moi même
L’ “essere singolare plurale” la forza di una condizione dove “ siamo noi stesse il senso, interamente, senza riserve, infinitamente, senza altro senso al di fuori di noi” (Nancy). Questa la consapevolezza di quaranta donne che offrono, per gioco o per amore, una inedita immagine di sé.
Comunicato stampa
Sabato 21 marzo Res Publica, in Piazza Pino Piras ad Alghero alle ore 18.00, in occasione di FEMINARTS, inaugura la mostra collettiva moi même a cura di Mariolina Cosseddu e Roberta Filippelli.
In un celebre saggio del 1928 Virgina Woolf , invitata a tenere una conferenza sulla creatività femminile, sosteneva che la condizione ideale è quella di avere “una stanza tutta per sé”. Con una piccola dose di libertà interpretativa potremo sostenere, oggi, che quella stanza è, di fatto, una condizione intima e introspettiva in cui guardarsi e ascoltarsi. Sia chiaro, non stiamo andando alla ricerca di facili selfie che dicono quello che gli altri di noi già sanno, quanto, viceversa, sollecitiamo autorappresentazioni trasversali alla fisionomia consueta, ai ruoli già assegnati, alle personalità acquisite. Vorremmo esplosioni di follia dell’immaginazione o la consegna di quiete e accettate identità postume, che non necessariamente rispondono al nome che portiamo.
Chi avrebbe detto che Karen Blixen avesse un forte tratto anoressico, lei che ha dedicato al cibo uno dei racconti più belli della letteratura del novecento? O che la stessa Virginia Woolf fosse ossessionata dalla paura di essere osservata, lei che sul proprio ritratto ha creato il mito di se stessa.
In tali possibili ribaltamenti, nel meccanismo di specchi deformanti, si può assistere allora a rovesci e travestimenti, a ostentati esibizionismi o irridenti rivelazioni. Con una ammissione: l’immagine che risulterà sarà comunque transitoria, precaria, esposta ad ulteriori metamorfosi, necessariamente incompleta. Un frammento di sé, e non è detto che sia quello giusto. E con una concessione: si può cercare se stesse in altre figure, persino in modelli così idealizzati da diventare pure astrazioni.
Vale solo una regola, nota alle donne: il senso di questa mostra è “l’essere-con”, vale a dire, parafrasando Jean-luc Nancy, “simultaneità di tutte le presenze che sono tutte le une nei confronti delle altre e tra le quali nessuna è a sé senza essere alle altre”. E’, dunque, l’ “essere singolare plurale” la forza di una condizione dove “ siamo noi stesse il senso, interamente, senza riserve, infinitamente, senza altro senso al di fuori di noi” (Nancy). Questa la consapevolezza di quaranta donne che offrono, per gioco o per amore, una inedita immagine di sé.
Infine una postilla. In quella stanza di intimità che nessuno può violare e dove è concessa qualsiasi trasgressione, la porta è chiusa a chiave. Dal di dentro.
Mariolina Cosseddu