Nightmare Before Christmas
Nightmare Before Christmas presenta il lavoro di artisti italiani e stranieri che attraverso l’utilizzo di mezzi espressivi diversi – dalla pittura alla fotografia, dall’illustrazione alla scultura – raccontano storie torbide ambientate in paesaggi metropolitani dall’atmosfera cupa.
Comunicato stampa
Nightmare Before Christmas presenta il lavoro di artisti italiani e stranieri che attraverso l’utilizzo di mezzi espressivi diversi - dalla pittura alla fotografia, dall’illustrazione alla scultura - raccontano storie torbide ambientate in paesaggi metropolitani dall’atmosfera cupa.
Ad accomunare i lavori esposti non è tanto un genere o una tematica quanto il tono, l’umore, una certa aria di mistero. Citando il cartoon di Tim Burton, il titolo sottolinea con ironia il carattere buio e lugubre della mostra, il suo taglio dissacrante e pungente certamente in contrasto con il periodo pre-natalizio in cui si tiene l’evento.
Insicurezza, angoscia, nevrosi sono dunque gli stati d’animo riflessi nei diversi lavori esposti. Figure inquietanti e furtive si muovono su scenari notturni caratterizzati da forti contrasti luminosi e da un cromatismo acido. Manca il caso da risolvere, manca il finale consolatorio, sono solo passaggi percettivi e cognitivi verso il lato oscuro dell’esistenza.
Tuttavia, anziché svelare i segreti reconditi dell’uomo contemporaneo, ogni lavoro in mostra sembra addensarne il mistero. Sono identità sospese quelle che compaiono nella fotografia di Claudia Rogge (Dusseldorf 1965). Difficile interpretarne la posa, i gesti inconsueti, automatici e ripetitivi. Si tratta di giovani alienati da se stessi oltre che dalla realtà circostante; sono immagini ambigue che celano una vaga ossessione, tra esaltazione e torpore. Il contatto con il reale si perde anche nei labirinti di segni di Sergio Fermariello (Napoli, 1961) dove il percorso non è mai lineare e il tempo confuso. Sono tracciati, rebus, trappole semantiche, una forma di scrittura che ad ogni lettura allude a una storia differente.
Si perde traccia dell’immagine nelle tele di Piero Pizzi Cannella (Roma 1955). Ciò che un tempo era evidente si disfa in allusioni visionarie e simboliche. Raffinate, enigmatiche, le sue opere sono cariche di segni criptici. Anche Davide La Rocca (Catania 1970) lavora sulla decostruzione del reale attraverso una pittura frammentata in infiniti piccoli segni. Dalla minuziosa lavorazione della superficie pittorica prendono spesso vita immagini cinematografiche con forti rimandi al genere noir.
E’ ironico e graffiante il mondo in bianco e nero di Fausto Gilberti (Brescia 1970) abitato da omini stilizzati divenuti tratto distintivo dell’artista. Sulle sue tele aleggia un’atmosfera pungente, dark, ispirata alla cronaca e dunque spaventosamente reale.
Max Neumann (Saarbruecken 1949) dipinge silohuette piatte e statiche, ombre indefinite e silenziose, lontane da qualsiasi forma di individualismo. Sembrano riflettere il silenzio, il caos e la solitudine dell’uomo contemporaneo.
Protagonisti vulnerabili, sopraffatti dagli eventi, corpi immobili dalle posture innaturali, congelati in un tempo eterno, carichi di rimandi simbolici universali. Nelle fotografie di CORPICRUDI (Samantha Stella e Sergio Frazzingaro / Genova 1971 e 1966) più che una storia troviamo un discorso, ossia una serie di scelte stilistiche attraverso cui gli artisti manipolano il reale trasgredendo l’ordine apparente delle cose.
Pescano nelle profondità del disagio esistenziale gli scatti di Silvia Noferi (Firenze 1977) all’amica Angelina e al suo cane. Intenti a compiere i loro rituali quotidiani, i due protagonisti diventano metafora di un disorientamento collettivo.