Nanda Vigo – sotto Zero
Sin dal titolo – “sotto Zero” suggerisce una sorta di colpevole ibernazione critica, ma anche e soprattutto un riferimento al “Gruppo Zero” tedesco, forse la più famosa formazione artistica europea degli anni Sessanta, con cui Nanda Vigo ha ampiamente collaborato – si capisce che la mostra comprende solo opere storiche degli anni Sessanta e Settanta, che attraverso il riconoscimento dell’opera di Vigo completano un importante tassello nella “storia dei gruppi” di quella fantastica stagione.
Comunicato stampa
Si inaugura il 24 maggio nelle sale di via Gorani, la prima mostra di Nanda Vigo, dopo l’importante omaggio che la Triennale di Milano le ha tributato nel 2006.
Sin dal titolo – “sotto Zero” suggerisce una sorta di colpevole ibernazione critica, ma anche e soprattutto un riferimento al “Gruppo Zero” tedesco, forse la più famosa formazione artistica europea degli anni Sessanta, con cui Nanda Vigo ha ampiamente collaborato – si capisce che la mostra comprende solo opere storiche degli anni Sessanta e Settanta, che attraverso il riconoscimento dell’opera di Vigo completano un importante tassello nella “storia dei gruppi” di quella fantastica stagione.
Architetto di formazione – ha persino frequentato un corso di F. L. Wright a Taliesin! -, vicina al lavoro di Lucio Fontana, sodale di Piero Manzoni, amica degli artisti di “Azimuth”, Nanda Vigo ha sviluppato a partire dai primi anni Sessanta una personale interpretazione dell’introduzione del concetto di tempo nell’opera d’arte, coi “Cronotopi” (letteralmente “luoghi di spazio e tempo”), oggetti di vetro e luce che si trasformeranno di lì a poco in ambienti praticabili, che Vigo utilizza spesso nelle sue numerose architetture d’interni. Accanto al lavoro d’arte, infatti, continua quello d’architettura e di design, secondo una felice e concreta applicazione dell’idea di “sintesi delle arti”, anch’essa pilastro portante della ricerca europea di quei decenni.
Saranno esposti molti “Cronotopi” – quasi tutti degli anni Sessanta – e un’installazione composta di numerosi “Stimolatori di spazio”, risalenti alla prima metà degli anni Settanta. L’insieme dei due cicli di lavoro mostra in maniera, prima intuitiva e poi concettuale, la coerenza del lavoro di Vigo e il suo intento di dimostrare la “Maya”, o quello che nella filosofia indiana viene chiamato “Velo di Maya”, ossia l’illusione che vela la realtà delle cose nella loro essenza autentica, dello spazio e del tempo prodotto nella nostra stessa materia e direzionata dalla psiche. “E’ Maya, il velo ingannatore, che avvolge il volto dei mortali e fa loro vedere un mondo del quale non può dirsi né che esista, né che non esista” (Arthur Schopenhauer ).
La luce, la scomposizione dei piani, la rifrazione delle immagini – presenti sia nei “Cronotopi”, che negli “Stimolatori di spazio” – non solo moltiplica la percezione dello spazio e dell’immagine, ma introduce nell’opera quella dimensione temporale che è stata l’oggetto centrale del lavoro dei gruppi tra gli anni Sessanta e Settanta.
La mostra è occasione per presentare una nuova attività, infatti, proprio in questa stessa data sarà presentato l’Archivio Nanda Vigo.
Nanda Vigo fin dagli anni ’60 ha svolto un lavoro di ricerca lucido e attento, che ha dato vita a una produzione innovativa e illuminata nei campi dell’Arte, del Design e dell’Architettura, intrecciando relazioni e lavorando a quattro mani con alcuni dei nomi più importanti di quegli anni. Nonostante Nanda Vigo abbia incessantemente lavorato alla sua multi sfaccettata produzione (tanto da avere ancora oggi numerosi cantieri aperti, progetti di design e nuove ricerche artistiche) ha sempre creduto nell’Arte come concetto alto e non strumentale, e per questo ha sempre trovato tempo ed energie per la sua valorizzazione. Ultimo solo cronologicamente, il progetto ITALIAN ZERO & avantgarde ‘60s svoltosi a Mosca lo scorso settembre, in cui Vigo ha voluto raccontare attraverso una ricerca attenta di opere e soprattutto di documenti, le relazioni tra 14 artisti e i loro gruppi di appartenenza.
ZERO è energia liquida, un gruppo fondato a Düsseldorf nel 1957 da Otto Piene, Heinz Mack a cui successivamente si unì Günter Uecker nato per sostenere le individualità, dove nulla ha mai condizionato le ricerche degli artisti che aderirono al gruppo e dove nulla si “deve” o si “dovrebbe” fare.
Scriveva Otto Piene nel 1964: “ Noi cerchiamo di rimanere fedeli al nostro intento di dare più bellezza al mondo senza uccidere il nostro spirito nei tempi prefissati di un programma o nella convinzione di essere l’alpha e l’omega. Noi proviamo a lavorare nella nostra “Zona Zero” e allo stesso tempo di rimanere aperti alle “Zone Zero” che il mondo, gli uomini e la natura ci offrono costantemente.”
Per questo il titolo della mostra, NANDA VIGO - SOTTO ZERO, per questo la volontà di un archivio attento, oggettivo, dinamico, votato alla ricerca e alla didattica che possa valorizzare la “Zona Zero” della Vigo e le sue relazioni artistiche e umane che hanno attivamente contribuito alla liquidità di quella che è sicuramente la corrente più vivace e libera della contemporaneità.
Lo sviluppo di questo progetto e suoi intenti saranno presentati in occasione della mostra e visibili dal 24 maggio sul sito: www.nandavigo.com