Nina Carini – The indeterminacy of an encounter
Installazione di Nina Carini presente alla Fondazione Merz con The indeterminacy of an encounter, opera che unisce cielo e terra in uno specchio d’acqua in cui vibrazioni sonore imprevedibili e profonde arrivano da un misterioso altrove.
Comunicato stampa
The indeterminacy of an encounter di Nina Carini è l’ultima installazione site specific, ambientale e sonora, concepita dall’artista per la tredicesima edizione di Meteorite in Giardino (23 giugno – 26 settembre | Opening 23 giugno dalle 16 alle 20 – ingresso libero), di Fondazione Merz curata da Maria Centonze e Agata Polizzi, dal titolo Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni. La rassegna si propone ancora una volta come momento di mediazione tra presente e futuro, tra i limiti che dividono il nostro senso di appartenenza al concreto e la profonda necessità di esplorare, contemplare e costruire attraverso l’arte una visione onirica e liberatoria.
L’installazione The indeterminacy of an encounter di Nina Carini, unisce il cielo e la terra in uno specchio d’acqua in cui vibrazioni sonore imprevedibili e profonde arrivano da un misterioso altrove. Luce, suono e materia si mescolano, fluidi e cangianti e insieme diventano microcosmi in cui abitare.
And if i could hold back a ray of light would infinity be closer?
Il disegno di un cerchio, la forma ancestrale di un sentire metafisico. “The circle has a way to happen”1 Un occhio, una fonte, il punto d’incontro tra cielo e acqua. Un orizzonte.
Vertigini visuali dove la forza di gravità diventa ansia d’infinito. Una tensione in cui lo sguardo perde orientamento, non riconosce più i punti cardinali, la perdita di equilibrio porta alla contemplazione ed è lì che avviene l’incontro.
Forse l’infinito è un canale tra me e te in cui scorre qualcosa, l’acqua e la sua voce. Lei rotola senza fine come il tempo dentro un cerchio creando una composizione polifonica di suoni organici che evoca una spirale sonora, l’origine e la nascita. Ogni microcosmo produce suono, è il battito della vita.
1 Etel Adnan, The Brooklin Rail
Nina Carini nasce a Palermo nel 1984. Ha frequentato l’Accademia Cignaroli di Verona, dove ha conseguito la laurea triennale e quindi l’Ecole nationale supérieure des beaux-arts de Lyon e l’Accademia di Brera di Milano, dove ha ottenuto la laurea specialistica.
Ha mosso i suoi primi passi in ambito pittorico, per superare rapidamente la specificità dei singoli linguaggi e per reinventare il senso e lo scopo del medium, che di volta in volta ha utilizzato. Le sue non sono forme fisse nel tempo, chiuse in se stesse, varcano, anzi, i propri limiti. La sua ricerca oggi trova un particolare sviluppo nella performance e nel video. Le performance sono per lei forme d’indagine sperimentali, perché rappresentano la forma con cui tenta di dare risposta ai quesiti esistenziali che l’assillano.
Il tema dell’identità attraverso l’immagine è una costante permanente, in cui è un’approfondita indagine sul linguaggio, sul senso della parola sia da un punto di vista intimo che più ampiamente sociale, in relazione al nostro tempo storico. È profondamente attratta dagli studi sul suono, sulla voce che diviene per lei l’ultima ed estrema occasione di scardinare i conflitti d’immagine e di preservare l’identità che gli uomini non sono in grado di curare. Il linguaggio è, infatti, un passaggio fluido nel quale è il suono a riempire lo spazio e lo spazio a farsi sociale, relazione accresciuta tra interno ed esterno.
Psicologia, scienza, sociologia, arte, teatro e cinema: questo il patrimonio intellettuale e visivo di Nina Carini, da cui la stessa attinge di volta in volta, dando vita a opere in cui la speculazione scientifica, l’immagine e la poesia si incontrano in un unicum inscindibile.