Multiplo di tre
Dal 7 all’11 settembre a ingresso libero negli spazi della Pelanda, nella programmazione del Festival di arti performative Short Theatre 2022, vengono presentate le opere video di Lucia Bricco, Ola Czuba e Ambra Lupini.
Comunicato stampa
Tre giovani artiste diplomate all’Accademia di Belle Arti di Roma che, partendo dal video, hanno intrapreso percorsi di ricerca eterogenei coniugando linguaggi artistici differenti.
Tre azioni, ognuna a suo modo incongrua, che pongono il corpo dell'artista/performer/donna in una relazione incerta, se non addirittura insensata, con lo spazio che temporaneamente lo accoglie.
Tre opere video in cui l’essere e l’accadere coincidono precisamente, pur rinunciando al ritmo consueto della narrazione.
Tre sguardi che impongono un punto di vista privilegiato declinando l'atto performativo a favore di camera.
Lucia Bricco
Motivation letter of a young artist
video HD, 16:9, colore, sonoro, 4'34'', 2017
L'artista entra nello spazio trasportando un ingombrante trampolino dorato. Lo posiziona di fronte ad una statua monca, trasfigurata e logorata dal tempo. Sale sul trampolino e dritta di fronte a lei comincia a saltare guardandola negli occhi. Inizia un dialogo muto in cui a parlarsi sono i loro caratteri opposti. Si tratta di un grido contro l'immobilità e la durezza, un manifesto di intenzioni, una promessa di lotta.
Ola Czuba
Tableau I
video HD, 16:9, colore, sonoro, 12’, 2017
A partire dalle problematiche dell'identità di genere, il lavoro crea un contesto in cui si confrontano i sempre più sfaldati attributi tradizionali: il ruolo del faber è qui assunto dalla performer femminile, mentre la passività viene relegata al dominio delle figure maschili, ridotte tuttavia a una funzione puramente estetica.
L’azione performativa termina con una precisa composizione, una variazione sul senso dell’equilibrio, che trascende il concetto monolitico del ruolo di genere. Il confessionale in costruzione, oggetto centrale dell’inquadratura e simbolo dei luoghi di esclusione per la donna, definisce nel campo visivo una soglia di distacco, creando allo stesso tempo una zona di contaminazione.
Ambra Lupini
The little old woman who used her head
video HD tre canali, 16:9, colore, sonoro, 6’30’’, 2018
Carmelo Bene, parlando di osceno - di cui era spesso accusato - lo definì come “os-skené”, ciò che è “fuori dalla scena”, ciò che non va rappresentato, che non va esposto in pubblico.
Nondimeno il suo principale intento artistico risiedeva proprio nello smarrirsi, nel perdere l’identità e il senso o, più semplicemente nel “non essere in scena”.
L’artista cancella l’identità e la sostanza dei luoghi, spogliandoli di ogni cosa che li rende riconoscibili. L’azione, apparentemente assurda, di “svestire” i salotti, luoghi comunemente adibiti all’ospitalità, produce due possibilità opposte: da un lato crea più spazio, dall’altro nega l’accoglienza.