Mona Young-eun Kim – Plastic Age
Plastic Age, prima personale in Italia di Mona Young-eun Kim (Corea, 1988).
Comunicato stampa
La 10 & zero uno è lieta di presentare Plastic Age, prima personale in Italia di Mona
Young-eun Kim (Corea, 1988), a cura di Chiara Boscolo, con un testo critico di Miriam
Rejas Del Pino (dal 16 settembre al 06 novembre 2022, inaugurazione giovedì 15
settembre 2022, dalle 18.30).
Plastic Age è una mostra popolata da scheletri deformati, sofferenti e ripiegati su sé
stessi. L’artista coreana Mona Young-eun Kim propone un racconto distopico in cui i
resti umani narrano la storia del destino fatale della nostra civilizzazione. In questa
occasione la 10 & zero uno si fa contenitore della memoria degli ultimi esseri umani
sulla Terra, che vivono in prima persona l’annientamento della specie. Nel complesso,
la mostra riflette sui comportamenti nocivi dell’uomo nei confronti della Terra e dei
suoi abitanti attraverso una narrazione che riguarda l’equilibrio sociale e il controllo
biopolitico dei corpi.
L’esperienza artistica proposta da Young-Eun Kim in Plastic Age è divisa in due atti.
Attraverso una resa visiva quasi giocosa, l’artista affronta uno dei temi più delicati e
spinosi del nostro quotidiano. Preservare il pianeta per evitare la fine dell’Umanità. O
meglio, delle specie. In un primo momento lo spettatore si trova circondato da organi
inorganici, ormai non funzionanti, quasi come contenitori rotti, spenti. Questi organi,
conservati in perfetto stato grazie alla plastica che vi è all’interno, hanno modificato le
proprie caratteristiche morfologiche fino a non adibire più alle loro funzioni originarie.
In questo primo scenario lo spettatore occupa una posizione che sta a metà tra
l’archeologo e l’anatomopatologo. Questi organi, che arrivano da un futuro non
lontano, si prostrano ai nostri occhi inerti desiderosi di essere scrutati con la freddezza
di uno sguardo scientifico. Il nostro compito è dunque aprire il corpo umano per
guardarci dentro: aprire per conoscere, ma per aprire bisogna prima distruggere.
Il secondo atto della narrazione è composto da un’opera immersiva in VR che, a modo
di percorso di penitenza mistica, costringe il fruitore alla visione di una azione che si
ripete. “Bevi acqua! Bevi! Bevi!”, dice la voce costringendo il personaggio virtuale a ricominciare da capo. Grazie alla sua natura mediale, l’opera emula una dissoluzione
della dimensione illusoria della rappresentazione in quella reale abitata dal fruitore.
Collassando la VR queste due spazialità, il fruitore è sottoposto a una discontinuità
percettiva tra lo spazio della sua visione oculare e uditiva e la percezione aptica del
suo intorno. L’artista si avvale qui di una tecnologia che ci permette di uscire dalla
narrazione immersiva a piacimento. Forse possiamo reagire ora, da questa posizione
privilegiata.
L’osservazione di questi oggetti artistici mette il fruitore in una condizione di
presenza estrema. “Presenza” intesa come “pre-essenza” come visione che precede
a ciò che sta davanti, come la visione di un presagio che deve ancora accadere.
Questo evento catastrofico riportato dal gesto artistico di Young-Eun Kim riflette
sulla plastica come farmacopea della nostra società (veleno da una parte e rimedio
dall’altra), flussi economici inarrestabili e disuguaglianze di classe. Seguendo i dati
prodotti dai più recenti studi in materia si osserva come la Cina fosse, fino a poco
tempo fa, il paese che gestiva il riciclo di quasi la metà dei rifiuti solidi globali1. Dopo
il “National Sword”, divieto imposto nel 2018 dalla Cina e che vieta di importare
rifiuti stranieri, l’Europa si è ritrovata senza un sistema di riciclo capace di assorbire il
volume e l’accumulo generato dai suoi abitanti. Così nuove rotte migratorie di rifiuti
prendono luogo, nascono altri accordi politici che prevedono che paesi come Malesia,
Thailandia, Indonesia o Turchia siano i nuovi padroni della nostra immondizia.
Nella proposta dell’artista, l’Umanità, che non riesce più a gestire un sistema di riciclo
ecosostenibile, si vede costretta ad alimentarsi esclusivamente di questa sostanza
artificiale, unica rimasta dopo la drastica riduzione di risorse disponibili. Nulla di
più lontano dalla fantasia, purtroppo siamo già “minacciati” da microplastiche che
ubiquitariamente popolano il nostro intorno. Ogni settimana un umano ingerisce
microplastiche equivalenti al peso di una carta di credito2. Nell’immaginario
dell’artista, questo è il gesto che, attuato in modo conscio, porterà la specie umana
alla sua estinzione3. Non prima di un disperato tentativo di adattamento però.
L’eccesso di plastica ingerita potrebbe appesantire gli organi fino a far collassare la
colonna vertebrale umana e deformare l’aspetto antropomorfo. Tornare quadrupedi,
riacquisire la posizione dei nostri antenati dove mani e piedi sono immersi nel fango.
Non guardarci più negli occhi, ma fissare il pavimento o il sedere di chi abbiamo
davanti. Retrocedere, sottomettersi fino ad esaurirsi.
1 Entrato in vigore nel febbraio 2018, il regolamento nazionale cinese più recente e più stringente in
materia di importazioni di rifiuti solidi come materie prime.La politica vieta vari rifiuti di plastica, carta e
rifiuti solidi, tra cui le plastiche, quali PET, PE, PVC e PS.
2 http://awsassets.panda.org/downloads/plastic_ingestion_press_singles.pdf. La ricerca a cui si fa riferi-
mento qui è stata eseguita dall’’Università di Newcastle nel 2019, ed è commissionata dal Wwf per il suo
report “No Plastic in Nature: Assessing Plastic Ingestione from Nature to People”.
3 Secondo uno studio del King’s College di Londra (2017), l’effetto cumulativo dell’ingestione delle mi-
croplastiche nel tempo può essere dannoso. I diversi tipi di plastica hanno proprietà tossiche differenti:
alcuni tipi di plastica possono contenere elementi come la clorina, altre possono lasciare tracce di piom-
bo nell’ambiente. Nel tempo queste tossine possono avere un impatto anche sul sistema immunitario.
Con una iconografia lacerante, ci viene mostrata la “bassezza” raggiunta dalla specie
umana laddove la sofferenza corporea degli ultimi esseri umani sulla Terra è il risultato
di una concatenazione di decisioni sbagliate prese ora, nel nostro presente.
Gli uomini di Young-Eun Kim, che hanno dovuto superare i limiti della loro condizione
per sopravvivere, raggiungono uno stato dove organico e inorganico coesistono in un
solo essere fino a fondare un nuovo corpo destinato al fallimento.
Per fortuna c’è qualcosa che ancora possiamo fare.
Mona young-eun Kim
Nata in Corea del Sud, Mona young-eun Kim è un’artista visiva che vive in Francia. Dopo aver
conseguito una doppia laurea (2012) in filosofia e cinema presso l’Università Dongguk di Seoul, quindi il
DNSEP (2018) e il Post Master presso l’École supérieure des Beaux-arts de Montpellier (ESBA-MO.CO),
ha sviluppato un lavoro intorno alle questioni dell’epistemologia della soggettività.
A cavallo tra la rappresentazione del conscio e del subconscio, la pratica di Mona Young-eun Kim è
distopica, satirica e surreale. Spesso utilizza VR e AR per riprodurre e modificare lo spazio circostante.
Il suo lavoro rimane attuale grazie all’uso di oggetti e linguaggi. Molti dei suoi lavori mettono in
discussione la comprensione dei segni e delle informazioni visive e la loro possibile evoluzione nel
futuro. I segni che mette in opera, tuttavia, non sono sempre leggibili. Questa ambiguità crea uno
spazio poetico e umoristico. Le sue opere partecipative affrontano la nozione di connettività sociale,
offrendo al pubblico la libertà di reinterpretarle e farle proprie.
Interessata agli interventi artistici nello spazio pubblico, Mona young-eun Kim ha prodotto un’opera per
l’installazione pubblica (2017-2018) per la riabilitazione di Les Halles Laissac a Montpellier. Ha inoltre
creato un video geolocalizzato a 360° nell’ambito della programmazione artistica e culturale del Grand
Paris e del 104 Paris (2019). Ha partecipato alla residenza artistica Season 6 (2018-2019), promossa
da Mo.Co. a Kochi (India), Venezia (Italia) e Istanbul (Turchia) durante le biennali internazionali. È stata
artista in residenza presso la Cité internationale des arts 2020-2021 di Parigi-