Musée de l’OHM – Dado – Sinopie di un writer
In mostra i bozzetti preparatori, che al Musée de l’Ohm vengono esposti congiuntamente ai blackbooks, taccuini che DADO disegna a partire dall’età di 12 anni, all’interno dei quali (come in uno storyboard) è possibile assistere all’evoluzione del suo percorso artistico.
Comunicato stampa
DADO. Sinopie di un writer.
di Fulvio Chimento
Il writing è una disciplina artistica caratterizzate da una storia e da una natura complesse, che si muove attraverso la fenomenologia degli stili. “Nel writing si raggiunge il proprio stile quando i valori semantici, riconoscibili oggettivamente, sono attribuiti alla scrittura del di-segno del proprio nome” (Dado). L’espressione individuale si manifesta attraverso un linguaggio di forme, stili, tendenze, ricerche e analisi fornite dal contesto, che è la strada. A differenza della street art (o “arte pubblica”), il writing non ha nulla di “pubblico”, “autorizzato” o “condiviso”: ci riferiamo a uno specifico movimento artistico che nasce circa 50 anni fa a New York e che ha alcuni dei suoi massimi esponenti in PHASE 2, COCO, TRACY, T-REX, RIF e PISTOL, vicini parenti dei writers più giovani, poiché in questo continuo rimando di stili tutto è strettamente connesso. Quando parliamo di street art, invece, il riferimento immediato è quello a Keith Haring (per rimanere sull’attualità italiana pensiamo a BLU o Ericailcane), nel cui lavoro le lettere non hanno alcuna incidenza sullo stile - il rimando diretto con la storia dell’arte è piuttosto rintracciabile nel la forma del murales -. Il termine “graffito” nasce come accezione dispregiativa da parte della critica “ufficiale” per prendere le distanze dai writers, considerati artisticamente al pari di “uomini delle caverne”. La differenza tra writer e streetarter è dunque sostanziale: il primo trasforma le lettere in disegni, rendendo la scrittura stessa e i suoi fonemi un condensato di stili, suoni ed emozioni. La parola “DADO” è quindi solo un pretesto per raggiungere forma e perfezione all’interno di una data opera. Dal punto di vista teorico, il writing attua un passaggio dal campo della rappresentazione a quello della comunicazione, poiché il writer, realizzando un’opera su un muro, un autobus o un treno, la consegna di fatto a tutto quel sistema linguistico di interrelazioni che supporta lo spazio urbano: l’opera entra in contatto con una percezione estesa che riguarda anche la fruibilità intima e sinestetica del singolo spettatore.
Discorso a parte meritano i bozzetti preparatori, che al Musée de l’Ohm vengono esposti congiuntamente ai blackbooks, taccuini che DADO disegna a partire dall’età di 12 anni, all’interno dei quali (come in uno storyboard) è possibile assistere all’evoluzione del suo percorso artistico. Il bozzetto preparatorio gode di uno statuto autonomo rispetto all’opera successiva realizzata a parete attraverso lo spray e in esso è possibile rintracciare una linea di sviluppo che manifesta una continuità tra presente e passato. In tal senso il legame maggiormente diretto con la tradizione è quello con la “sinopia”, ovvero la prima fase dell’affresco, consistente nel disegnare con la terra rossa un abbozzo preparatorio su cartone, propedeutico alla realizzazione dell’opera vera e propria. Il bozzetto per il writing e la sinopia per l’affresco assumono un medesimo valore pratico e teorico, che permette di comprendere le intenzioni originarie dell’artista. Il writing, infatti, oltre a essere un linguaggio autonomo che da 50 anni permette di sperimentare nuove forme di “libertà” artistica, è una disciplina rigorosa che merita di inserirsi all’interno di un dibattito più ampio che riguarda l’arte contemporanea. In quest’ottica il lavoro di DADO è particolarmente significativo poiché disegna le lettere come fossero note musicali da imprimere sul pentagramma, fasci luminosi che segnano l’onda del suono su uno spartito. Il suo stile è profondamente italiano, con un approccio che tende all’analisi razionale del mezzo, persino il suo virtuosismo lascia intravedere una naturale tensione verso l’introspezione del segno grafico, un approccio rintracciabile in molta arte italiana di ieri e di oggi.
DADO ha realizzato il segnalibro in unica copia del volume Arte italiana del terzo millennio (Mimesis, Milano, 2014) di Fulvio Chimento. La cianografica del volume viene donata dall’autore al Musée de l’Ohm insieme a una copia del bozzetto di DADO utilizzato per il segnalibro. Sul disegno di DADO è stata impressa una scritta con il messaggio che l’autore del volume vuole recapitare ai protagonisti delle 37 interviste che compongono il libro, ma anche ai suoi potenziali lettori. Il messaggio verrà svelato per la prima volta in occasione dell’inaugurazione della mostra “DADO. Sinopie di un writer”.
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Dado, (Alessandro Ferri, Bologna, 1975), è artista e teorico del writing. La sua tesi dal titolo Lo stile secondo Dado ha fornito nuove chiavi di lettura per codificare questa disciplina. Partecipa in veste di relatore a seminari organizzati presso l’Accademia di Bologna e le Università di Padova, Venezia e Trento. Espone in spazi prestigiosi, tra questi: il MAR di Ravenna (2013), la Biennale di Venezia (2011), il PAC di Milano (2007); nel 2013 prende parte al progetto Frontier (Bologna, quartiere San Donato).
Fulvio Chimento (Roma, 1979) è uno dei vincitori del concorso per critici A cura di..., indetto dalla Regione Emilia Romagna e dal Ministero dei Beni Culturali, grazie al progetto site-specific Risk-Art! (allestito presso le ex Fonderie Riunite di Modena). Nello stesso anno cura la VII edizione di Gemine:Muse per il Comune di Modena e il Premio Starting Point per conto dell’Accademia di Ravenna, presso il Museo Carlo Zauli di Faenza. Dal 2013 collabora con la Fondazione Fotografia di Modena, nel 2014 pubblica il libro “Arte italiana del terzo millennio”, Mimesis edizioni, Milano.