Nanni Valentini – non solo terracotta
La mostra dedicata a Nanni Valentini e realizzata in collaborazione con la Fondazione Galleria Milano, vuole quasi essere una sintetica retrospettiva in cui vengono presentati alcuni vasi della fine degli anni Cinquanta e Sessanta, alcune grandi opere su carta e su tela fino ad una composizione in gres del 1983/84.
Comunicato stampa
La mostra dedicata a Nanni Valentini e realizzata in collaborazione con la Fondazione Galleria Milano, vuole quasi essere una sintetica retrospettiva in cui vengono presentati alcuni vasi della fine degli anni Cinquanta e Sessanta, alcune grandi opere su carta e su tela fino ad una composizione in gres del 1983/84.
Nel 1975 Valentini scrive: “I quattro elementi terra, acqua, aria, fuoco mi interessano ancora. Così come lo sguardo, la memoria, la previsione. Mi piace manipolare la terra, vedere attraverso una tela, bagnare di colore le cose. Cerco di capire cosa c’è nell’ interspazio tra il visibile e il tattile. Forse è un desiderio di rendere fluido ciò che è cristallizzato. La creta, la tela, la carta sono i supporti che uso”.
Ma la materia da cui si sviluppa tutto il lavoro di Valentini è fondamentalmente l’argilla, una realtà tangibile, che gli è consona e verso la quale si porge quasi in ascolto, ricercando quanto nasconde e come rivelarlo. E ancora Valentini nel 1979 scrive: “Sono segni, ancora segni nel e del paesaggio, ombre, luccichii, scalfitture, crepe, vuoti, sguardi, attese, segni visibili dunque. Quelli invisibili, che cerchiamo, sono ancora custoditi gelosamente nella terra, ma il presagio già li percorre, sono dietro i muri, sotto la pelle, fra le pieghe delle trame, nascosti in una memoria senza codici, preservati dall’anima del tempo con tutti i successivi segni.”
Biografia
Nanni Valentini nasce nel 1932 a Sant’Angelo in Vado, Pesaro. Qui, nel 1945, si iscrive alla scuola d’arte per decorazione ceramica. Dal 1949 al 1953 frequenta l’Istituto d’Arte di Faenza, allievo di Angelo Biancini grazie al quale apprezza l’opera di Arturo Martini e Donatello. Nel 1952 collabora con la bottega di Bruno Baratti a Pesaro e apre un suo studio con Oscar Piattella. Dopo il diploma, frequenta l’Accademia di Bologna. Nel 1954 ottiene diversi riconoscimenti: III premio come ceramista al Premio Deruta, Il premio come pittore al Premio Tiferno di Sant’Angelo in Vado. Nello studio di Baratti esegue le prime terrecotte ingobbiate e graffite con riferimenti alla pittura di Giuseppe Santomaso e Fausto Pirandello. In un viaggio a Parigi nel 1955 conosce Gianni Bertini, Asger Jorn, Corneille; vede lavori di Burri, Wols, Bissier, Germaine Richier la cui tecnica dal negativo lo impressiona per fare dei grandi bassorilievi in cemento. Maneggia anche laterizi, cera, sabbia, catrame. Conosce Emilio Scanavino. Nel 1956, nei suoi viaggi tra Roma e Milano, frequenta la galleria La Salita di Gian Tomaso Liverani dove incontra Gastone Novelli, Emilio Villa, Gino Marotta, e poi i fratelli Arnaldo e Giò Pomodoro. Vince premi per la ceramica, XIV Concorso di Faenza e XI Mostra della ceramica di Vicenza. Dalla fine degli Anni Cinquanta lavora con assiduità con il grès. A Venezia conosce Tancredi; espone ad Ancona ceramiche e quadri con nitro e sabbia. Nel 1957 partecipa ad una collettiva alla Salita di Roma con Pozzati, Novelli, e alla galleria Numero di Firenze con Masi e Fallani. Si trasferisce a Milano con la famiglia (moglie e figlia) e conosce Ettore Sottsass e Lucio Fontana, grazie al quale l’anno successivo fa la prima personale alla galleria dell’Ariete (lavori in terracotta). Grazie ad una borsa di studio si reca spesso a Parigi, dove studia la pittura di Georges Braque. A Milano, tramite Scanavino e i Pomodoro, conosce Guido Ballo ed il gallerista Carlo Grossetti, Giuseppe Spagnulo e Adelio Maronati. Del 1960 la sua mostra alla galleria Il Giorno con Giò Pomodoro. Il lavoro pittorico subisce un arresto, distrugge tutti i quadri bianchi e metallizzati, ma realizza poi lavori nuovi dove il segno non è separato dalla materia ed essa ha una densità più plastica. Nella personale al Salone dell’Annunciata, Milano, espone dipinti e carte di intensa figurazione. Viaggia in Provenza e visita gli atelier di Vallauris. Approfondisce la ricerca plastica e non più quella dell’oggetto. Non produce più ceramica, fa disegni e studi su Sironi, Carrà, Martini, Viani. Tornato a Pesaro per malattia, partecipa alla fondazione del Laboratorio Pesaro ed espone ceramiche a Praga e Monaco (1962). Gli anni Sessanta (lavora molto con Spagnulo, condividendo uno studio a Milano) lo vedono attivo con partecipazioni a mostre di pitture e sculture, soprattutto in Italia, ma non solo: Una scelta, Salone Annunciata, Milano; Ausgewandte Kunst in Europa nach 1945, Museum für Kunst und Gewerbe, Amburgo (1963); International exhibition of contemporary ceramic art, Tokyo, Nagoya, Kyoto, Kyushu (1964). La sua vita ed il suo lavoro si dividono sempre più tra Milano e Pesaro (dove studia le tecniche della pittura antica, per approdare poi ad una pittura in rilievo o a una scultura dipinta). Si occupa molto di cinema a contatto con Pier Paolo Pasolini e milita in politica nel gruppo promotore di “Manifestazione d’arte di protesta”. Inizia l’attività di insegnante; viene riaperto il laboratorio di ceramica (Ceramica Arcore) ad Arcore. Insegna all’Istituto d’Arte di Monza fino al 1985 e fa ricerca sul colore e sul linguaggio visivo. Rivive le astrazioni degli anni precedenti e riprende i segni sperimentati nell’informale. In questi anni prolifici, fine ’60 -’70, utilizza la carta pesta, il cartone bagnato, la cera, la sabbia, il cemento, la garza, il legno e la terracotta con la quale realizza una serie di piastre con impronte di alberi, foglie,… Inizia a lavorare alle “impronte”, con partecipazioni a collettive e mostre personali all’estero e in Italia: International Ceramics 1972, Victoria and Albert Museum, Londra (1972); Ceramic art of the world 1973, New Alberta College, Calgary (1973); Keramische Kunst, Frankfurter Westend Galerie, Francoforte (1974); Scultura + campagna = habitat naturale, Cadorago; Forme nuove per una nuova città, Seregno; presenta le "garze" all’Expo di Colonia con lo studio Casati di Merate: qui conosce Carla Pellegrini che con la sua galleria Milano promuove l'opera di Valentini (1975), e dove l’anno successivo espone le tele trasparenti, i reticoli, alcune sculture (1976). Dopo i segni le immagini e poi i racconti. Nel 1977 si sposta nello studio ad Arcore, partecipa a Pratica/Milano, Studio Marconi, Milano e presenta una personale di sculture e carte a Lo Spazio, Brescia, che precede la partecipazione alla VI Biennale della grafica d’arte di Firenze - Prato. Ormai continuo è l’avvicendarsi di partecipazioni ed esposizioni - molte le personali - di sculture, ceramiche, pittura anche per il decennio a seguire fino al 1985, anno della sua improvvisa morte: Una materia per Pitagora, galleria Uxa, Novara (presenta una parete di piastre, zolle, mattoni); 99 sculture di artisti contemporanei, galleria Lorenzelli, Bergamo; Birth of the Work. Five Italian Artists in U.S.A. (Enrico Ferreri, Oscar Piattella, Paolo Schiavocampo, Nanni Valentini e Walter Valentini), Harbor Art Gallery dell'Università del Massachusetts, Boston (1979); personale sui “luoghi”, galleria Milano, Milano, e Terra, aria, acqua, fuoco, Associazione artistica 360°, Roma (1980); Biennale di Venezia - con una sala personale, invitato da L.uciano Caramel (1982); L'informale in Italia, Galleria d'arte moderna, Bologna; L’arte del vasaio, Palazzo Ducale, Urbania (1983). Presenta Deriva, Annunciazione, Il dialogo al Padiglione d'arte contemporanea di Milano, XXIX Biennale di Milano alla Permanente, e personale sulle “case”, Museu de Cerâmica, Barcellona (1984). Nell’ultimo anno della sua vita, Italianische Kunst 1900-1980, Frankfurter Kunstverein, Francoforte; Scultura e ceramica nell'arte italiana del XX secolo, Museo di Faenza; L'immagine primigenia, Galleria Morone, Milano.