Nanni Valentini – Un racconto di terra
heart prosegue il proprio percorso nella storia dell’arte italiana con un’importante antologica dedicata alla figura dello scultore Nanni Valentini
Comunicato stampa
Dopo l'esposizione dedicata a Dadamaino e Gianni Secomandi, heart prosegue il proprio percorso nella storia dell'arte italiana con un’importante antologica dedicata alla figura dello scultore Nanni Valentini, artista straordinario e professore dell’Istituto d’arte di Monza (oggi Liceo), che gli è stato recentemente intitolato.
La mostra è stata realizzata in collaborazione con l’Archivio Valentini e presenta un’importante selezione di opere, alcune delle quali inedite o non esposte da tempo, provenienti dall’Archivio stesso e da collezioni private del territorio, in un percorso che racconta tutta la complessità della ricerca dell’artista.
“IL MIO LAVORO È SEMPRE STATO UN RIMBALZO CONTINUO TRA LA PITTURA E
LA CERAMICA” (Nanni Valentini “Sulla materia”, 1979)
L’artista
Nato a sant’ Angelo in Vado, presso Pesaro, nel 1932, Nanni Valentini ha rappresentato, nel panorama della scultura italiana del dopoguer- ra, una delle voci più alte e originali – insieme a quelle di Fontana e di Leoncillo – tra quante si siano espresse facendo ricorso al mezzo della ceramica.
Una voce che ha saputo dare verità profondissima di interpretazione a una poetica della terra come sostanza, prima della scultura, come serbatoio inesauribile di memoria che racchiude un intero patrimonio di gesti, di tecniche, di tradizioni che comunicano attraverso l’infinita rivelazione dei suoi segni.
Segni che l’indagine, amorosa e interamente affondata nella specificità del “mestiere”, condotta da Valentini, ha incessantemente scrutato dentro il labirinto delle reciproche relazioni, rintracciando nelle fenomenologie primarie della materia – la zolla, i colori della terra, l’alfabeto delle sue fenditure... – la dimensione simbolica densa e palpitante che ne conserva la sconfinata memoria culturale: quella stessa memoria che si riassume nella atavica complessità del gesto del vasaio, tanto insistentemente accarezzata dall’immaginazione di Valentini nel corso dei suoi secondi, troppo brevi, anni creativi.