Mustafa Sabbagh – 100mq
Mustafa Sabbagh presenta, per la prima volta a Lugano, un suo solo show con opere di grande, medio e piccolo formato – di cui alcune inedite, appositamente prodotte per la mostra – accompagnate da due video.
Comunicato stampa
Mustafa Sabbagh presenta, per la prima volta a Lugano, un suo solo show con opere di grande, medio e piccolo formato - di cui alcune inedite, appositamente prodotte per la mostra - accompagnate da due video.
Nell'identificare ciò che per noi è bellezza, ci è d'impedimento la parola stessa: “bellezza”. All'orecchio suona così languida, così inefficace, vezzosa ed eterea, così distante dalle drammatiche urgenze dell'anima. Nel nostro caso, la bellezza risiede proprio nell'opposto: energica, sgraziata e materica, pelle e pece, così vicina a noi esseri di carne ed ossa, alle nostre vite intrise di drammaticità, circondate da cose lasciate fuori al freddo, esposte all'oscurità. Ciascun oggetto, per definizione, viene gettato via prima di essere fabbricato; spazzatura e ciarpame senza vita, che derivano il loro valore esclusivamente dal nostro desiderio consumistico di possedere ed accumulare.
Ma, nell'oscurità che ci avvolge, risiedono Anima e Cuore; sta a noi risvegliarli, ed attraversare con loro questo mondo avvolto dall'orrendo che affascina. Corbin afferma che la modalità caratteristica del cuore non è il sentimento, bensì la Visione. L'amore appartiene allo spirito e rende l'anima reattiva alle sue immagini, che sono nel cuore. Questo, dunque, non è tanto il luogo del sentimento personale, quanto quello della “Imaginatio” vera, che riflette - nel suo microcosmo - un mondo immaginale. Abbiamo bisogno di Visioni, per alzare la testa e pensare; dipende da noi, tenere illuminato il mondo.
Nell’osservare le immagini dei landscapes, dei notturni, delle spiagge, delle foreste, dei cieli, delle nebbie e dei nudi di Mustafa Sabbagh, spazi infiniti racchiusi nei 100mq della galleria, ci troviamo di fronte ad espressioni pure dell’assenza dell’Altro, ma anche a momenti di pura astrazione fisica e mentale, perché Mustafa si concentra su emozioni inconsce.
Si è tentati di qualificare il suo lavoro come autobiografico, date le numerose allusioni dell’artista alla propria vita, ma quest’idea appare incompleta. Nelle sue immagini, Mustafa Sabbagh non racconta la storia di un individuo ma quelle di una coppia, di una coabitazione amorosa. L’incontro e l’unione, la conoscenza dell’altro, la vita in comune e l’assenza, l’abbandono - che include tutte le immagini dei paesaggi. Nella sua globalità, le immagini di Mustafa Sabbagh si articolano proprio intorno a un progetto autobiografico, ma è un’autobiografia condivisa, che stimola in chi le osserva una relazione intima. Mustafa, attraverso un sapiente uso della ritrattistica e dei paesaggi, mette in scena un’etica creativa delle relazioni amorose.
Quando ci si trova di fronte alle immagini di Mustafa Sabbagh, la contemporaneità si appalesa in tutta la sua fragilità e violenza - con nostalgie, lacerazioni e drammi - ma ciò accade anche di fronte al desiderio dell’abbandono, del silenzio e della crescita interiore.
Nelle parole di Mustafa Sabbagh, a proposito di questa mostra: “L’apparato emozionale di un uomo si estende in uno spazio infinito, al di sotto dello spazio - finito - del suo apparato epidermico. Nei miei due video, la santità di Giuda si rispecchia nell’umanità di Cristo. L’orizzonte del mare non ha confini, all’interno dei confini di un quadro”.
“Le passioni umane, la santità e il peccato, l’orizzonte, spazi infiniti; tutto, in 100 metri quadri”.