Natura morta del XVII e XVIII secolo
Si presenta per la prima volta una spettacolare raccolta di oltre 50 dipinti raffiguranti ‘Nature morte del XVII e XVIII secolo’ in buona parte provenienti dalla prestigiosa Collezione dell’Accademia Carrara di Bergamo.
Comunicato stampa
Accanto ai temi “nobili” della pittura di historia a soggetto sacro e profano, a partire dai primi decenni del XVII secolo si diffuse a Roma, e successivamente in altre importanti città italiane, uno spiccato interesse nei confronti dei generi cosiddetti “minori” quali la natura morta, la battaglia, il capriccio architettonico e il paesaggio.
Questo progressivo cambiamento di gusto fu favorito dalle nuove committenze provenienti dalle famiglie nobili e aristocratiche che andavano via via rinnovando l’arredo delle fastose residenze di città e dei palazzi di campagna, i cui saloni venivano abbelliti con dipinti raffiguranti ariosi paesaggi delle colline laziali (si pensi agli straordinari esempi offerti da Nicolas Poussin, dal Domenichino, da Claude Lorrain e da Gaspard Dughet), scene di vita quotidiana ambientate nelle zone periferiche dell’Urbe (mi riferisco alle opere dei “bamboccianti romani” quali Michelangelo Cerquozzi, Jan Miel, Pieter van Lear), scontri in battaglia (memorabili per intensità i capolavori di Salvator Rosa e di Jacques Courtois detto il Borgognone) e nature morte raffiguranti vasi di fiori, cesti di frutta, ghirlande floreali, tavole imbandite, trionfi di cacciagione. Come poc’anzi accennato, fu nella Roma della fine del XVI secolo che si crearono le condizioni culturali ed accaddero eventi artistici tanto rilevanti da determinare la nascita del nuovo soggetto della natura morta – inteso non più secondo la concezione rinascimentale di complemento secondario alle iconografie di historia, ma come opera d’arte autonoma godibile quale rappresentazione della natura a sé stante – destinato a riscuotere crescente fortuna e apprezzamento presso la committenza privata.
Il grande Giubileo del 1600 rappresentò per la città e per la Chiesa cattolica, impegnata da decenni a contrastare il protestantesimo, l’occasione per riaffermare la propria supremazia. Durante i preparativi del Giubileo si venne a creare a Roma, specialmente sotto il pontificato di Papa Sisto V (1585-1590) e di Clemente VIII (1592-1605), un clima culturale frizzantissimo: negli anni a cavallo tra ‘500 e ‘600 l’Urbe riuscì ad attrarre i migliori artisti italiani e stranieri del momento quali il giovane Caravaggio, Annibale Carracci, Domenico Fontana, Paul Brill e Adam Elsheimer, solo per citarne alcuni. E fu proprio qui che il genio del Merisi concepì quella che può essere considerata la prima natura morta “autonoma” della storia della pittura in Occidente, la celeberrima Canestra eseguita verso il 1596-1597 circa per il cardinale Federico Borromeo, oggi conservata presso la Pinacoteca Ambrosiana di Milano. Dal sommo esempio del Caravaggio, che ottenne da subito presso gli artisti e i collezionisti contemporanei grandissima ammirazione, iniziò la gloriosa stagione della natura morta italiana. Un filone artistico interpretato da numerosissimi pittori, alcuni dei quali ancora celati dall’oblio dei secoli, che da Roma si propagò rapidamente verso Napoli, Firenze, Genova e Milano dove Fede Galizia e Panfilo Nuvolone dipinsero nel primo-secondo decennio del ‘600 le prime nature morte lombarde che ancora oggi impressionano per la capacità d’indagine lenticolare del dato naturale.
L’epoca del Barocco sancì la definitiva consacrazione della nuova iconografia della still life che, grazie anche ai modesti prezzi praticati dalle botteghe degli artisti, trovò amplissima diffusione non solo presso i prestigiosi collezionisti, ma anche presso le classi sociali medie arricchitesi con il fiorire dei commerci. Per dare un’idea dell’enorme richiesta di nature morte, basti ricordare che a Roma nell’ultimo quarto del ‘600 erano attivi più di cento pittori che si dedicavano esclusivamente a tale soggetto, capeggiati dal grande Abraham Brueghel, autore di straordinari capolavori che colpiscono per il loro fasto, sontuosità e raffinatezza pittorica. Accanto a delle realtà cittadine ancora in pieno fermento quali Milano, Genova, Venezia e Roma e a personalità artistiche di rilievo che ebbero una produzione eccezionalmente vasta pur lavorando in centri di provincia (si pensi a Felice Boselli, Margherita Caffi, Elisabetta Marchioni, Gian Domenico Valentino), nel corso del XVIII secolo si assistette in Italia ad un lento declino del mercato della natura morta che toccò il suo apice nei primi decenni dell’Ottocento allorquando si affermarono nuove iconografie d’impronta romantica appositamente ideate dagli artisti per soddisfare le sofisticate tendenze estetiche della nascente classe borghese.
Dopo aver proposto varie e interessanti mostre la Pinacoteca Mus’a presenta in collaborazione con l’Accademia Carrara di Bergamo, una nuova importante mostra d’arte antica dedicata all’affascinante soggetto della natura morta. L’occasione irripetibile è quella di mostrare al pubblico per la prima volta riuniti i dipinti più significativi costituenti il corpus di still life di proprietà del Museo bergamasco – la maggior parte dei quali non visibili perché custoditi nei depositi – nonché di presentare le importanti scoperte emerse dopo l’accurato studio critico-filologico condotto dal curatore Davide Dotti che ha portato alla luce l’elegante Bouquet di fiori entro vaso istoriato bluette di Francesco Mantovano maestro di origini lombarde attivo a Roma verso la metà del Seicento sulla scia del grande Mario Nuzzi detto Mario dei Fiori – la Natura morta all’aperto con galli, anatra, oca e piccioni già ritenuta di scuola emiliana della fine del XVII secolo ma in realtà eseguita intorno al 1680-1690 dal milanese Angelo Maria Rossi e il raffinatissimo Mazzo di Rose entro boccia di vetro dell’emiliano Adeodato Zuccati. Accanto ai trenta capolavori dell’Accademia Carrara, quali gli straordinari dipinti con Strumenti musicali di Evaristo Baschenis e di Bartolomeo Bettera, verrà proposta una selezione di nature morte italiane provenienti da prestigiose collezioni private, che consentirà al visitatore di apprezzare esempi della produzione dei massimi esponenti delle diverse scuole pittoriche regionali che interpretarono secondo differenti declinazioni estetiche il soggetto della still life.
Le opere delle raccolte private, alcune delle quali inedite, sono state selezionate secondo un rigoroso criterio filologico che permetterà di instaurare puntuali “dialoghi critici” con i lavori della Carrara. Ad esempio, il dipinto del misterioso Maestro SB raffigurante Prosciutto, sfogliatella, salame, cavolo, provole, formaggio e cesto con legumi, conservato nei depositi del museo bergamasco verrà affiancato alla simile versione autografa di collezione privata modenese datata “1652” unitamente alle tre belle opere conservate presso la Pinacoteca Mus’a di Sassari sempre dello stesso artista e vera scoperta della mostra attuata dal curatore Dotti e dalla direttrice del Mus’a Alma Casula; i Due polli spennati appesi ad un muro del piacentino Felice Boselli della Carrara saranno accostati alla replica autografa di medesimo soggetto, leggermente più tarda, di raccolta privata mantovana; dopo più di quindici anni si potrà rivedere unito uno dei rarissimi pendant del grande Evaristo Baschenis raffigurante Strumenti musicali, statuetta e tendone ed Interno di cucina con pollame (Brescia, collezione privata). Inoltre, dopo il recente ritrovamento effettuato da Dotti, verrà esposta in anteprima una delle più significative coppie di tele raffigurante Poiana di profilo e Poiana con strolaga del nobile-pittore bresciano Giorgio Duranti, specialista nel ritrarre con epidermico realismo i rapaci e gli uccelli di palude che anticamente popolavano il territorio.
La mostra “Natura morta del XVII e XVIII secolo dalle collezioni dell’Accademia Carrara di Bergamo” sarà quindi l’occasione imperdibile per emozionarsi di fronte ad una significativa selezione di dipinti eseguiti da artisti dotati di esimie capacità tecniche e pittoriche che, avvalendosi di estro creativo e raffinata sensibilità estetica, seppero conferire alla natura quello splendore e quella vitalità che ancora oggi meravigliano e seducono lo spettatore.