Nemanja Cvijanović – Dico sempre ciò che penso
In occasione di Artissima la Galleria Massimodeluca è lieta di annunciare la personale di Nemanja Cvijanović Dico sempre ciò che penso ospitata presso La prima.
Comunicato stampa
In occasione di Artissima la Galleria Massimodeluca è lieta di annunciare la personale di Nemanja Cvijanović Dico sempre ciò che penso ospitata presso La prima. Il progetto, curato da Daniele Capra, raccoglie nuove opere dell’artista che affrontano le questioni dell’autocensura e della rimozione dell’ideologia marxista dal campo della politica portato avanti dalle classi dirigenti dei paesi occidentali, a partire dalla caduta del Muro di Berlino. La mostra è legata con un fil rouge allo stand che la Galleria Massimodeluca presenterà ad Artissima, dedicato alla voce e alla parola, e anticipa i temi del talk Peccato di novità. Arte e censura in Italia, ospitato in fiera sabato 2 novembre alle 13.30, in cui l’artista si confronterà con Giacinto Di Pietrantonio e Flavio Favelli.
Dico sempre ciò che penso muove dalla constatazione del progressivo smarrimento ideologico dell’epoca in cui stiamo, caratterizzata da processi antropologici, sociali e politici che hanno condotto ad una complessità inestricabile dei fenomeni economici, frequentemente scambiata per opportunità e occasione individuale. Tale inestricabile groviglio è anche il frutto della crisi di valori delle classi dirigenti ed intellettuali di sinistra, che si sono autocensurate (e tradite), per il senso di colpa verso il proprio passato e per un sostanziale disinteressamento alle questioni della giustizia sociale ed economica, rispetto a cui sono stati scarsi i contributi teorici di spessore. Mai come oggi, se da un lato la complessità non consente più di impiegare concetti come quello di classe, evidentemente troppo rigido, da un lato le diseguaglianze hanno continuato a proliferare, approfittando del clima di sfrenato individualismo e della tendenza a rimuovere e marginalizzare, oscurandolo, il conflitto.
Dico sempre ciò che penso nasce da un’esigenza di chiarezza da parte dell’artista e dalla necessità di fare una scelta di campo. Grazie ad una scritta neon che riapre i marginati di una ferita che troppi vogliono ignorare, a collage e sculture chi si richiamano agli immaginari del modernismo e della politica del Novecento, a una pittura gestuale che diventa all’improvviso sociale, Cvijanović fa rivivere un furore ideologico che è forse labile presenza nella nostra memoria, ma che forse non è spento del tutto. Quella dell’artista è un’analisi che parla inevitabilmente della nostra condizione di smarrimento post-ideologico, del nostro fallimento attuale di cittadini, con la speranza inconfessabile che un cambiamento di rotta sia invece possibile.
La ricerca di Nemanja Cvijanović (Rijeka, Croazia, 1972) è focalizzata sulla scultura, dell’installazione e sull’uso della parola. Centrale nella sua pratica sono i temi di natura storica e le analisi di carattere socio-politico. Ha esposto in spazi pubblici come MAXXI, Roma, Centre for Contemporary Art Ujazdowski Castle, Varsavia (PL); Autostrada Biennale, Prizren (RKS); Manifesta 9, Genk (B); MSU, Zagabria (HR); CAMeC, Bergamo; NCCA National Center of Contemporary Art, Mosca (RUS); Škuc, Lubiana (SLO); MMSU, Rijeka (HR); Museion, Bolzano; Biennale of Urbanism-Architecture, Nantou e Shenzhen (CHN); Rotor, Graz (A); Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia; MGML, Lubiana; 54. Biennale Arte di Venezia, Trieste; Guangdong Museum of Art, Guangzhou (CHN); Tranzit, Bratislava (SK), Camera Austria, Graz; Nomas Foundation, Roma; Contemporary Art Platform, Londra (GB); HDLU, Zagabria; Galleria Comunale di Arte Contemporanea, Monfalcone (Go); Fondazione Berengo, Venezia; Kulturni Centar Beograda (SRB).
Vive e lavora a Rijeka e Venezia.