Nerina Toci – Il nero come luce possibile

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO DUCALE
Piazza Aranci 35, Massa, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal lunedì al sabato dal 4 giugno al 1 luglio dalle 16.30 alle 19

Vernissage
04/06/2022

ore 18,30

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Nerina Toci
Curatori
Davide Di Maggio, Mauro Daniele Lucchesi
Uffici stampa
ILOGO
Generi
fotografia, personale

mostra della fotografa Nerina Toci (Tirana, 1988), dal titolo “Il nero come luce possibile” promossa dall’Associazione Quattro Coronati e dalla Fondazione Mudima di Milano a cura di Mauro Daniele Lucchesi e Davide Di Maggio.

Comunicato stampa

Si apre sabato 4 giugno - inaugurazione alle ore 18.30 - nel Palazzo Ducale di Massa, Piazza Aranci 35, la mostra della fotografa Nerina Toci (Tirana, 1988), dal titolo “Il nero come luce possibile” promossa dall’Associazione Quattro Coronati e dalla Fondazione Mudima di Milano a cura di Mauro Daniele Lucchesi e Davide Di Maggio. Il percorso espositivo presenta un'ampia selezione di fotografie dove il bianco e il nero sono il filo conduttore principale. “Dove c’è molta luce, l’ombra è più nera”, scriveva Johann Wolfgang Goethe. Le figure, corpi e anime, fluttuano sulla superficie dei lavori fotografici di questa artista albanese già molto apprezzata in ambito internazionale, portando con sé il dolore e la passione che le hanno generate. La luce e il buio sono costantemente presenti, ma nessuno dei due prevale sull'altro, anzi spesso il buio, il nero, “illumina” di più, quasi a sottolineare che non vi è un abisso, un buco nero, ma un pensiero che va oltre la linea di sofferenza e mistero, delimitata dalla superficie della fotografia.

“Questi scatti sono il segno di una ricerca intensa - spiegano i due curatori - che non dà spazio a preziosismi, lasciando ben visibili le imperfezioni del suo corpo, anche Nerina Toci, “ricama” i bordi e le imperfezioni del corpo. La bellezza canonica non abita le sue immagini, al contrario riporta a canoni di bellezza classica, quasi onirica. Esiste un'evidenza nuda e cruda, senza veli e compromessi, oltre gli stereotipi e il non vero. I suoi lavori, - proseguono - si risolvono in una evocazione quasi drammatica, misteriosa, che fa della sofferenza interiore una sorta di simbolo del destino. La fotografa lavora quindi su una sorta di sacralità del corpo femminile e sulla fisicità dello spirito. A partire dal nero, supera l'effimero e rende visibile la durata del transito umano in questa vita. I corpi come ultimo bastione della nostra capacità di conoscere e di esprimere il mondo di fronte alla sua crescente impenetrabilità, le figure come manichini, ciò che rimane dopo che la vita è passata.

Le ombre, le geometrie, i boschi e i corpi si susseguono nei suoi lavori, testimoni del mondo di Toci, che osserva con estrema attenzione tutto quello che accade attorno a lei e lo “modifica” come vorrebbe che fosse. Il suo occhio “sente” ciò che noi non vediamo e ci ricorda attraverso le sue immagini - concludono Mauro Daniele Lucchesi e Davide Di Maggio - come fare a essere e a diventare, nella gioia e nel dolore, esseri umani”.