Nicolò Quirico – Palazzi di parole
Nicolò Quirico costruisce in immagini prive di autoreferenzialità, i nuclei costruttivi essenziali dello spazio metropolitano, catturandoli con uno sguardo che carpisce il flusso di vitalità che da essi nasce o che in essi si cela.
Comunicato stampa
Proseguono le mostre al nuovo spazio BVK. Inaugurato in febbraio con la personale del duo cileno WALKA che ha portato in laguna la sua arte orafa, ora è la volta di Nicolò Quirico, artista che utilizza la fotografia e i libri per raccontare le architetture delle nostre città in opere fotografiche ricche di materia.
“[…] Nicolò Quirico non va considerato un fotografo di architettura pur essendosi con questa confrontato con un approccio originale e suggestivo. Viste da lontano, infatti, le sue immagini sembrano puramente descrittive ma, osservate da vicino, rivelano una complessa struttura frutto di una personalissima ricerca che tiene conto di molti piani espressivi. […]” (da: Fra classicità e audacia di Roberto Mutti)
Edifici storici, icone e palazzi di periferia vengono riletti fotograficamente e uniti a parole, fusi in un’unica materia che riaffiora dalla stampa fotografica realizzata appositamente per questo progetto: collages di pagine di libri d’epoca che mettono in evidenza la componente più importante, gli abitanti dell’Urbe, con le loro vite e le loro voci:
“[…] Ogni edificio è vita che si è scritta e si sta scrivendo; ogni pagina di libro è un mattone che costruisce un edificio della nostra cultura. […]” (da: Le città visibili di Giacomo Ambrosi)
Nicolò Quirico si occupa di comunicazione visiva ed editoria, dal 1985, anno in cui si è diplomato all’Istituto Statale d’Arte di Monza.
Dal 1996 al 2004 si occupa dell’organizzazione del premio Morlotti-Imbersago e dà inizio alle sue ricerche artistiche, partendo dall’utilizzo del mezzo fotografico per creare installazioni di matrice concettuale. Ne nascono raffinati incontri tra immaginazione e memoria, tra storia e fantasia, come la mostra itinerante dedicata al fiume Adda e il Bestiario dell’ora blu, pubblicata sulla rivista Il fotografo.
Nel 2009 vince la seconda edizione del Premio nazionale organizzato dalla Fondazione Vittorio e Piero Alinari di Firenze Fotografare il territorio.
Ha esposto in fiere e mostre d'arte con le gallerie: Costantini Art Gallery - Milano, La Contemporanea - Torino, Must Gallery - Lugano, RobertoRotta Farinelli - Genova, Stefano Forni - Firenze, Temporary Art Gallery Paola Sosio - Milano, Civiero Art Gallery - Diano Marina.
www.quirico.com
Palazzi di Parole
Strade, piazze ed edifici sono realtà che accompagnano quotidianamente la vita di tutti noi, sono elementi fondamentali che ci rappresentano, che ci mostrano per quello che siamo.
Nicolò Quirico costruisce in immagini prive di autoreferenzialità, i nuclei costruttivi essenziali dello spazio metropolitano, catturandoli con uno sguardo che carpisce il flusso di vitalità che da essi nasce o che in essi si cela.
Sono frammenti di città che si animano nel momento in cui non sono apparentemente più contaminate dalle presenze umane, e che mostrano la vita che li costituisce, intima e arcana, come ce la narra il presente intriso di storia. L’attenzione è focalizzata sulle presenze che nascondono e contengono tutta la nostra esistenza, quella privata ma
anche quella pubblica, della vita di relazione. Le città si mostrano così come sintassi di eventi spaziali e programmatici, la cui natura è in un costante stato di flusso spesso non misurabile, incomprensibile e imprevedibile.
In queste immagini lo spazio non viene dato mai per scontato, ma ha bisogno di essere osservato e riconosciuto per parlare all’occhio, svelando la vita nascosta nei luoghi che sono punti di partenza e di arrivo, riflessioni sulla città e sul nostro esistere in essa. È la seduzione del sensibile delle città colte nella loro incantata realtà, quella che Quirico ricostruisce partendo da istantanee fotografiche, che si arricchiscono e si legano ai molteplici aspetti del reale, attraverso il rilievo dato ai riferimenti culturali dei luoghi fotografati e la scelta dei testi utilizzati come base per le stampe. Seguiamo percorsi, ci sorprendiamo del nostro guardare, ci troviamo improvvisamente davanti a scorci architettonici che narrano la città nelle sue sfaccettature, come somma di varianti, che registrano movimenti inaspettati e misteriose convergenze.
La vita e la memoria si mescolano così attraverso flussi di parole che affiorano dietro le immagini: sono voci e suoni, storie e pensieri che, attraverso i collages delle pagine di libri d’epoca, emergono attraverso la stampa fotografica. E i libri e la loro materia tipografica sono parte fondamentale del lavoro di Quirico e creano una fitta rete di corrispondenze attraverso i caratteri, l’impaginazione e l’aspetto grafico, facendo eco alle geometrie degli edifici, sostanziandone quasi la struttura. Libri “smontati” per essere rimontati, edificati attraverso le parole come palazzi, che mostrano caratteri iconici su carte che si piegano e sovrappongono in modo ogni volta unico, così da creare opere diverse l’una dall’altra.
E così anche il rapporto fra dentro e fuori, fra lontananza e vicinanza e la sintesi fra immagine, vita e memoria si divaricano ed è come se l’inquadratura si aprisse su un altrove che trascina lo sguardo dentro le cose e l’interno delle cose verso lo sguardo, dilatandolo in ogni direzione. La percezione fende e allarga sul reale ciò che le abitudini sensoriali e intellettive ritengono l’unica realtà, in fotografie che riconfigurano gli equilibri fra concetti e immagini, con lucidità e precisione.
Le opere di Quirico sono contrazioni dell’immagine reale con quella sognata e con quella costruita, immagini cifrate con molte possibilità di lettura da intuire e scoprire, partendo dall’orizzonte di una città. È un invito alla scoperta della bellezza nei suoi risvolti più imprevedibili, attraverso punti di vista inediti, preziosi perché vitali, e il cui fascino sta nella capacità di comunicare un senso di giocosa ricchezza mentale.
Alessandra Frosini