Mont’Oro #3 – Bruna Esposito / Pietro Fortuna
La mostra di Bruna Esposito e Pietro Fortuna viene a completare il ciclo aperto dalle mostre di Gregorio Botta ed Emmanuele De Ruvo, e continuato con le esposizioni di Simone Cametti e Marina Paris.
Comunicato stampa
«MONT’ORO» è un progetto espositivo curato da Guglielmo Gigliotti per la galleria Montoro 12 Contemporary Art, galleria sita a Roma nell’antico Palazzo Montoro. Il progetto è costituito da tre mostre bi-personali, che si sono svolte a partire da febbraio. La mostra di Bruna Esposito e Pietro Fortuna viene a completare il ciclo aperto dalle mostre di Gregorio Botta ed Emmanuele De Ruvo, e continuato con le esposizioni di Simone Cametti e Marina Paris.
L’idea della mostra è figlia di un piccolo segno, un apostrofo impertinente, che ha diviso in due il nome Montoro, suscitando visioni: la montagna, l’oro, l’arte come enigmatico «palazzo» …
Al termine del ciclo, sarà presentato un volume che raccoglierà documentazione e testi delle mostre di «Mont’oro», oltre che testimonianze di studiosi concernenti il tema di fondo che lo hanno sostenute: l’oro e la natura segreta dell’arte.
Pensiero e poesia
L’arte è una sfera d’oro con due facce, una è il pensiero, l’altra è la poesia. Non in senso assoluto, ma nel contesto del ciclo espositivo «Mont’oro», Pietro Fortuna e Bruna Esposito si spartiscono, oltre che gli spazi in galleria, anche il sole giallo dell’arte: il primo propenso a far suoi i raggi del pensiero, la seconda a far da nido a quelli della poesia. Fragile e poetica è infatti l’arte di Bruna Esposito, composta com’è di materiali spesso organici ed effimeri, praticamente volatili, come i fiori (veri o di carta), le bucce di cipolla, le semenze, l’acqua, o di ambienti pervasi di suoni, come il cinguettare d’uccelli, o di lievi vibrazioni emesse da campanellini affissi a pietre, o di parole poetiche: l’inaugurazione da Montoro12 sarà animata proprio da una performance che vedrà Paola d’Agnese leggere sue poesie.
La verità è che la delicatezza può essere un modo di stare al mondo. L’arte vien dopo, ma segue fedele. Non solo asperità si incontrano fuori e dentro di noi, ma anche possibilità di esistere - materia tra le materie - come in una danza delle essenze, in cui far confluire vista, udito, tatto e olfatto nell’immagine del mondo come semplice totalità. Ecco l’arte fragile e poetica di Bruna Esposito, ecco il suo andare in profondità con passo lieve, mediante aperture inaspettate verso ipotesi che covavano nel cuore delle materie, ma noi non le vedevamo.
E’ pieno l’universo di poesia nascosta, missione dell’arte è captarla. Il senso segreto delle cose, dello stesso vivere, chi lo svelerà? Per Pietro Fortuna pensare è un’altra modalità del fare. Appassionato di filosofia, Fortuna vive l’arte come reificazione di un pensiero che non nega l’impensabile, che realizza in sé la realtà muta e sorda delle cose, dandosi parole per ascoltarla meglio. Think (pensare) e thing (cosa) sono d’altronde parole inglesi che hanno la stessa radice nell’idea attiva che le cose siano cosa di loro è pensabile. E l’interrogazione ultima della realtà prima è proprio il soggetto della vita di Pietro Fortuna dentro l’arte, che si manifesti mediante composizione di oggetti o di fotografie.
Il viaggio di Fortuna attorno all’essere delle cose per come sono quando sono, deve essere iniziato prima che lui nascesse. Il seme della comprensione per ciò che è quando è, precede senza dubbio il suo stesso essere al mondo, tanto che a partorirlo deve essere stata la domanda sul senso di chiedere se qualcosa ha senso, e non viceversa. Quando si accende una luce, ciò che viene illuminato c’era già. L’onniveggente non vede e l’illuminazione di Saulo - tema tanto caro a Fortuna - è un accecamento. La sua caduta da cavallo, una caduta nell’essere. Si avanza tornando a quello che si era prima di partire. Si progredisce verso l’origine, come un’alba rovesciata. A illuminarla, sempre lo stesso sole antico.
Guglielmo Gigliotti