Nicola Gobbetto – All you can eat
Dimora Artica presenta All you can eat, mostra personale di Nicola Gobbetto a cura di Andrea Lacarpia.
Comunicato stampa
Dimora Artica presenta All you can eat, mostra personale di Nicola Gobbetto a cura di Andrea Lacarpia.
La mostra si svolge nell’ambito della collaborazione tra Dimora Artica e Galleria Arrivada, in una sinergia che nasce dalla stima e dal comune impegno nella promozione dell'arte contemporanea.
Osservando il mondo esterno, la mente dell’uomo tende ad antropomorfizzare lo spazio e gli oggetti che lo circondano, rapportandoli alle proporzioni delle membra umane. Tale processo è innato e ha origine nella percezione a livello neuronale che ripete interiormente ciò che vede all’esterno di sé, traducendone l’immagine in termini corporei. Il corpo e la mente formano un unico organismo che, relazionandosi con il mondo, agisce spinto dalla necessità di soddisfare il piacere anche attraverso le rappresentazioni che formano la produzione culturale. L'immaginazione è quindi strettamente connessa alla soddisfazione del desiderio tramite artefatti, sostituti simbolici forniti dalla mente.
Nel linguaggio mitico è costante la personificazione delle energie pulsionali in figure antropomorfe ma anche gli spazi e gli oggetti sono spesso associati alla forma umana, come nei racconti fantastici in cui gli oggetti inanimati prendono vita.
Dopo aver affrontato, nell’ultimo progetto personale Hands up hands tied alla Galleria Davide Gallo, il tema del percorso iniziatico che porta l’eroe all’autocoscienza, nella mostra in Dimora Artica Nicola Gobbetto concentra l’attenzione sull’atto creativo, in particolare sul momento che precede la genesi di un’idea. Il progetto si sviluppa come un racconto mitico composto da simboli e metafore, in cui i processi biologici e l’immaginazione, insieme al susseguirsi di ordine e disordine, sono uniti nel processo di trasformazione dell’energia pulsionale.
L’innata tensione rinviante che porta l’uomo ad espandersi nello spazio può rendere bulimico il rapporto con il piacere e l'autoaffermazione, in una ricerca della performance maggiore possibile che Gobbetto illustra mettendo sullo stesso piano la sessualità, lo sport e la creazione artistica, uniti dalla necessità di confrontarsi con i limiti del corpo.
Lo spazio di Dimora Artica è interpretato da Gobbetto come un organismo umano in cui il piano terra è il luogo dei processi biologici, un ampio ventre che assimila nutrimento dal mondo esterno, e il soppalco è la mente in attesa di stimoli per creare e rimettere in circolo l’energia vitale.