imprescindibile per la fotografia d’autore in Italia.
Promossa da Fondazione Fotografia Modena e Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, con il sostegno di UniCredit - da sempre impegnato in favore dell’arte e delle iniziative culturali dei territori in cui è presente - la mostra è a cura di Stefano Bulgarelli e Chiara Dall’Olio.
In un percorso di oltre ottanta opere, l’esposizione ripercorre la vicenda di ventidue fotografi e la vita culturale cittadina, inizialmente animata dalla Sala di Cultura e poi dalla Galleria Civica di Modena, che dedicarono ampio spazio alla presentazione della fotografia quale mezzo espressivo.
Il percorso della mostra e del catalogo parte da Gualberto Davolio Marani, Renzo Cambi, Giovanni Tosi, Gastone Lancellotti, fotoamatori legati al Circolo Fotografico Modenese, che furono i punti di riferimento iniziali di una generazione di giovani che si è affacciata alla fotografia negli anni Cinquanta e ha poi trovato a partire dagli anni Sessanta e - in maniera più dirompente negli anni Settanta - linguaggi espressivi autonomi.
Sono Franco Vaccari, Franco Fontana, Cesare Leonardi, Beppe Zagaglia: autori che si trovano ad esporre insieme a Modena nel periodo in cui Oscar Goldoni, illuminato curatore di uno dei primi spazi pubblici dedicati alla fotografia, la Saletta della Cultura, si avvaleva della collaborazione di un giovane e pressoché sconosciuto fotografo, Luigi Ghirri.
A questi grandi artisti si affiancano in quegli anni fotografi come Carlo Savigni, testimone per immagini dell’anima musicale della città emiliana che in quegli stessi anni vede nascere il beat con l’Equipe 84 e i Nomadi.
A rappresentare la nuova generazione di fotografi che si riunisce intorno ai maestri e soprattutto alla figura di Luigi Ghirri sono Olivo Barbieri e Ernesto Tuliozi: entrambi partecipano al grande progetto di ‘Viaggio in Italia’ del 1984, una riflessione sul paesaggio italiano attraverso una nuova visione dei luoghi che supera le consuete rappresentazioni e diventa punto di partenza per ulteriori progetti di indagine sul territorio di cui William Guerrieri – fondatore dell’associazione Linea di Confine per la fotografia contemporanea di Rubiera – è stato non soltanto interprete, ma anche promotore. All’indagine sul paesaggio portata avanti da Linea di Confine è legata inoltre l’attività di Valerio Rebecchi. Segue un percorso autonomo invece Omar Lorenzoni, che crea immagini surrealiste con una raffinatissima tecnica analogica.
Un’ulteriore sezione è infine dedicata alla fotografia di reportage e di documentazione, presentando le immagini di alcuni autori che hanno costruito la loro professionalità sulla suggestione del racconto visivo: Roberto Brancolini, Francesco Cocco, Bruno Marchetti, Antonella Monzoni, Luigi Ottani, Ghigo Roli e Gianni Volpi.
Nella selezione delle opere, i curatori hanno cercato di evidenziare il rapporto che ogni autore ha avuto con la figura umana: quasi sempre inserita in un contesto ambientale predominante, diventa protagonista nei lavori sperimentali ‘in tempo reale’ di Franco Vaccari, o resta in ombra come se fosse anch’essa un’architettura priva di vita nella serie ‘le Ombre’ di Cesare Leonardi. I turisti di spalle di Luigi Ghirri sono attori dalle infinite possibili identità, segni tangibili di una ricerca, quella dell’identità, che è difficile e mai finita. Diverso lo sguardo che Beppe Zagaglia posa sui bambini, poetico e coinvolto, all’opposto del distacco operato da Olivo Barbieri, che arriva a trasformare le persone come i paesaggi, in simulacri della realtà.
Le opere, quasi tutte vintage originali, sono state selezionate fra le immagini conservate nella collezione di fotografia italiana della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, gestita da Fondazione Fotografia Modena, nonché presso gli artisti e altre collezioni, tra le quali la Galleria Civica di Modena, il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma e il Circolo Fotografico Modenese.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito da Skira.