Nicol Squillaci – Naturalmente Nicol
Mostra personale della giovane artista N. Squillaci che presenta, con acquerelli ed acrilici, il suo mondo d’elezione, animale, vegetale e marino.
Comunicato stampa
Giovane è giovane, promettente è promettente, talentuosa pure: è il ritratto di Nicol Squillaci, artista ventiquattrenne che, dopo alcune esperienze simili, si riaffaccia nuovamente alla ribalta di Portovenere con la personale “NATURAlmente Nicol”, in calendario alla Sala Mantero, in via Cappellini 99, dal 25 al 30 giugno, con inaugurazione domenica 25 giugno, alle ore 17,30.
Per la mostra (aperta ogni giorno dalle ore 10 alle 12 e dalle 18 alle 24), Nicol ha scelto dalla sua produzione i quadri che più la rappresentano, con temi tratti appunto dalla natura: ed ecco, vortici di colore, acrilico o acquerello, delineare il piumaggio di un tucano oppure un’onda marina che sembra emergere dalla tela per inondare chi guarda. Un’impronta scura, con nuances più chiare, rivela un grande pesce, mentre tanti piccoli tocchi variopinti vanno a formare lo scorcio di una delle Cinque Terre, in un’atmosfera quasi onirica.
Ispirazione e tecnica non mancano di certo a Nicol che, nonostante la giovane età, ha potuto affinare estro e abilità, anche alla scuola della vita. Nata quasi con il pennello in mano (imparato a maneggiare a soli tre anni), ha coltivato la sua passione per la pittura prima al liceo artistico di Spezia e poi partecipando a tutte le manifestazioni artistiche del circondario e non solo, mettendosi alla prova in collettive, estemporanee e concorsi.
Cresciuta nell’epoca di massima diffusione dei media informatici, Nicol trae – com’è naturale - spunto dagli effetti dei software grafici, ma va ben oltre la digital-art, riappropriandosi di una tecnica pittorica “pulita” ed estremamente originale, a cavallo tra l’astrattismo e il figurativo tout court.
All’esposizione di Portovenere, Nicol Squillaci affida il suo messaggio di giovane sensibile, sinceramente appassionata a tematiche e problemi ecologici, e di artista consapevole della propria vocazione ma sempre pronta a nuove sfide. Molto godibile, la mostra “NATURAlmente NICOL”, permetterà di conoscere da vicino una delle più interessanti pittrici nel panorama artistico italiano. Viene da chiedersi, cosa farà (e dove arriverà) da grande…
Chi è Nicol Squillaci
Dal 2015, l’artista fa parte della spezzina UCAI e del circolo culturale San Martino di Durasca, Follo, dove si fa notare alla collettiva organizzata da Giobatta Framarin. Nello stesso anno, segue un corso di acquerello e di percezione del colore (che diventa la sua caratteristica saliente), tenuto da Mirella Raggi, e nel dicembre è segnalata al Concorso di pittura “Piccoli Scrigni, Grandi Tesori”. Sempre nel 2015 (a 22 anni!) riceve il Premio Speciale Giovani, alla IV edizione del concorso internazionale “Le Grazie Portovenere - La Baia dell’Arte” e, all’Estemporanea notturna “Il Menhir”, a Villafranca Lunigiana (Ms), si distingue con il suo “Tucano”, un acrilico luminosissimo di 120 x100 (oggi in collezione privata), partecipando poi anche alla collettiva del Chiostro di San Francesco, nella stessa cittadina.
In seguito, prende parte al V Simposio arte e cultura al parco Shelley di San Terenzio, all’XI Estemporanea di pittura Angoli e dintorni di Castagnetola e al Simposio di pittura e scultura “Artisti in piazza” a Pianello in Nicola di Ortonovo, con la critica del professor Giuseppe L. Coluccia.
I suoi lavori stanno incontrando il favore del collezionismo più esperto e dei critici più attenti. Il curatore della personale di Portovenere, Antonio Giovanni Mellone, ha detto di lei:
Quando le Muse ritrovano il sorriso
Perché Nicol? Perché l’Arte si riappropria finalmente delle sue prerogative: tecnica e creatività, equilibrio e fantasia, colore e disegno, modernità e tradizione. Un cocktail ideale in una godibilissima interprete del proprio tempo, di un’arte senza tempo. E una dotazione autocritica invisa ai “contemporanei crostaioli”, osannati da esegeti da bar-sport e artisticamente “uccisi” da overdose di self-esteem.
Con le pennellate incredibilmente sicure per una della sua età, con le tessiture “pulite” che ricordano – ma solo per riferimenti tecnologici - quelle dei filtri di un software di elaborazione dell’immagine, così abusati dalla digital-art e dalla grafica glaciale di un videogame in 3D, la giovanissima Nicol compie una full immersion nei paradisi naturalistici di Henri Rousseau, li riscatta dalla caratura naive e dagli intrichi vegetali del vecchio “Doganiere”, “semplificando” e puntando su emozioni puramente espressioniste. Ma nemmeno ignora la lezione fauve di Matisse e Derain, per le esplosioni di colori nascenti. In antitesi con il grigiore delle attuali mode che non offrono riparo dal malinconico isolamento culturale dell’arte contemporanea, con le loro funeree “cento sfumature di nero”, forse adatte ad un asettico attico “di tendenza” di Manhattan, o a un loft del Bronx, ma estranee al gusto “fisiologico” di un imprinting italianissimo. E forse allo stesso Mark Rothko.
Nicol supera i suggerimenti “digitali” – presi solo come pretesto e in questo rivela la tempra di artista doc - con l’uso degli strumenti della tradizione: pennello e tavolozza. Lei sa bene – ed è proprio questo il lato più sorprendente della sua personalità – che la cosiddetta “ispirazione” è solo una fola inventata da un’agiografia “di maniera” e che la verità riposa nel mondo interiore di un artista, nelle sue emozioni, nella sua visionarietà, ma anche nel suo percorso esperienziale, che Nicol ha inaugurato assai precocemente (il che ci lascia immaginare che cosa diventerà tra una decina d’anni questa talentuosa ragazza).
Nascono così i tucani, pazzi di colore, gli animali che sanno di vita primordiale, le vedute delle Cinque Terre - libere dal “cartolinesco” con cui ci affliggono troppi maldestri paesaggisti da sottobosco culturale italico - i girasoli che avrebbero entusiasmato Vincent van Gogh. Ed è straordinario che tutto questo provenga da una figuretta esile e slanciata, che sta tra la pedana di un defilè di moda e la verve espressiva di Berthe Morisot e di Mary Cassat, con la prospettiva di un avvicinamento a Kandinskij: una giovane donna che è una forza della Natura e che dalla Natura riceve tutta la sua spinta creativa.
In questa “seconda uscita” importante a Portovenere, Nicol ci offre un saggio del suo eclettismo espressivo-emozionale, che tende a una misurata astrazione: in alcuni acquerelli, per esempio, i riferimenti convenzionali si stemperano in costellazioni formali e tonali, che anticipano un futuro capace di restituirci la speranza e che sta già smentendo le malinconiche, sacrosante considerazioni di Philippe Daverio sulla trasformazione dell’artista “calligrafo” nel moderno “tastierista” da computer. Ebbene, Nicol è il felice ritorno all’”hand-made”, alla calda solidità del colore e alla ri-proposizione delle forme: la nemesi vivente sugli insulsi monocromi e sui “concettualismi” che avviliscono le pareti “à la page” di mezzo mondo. Da una ragazza del XXI secolo - epoca di cocenti disillusioni - non ce lo saremmo mai aspettati. Ed è già questo, di per sé, un piccolo miracolo italiano.
Antonio G. Mellone