Mohsen Taasha Wahidi – The Rivers
La finalità della mostra è triplice. Da una parte dare una retrospettiva al collezionismo svizzero e internazionale dei migliori lavori dell’artista, dall’altra parte è volta alla produzione del primo catalogo ragionato sull’artista e infine riprendere il rapporto dell’arte contemporanea con la storia attraverso alcuni elementi.
Comunicato stampa
Ci sono tre fiumi importanti nella vita di Mohsen Taasha Wahidi: il Kabul, che da il nome alle sua città natale, Il Meno, che bagna la il lembo di terra attorno a Kassel (Germania) dove si è tenuta la sua mostra più importante, dCOUMENTA13, e il Ticino. Quest’ultimo è il fiume che da il nome all’omonimo cantone in cui ha sede Theca Gallery, a Lugano, dove si tiene la sua mostra personale [The Rivers]. L’esposizione raccoglie opere prodotte tra il 2009 e il 2013 dal giovane artista afghano. Alcuni lavori vengono dall’ormai celebrata mostra di dCOUMENTA13 (2012), altre provengono dalla mostra personale che si è tenuta presso il French Cultural Center of Afghanistan (FCC) di Kabul, Afghanistan, nello scorso aprile (2013) e significativamente intitolata “Réminescence”, in cui è stata presentata la nuova serie di miniature prodotte da Taasha, in cui sacro, tradizione e cultura Hazara si miscelano in sapienti cromie. Mohsen Taasha Wahidi è stato chiamato a lavorare per la sua mostra personale di dOCUMENTA 13 Kassel (Germania), direttamente dalla direttrice Carolyn Christov-Bakargiev, che poi ha organizzato anche la sua personale a dOCUMENTA 13 Kabul, curata da Andrea Viliani (oggi direttore Museo MADRE Napoli) e Aman Mojadidi. La mostra luganese è stata curata dal gallerista stesso, Andrea Carlo Alpini, dato lo stretto legame con l’artista. Significativamente è intitolata “Mohsen Taasha Wahidi: MAIN d13 | one KaBuL (...) two TESsin [THE RIVERS]”. La finalità della mostra è triplice. Da una parte dare una retrospettiva al collezionismo svizzero e internazionale dei migliori lavori dell’artista, dall’altra parte è volta alla produzione del primo catalogo ragionato sull’artista e infine riprendere il rapporto dell’arte contemporanea con la storia attraverso alcuni elementi. Tra questi fattori si segnalano l’importanza della figura di Alighiero Boetti e il suo rapporto con l’Afghanistan e la scrittura, e poi il rapporto con le radici letterarie, ovvero la poesia “I Fiumi” di Giuseppe Ungaretti, in cui il poeta ripercorre la propria storia in molteplici bagni nei fiumi della sua vita. Theca Gallery Lugano ha deciso di esporre quest’inverno l’artista afghano, Mohsen Taasha Wahidi, oltre che a Lugano in altri tre diversi ambiti curatoriali. “Memoriae”, questo il titolo scelto per la mostra organizzata sempre da Theca Gallery presso Art Market Budapest Fair, in Ungheria, il prossimo mese di novembre. Qui l’artista sarà esposto con gli artisti Federico De Leonardis, Claudia Scarsella, Simone Dulcis e Jonathan Guaitamacchi. Altra esposizione invernale dell’artista sarà la mostra curata da Délia Vékony “La Grand Migration”, sempre a Budapest, in Ungheria. L’ultima mostra pubblica sarà quella presentata presso Paratissima “PIX 09” a Torino, dove saranno esposte tre opere, provenienti dall’esposizione tedesca di dOCUMENTA13, quali “Death or a New Beginning” e “Memoir of A Generation”. Acquarello su carta da pacchi e argilla il primo, acquarello e su carta calligrafica il secondo, mentre concluderà l’esposizione l’opera “The Reddish Essence”.
about the artist
Mohsen Taasha Wahidi è un giovane artista afghano appartenente alla minoranza etnica degli Hazara. Si è diplomato al National Art Institute of Afghanistan e nel 2010 ha vinto il National Contemporary Prize dell’Afghanistan. Nel 2012 ha partecipato a dOCUMENTA13 a Kassel, Germania e Kabul. In precedenza le sue opere erano state esposte in varie mostre sia nella natia Kabul che a Parigi, Praga, Milano, Lugano. Nel mese di giugno dell'anno 2012, al ritorno da Kassel e in occasione dell’inaugurazione della edizione di Kabul di dOCUMENTA13, il suo lavoro “A Man Reading Quran without knowing its meaning” è stato considerato anti-islamico e quindi confiscato dal Ministero dell’Informazione e della Cultura dell’Afghanistan.