Nika Neelova – Glyphs
Element by Noire Gallery è lieta di annunciare “Glyphs”, mostra personale di Nika Neelova, a cura di Domenico de Chirico.
Comunicato stampa
Element by Noire Gallery è lieta di annunciare “Glyphs”, mostra personale di Nika Neelova, a cura di Domenico de Chirico.
Un glifo, dal greco γλύφω (glýphō), "incidere", indica ab origine un qualsiasi segno, inciso o dipinto: un ornamento architettonico costituito da un incavo a sezione tonda o angolare, una barra rettilinea o curvilinea e, in antichi sistemi di scrittura geroglifica, un segno di base consistente in un’immagine di carattere naturalistico o geometrico, fortemente stilizzata, associata a un fonema o a un simbolo matematico.
A tal proposito e per dirla con Dante, “Glyphs” è un insieme di «tutte le corpora celestiali e le elementali», un agglomerato di atomi e segni ormai decodificati e leggibili ed utilizzati da Nika Neelova per sviluppare un nuovo modo di concepire l'ortografia, intesa come grande sistema dell'insieme di tutte quelle norme che regolano la creazione finalizzata alla comunicazione.
Nell'epoca geologica attuale, altrimenti detta antropocene, nella quale le cause principali delle modifiche territoriali, strutturali e climatiche vengono attribuite all'essere umano e alle sue attività invasive, la ricerca artistica di Nika Neelova si concentra su tutte quelle linee che tracciano l'interrelazione e la continuità di scambio tra il corpo umano, lo spazio architettonico circostante e la geologia della terra in tutta la sua complessa morfologia.
Ispirate dalla ricerca multidisciplinare sui manufatti che formano il mondo circostante e utilizzando narrazioni sia preesistenti sia immaginarie, le opere scultoree di Neelova sono spesso create utilizzando materiali architettonici recuperati da ambienti vissuti, conciliando oggetti riconoscibili e morfologicamente non identificabili e sottolineandone le loro qualità intrinseche, prescindenti dal loro utilizzo. Riducendo intere strutture alle loro unità minime ed essenziali e attribuendo grande importanza alle trasformazioni dei materiali, le sculture si concentrano sui processi dei materiali stessi coinvolti e nella traslazione delle loro finalità decodificandone gli scopi, mettendo in atto i processi utilizzati per modellarli, alterando le loro strutture interne e liberando così i medesimi dal loro significato prestabilito. L'opera, nella sua totalità, esplora la fluidità della materia nel corso del tempo e ciò si manifesta in uno stadio che vacilla tra l'organico e l'inorganico, tra i reperti archeologici e i detriti futuristici del proto-pianeta.
“Glyphs” prende forma attraverso stratigrafie e lemniscate: le prime fanno chiaramente riferimento allo studio stratigrafico del terreno e alla distinzione dei vari strati contenenti materiale archeologico permettendo sia di fissare una cronologia relativa basata sulla successione degli strati sia di determinare una cronologia assoluta tramite i raggruppamenti di materiali e l’associazione dei vari elementi di uno stesso strato.
Questa serie di stratigrafie deriva da un metodo che consiste in applicazioni giornaliere di polveri da studio fatte di chimica, colori, trame delle formazioni geologiche artificiali e residui sospesi in jesmonite. Il processo di sedimentazione viene replicato a mano al fine di
ricreare degli aggregati naturali composti da minerali e detriti apparentemente provenienti da una geologia artificiale post-umana.
Questo processo sottolinea il passare del tempo, attraverso un processo retrogrado, cancellando gli strati e rendendoli invisibili, con lo scopo di comprenderne l'evoluzione e il cambiamento; le seconde,in origine sbarre fatte per appoggiarvisi o sostenersi poi riassemblate, richiamano chiaramente il mondo della geometria algebrica e fanno riferimento al simbolo dell'otto rovesciato.
Il corrimano è un oggetto modellato appositamente per adattarsi al palmo della mano ed è perciò il punto d'incontro tra l'epidermide e l'architettura, funge da mediatore tra lo spazio circostante e il corpo umano di cui guida la mano all'interno dello spazio reale e tridimensionale. La sua superficie in legno, alterata dall'esposizione prolungata al tatto, raccoglie anche frammenti microscopici di pelle, ogni scultura infatti è impregnata di DNA di centinaia di persone al fine di crearne un ritratto collettivo, una linea del tempo narrativa che ci catapulta fuori dall'ordine cronologico e suggerisce la possibilità che il tempo si spiega nello spazio evocando un futuro che è già accaduto e un passato che deve ancora venire.
Servendosi di materiali carichi di storia e prossimi all'alienazione, Nika Neelova scandaglia queste tensioni, attraversa e oltrepassa processi algebrici e tattili con l'obiettivo di comprendere la complessità del mondo presente. Profonde, sobrie ed estremamente raffinate, le sculture di Neelova si fanno al contempo corporali e meditative, pesanti e rarefatte.
Testo a cura di Domenico de Chirico