Muna Mussie – Bologna St. 173

Informazioni Evento

Luogo
ARCHIVE SITES
via Tertulliano 70 20137 , Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

mercoledì – sabato, 15.00–19.00

Vernissage
18/06/2021
Artisti
Muna Mussie
Curatori
Zasha Colah, Chiara Figone
Generi
arte contemporanea, personale

Mostra personale di Muna Mussieየቦሎኛ ጎዳና | شارع بولونيا | Bologna St. 173. Il sole d’agosto, in alto nel cielo, batte forte.

Comunicato stampa

Nella mostra personale di Muna Mussie, intitolata Bologna St. 173 – il cui nucleo centrale è un unico movimento di trecce che si sollevano orizzontalmente a partire dalla forza di corpi roteanti – un movimento di millisecondi si espande per tutto lo spazio attraverso riverberazioni, comprimendo al contempo ventitré anni di congressi e festival politici eritrei annuali. Frequentati dalle comunità diasporiche eritree provenienti da tutto il mondo e tenutisi a Monaco, Norimberga e Pavia, ma soprattutto a Bologna (ininterrottamente dal 1974 al 1991), queste feste sono state in prima linea per la lotta contro la dittatura militare e per l’indipendenza di una nuova nazione.

[…]

Sentimenti di nostalgia e rimozione popolano queste micro-storie dei congressi e del festival di Bologna. Oggi rimane troppo poco di questi eventi nella memoria pubblica, nonostante i festival continuino ancora oggi nelle città di Kassel e Milano, anche se come commemorazioni della lotta per l’indipendenza. L’installazione, realizzata lentamente nel corso della residenza di Mussie a Milano, ha intrapreso nuove e cruciali ricerche, cercando la memoria sonora non ufficiale e il contenuto emotivo degli spazi all’aperto e di quelli industriali che ospitavano i congressi annuali e tende multiformi montate in modo eterogeneo. Quando si entra nello spazio della mostra, ci si immerge nelle impressioni che questi festival hanno lasciato nell’immaginazione sensoriale della bambina, esiliata con la famiglia dall’Eritrea a Bologna a due anni. In mezzo a un pervasivo contesto di guerra, l’archivio di ciò che resta della lotta – i suoi simboli, la sua iconografia, le sue sigle – è attraversato da un immaginario artistico, che è fluorescente, al neon, allucinogeno, psichedelico, tremolante e stroboscopico.

Questo lavoro è un’immersione nell’iconografia della lotta, solo per ossessionarla con il presente. Il pugno alzato e il braccio teso, il sole sempre presente — quel semicerchio di arcobaleno nascente, simbolo sempre splendente di un’alba in ascesa, è reso fluorescente con una sensibilità che sa di contemporaneità, evidenziata con l’alternanza di scotch argentato e festoni. Questi ultimi, su altri versanti, sono stampati con motivi vorticosi e con quelle tinte mimetiche adoperate dappertutto su uniformi militari, con scopo di camuffamento. Il lavoro di Mussie è costruito a partire da queste ambiguità e lacune tra i significati. Anche la sua voce risuona in questo modo, una tersa poesia di abbreviazioni che si esauriscono, come lo scoppio dei popcorn al colpire i sottili coperchi delle padelle. È la sua estetica fluorescente, che sceglie di esibire attraverso la sua installazione una macchinetta di popcorn kitsch, che sputa nella stanza mille proiettili di mais.