Niyaz Azadikhah e Alireza Shojaian – Iran: Stitches on the body of freedom

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIE DELLE PRIGIONI
Piazza del Duomo 20, Treviso, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Performance: 25, 26, 27 novembre 2022

Vernissage
23/11/2022
Artisti
Niyaz Azadikhah, Alireza Shojaian
Uffici stampa
PAOLA C. MANFREDI STUDIO
Generi
arte contemporanea, performance - happening

Dal Centre Pompidou di Parigi alla Fondazione Imago Mundi a Treviso la performance dei due artisti iraniani concepita per affermare la loro solidarietà con la rivolta iraniana iniziata dopo la morte della giovane curda Mahsa Amini, accompagnata da una mostra.

Comunicato stampa

Accolta per la prima volta dal Centre Pompidou di Parigi lo scorso 9 ottobre, dove era nata come manifestazione spontanea nella piazza antistante il museo, la performance verrà riproposta a Treviso nella sua versione italiana. Tutto ruota attorno a un drappo che riporta lo slogan più diffuso durante le manifestazioni contro il regime iraniano: “donna, vita, libertà”.
Durante la performance, Niyaz Azadikhah e Alireza Shojaian cuciranno i capelli donati dai visitatori e da chiunque voglia partecipare attraverso una call-to-action al progetto di solidarietà.
 
Alle Gallerie delle Prigioni sarà esposto il drappo realizzato durante la performance a Parigi insieme a tre opere in tessuto di Azadikhah, realizzate con una tecnica del cucito che ricalca l’effetto del disegno: l’artista usa il ricamo come mezzo espressivo per riflettere sulla quotidianità, esplorando sentimenti personali.
Fondazione Imago Mundi, da sempre attenta all’attualità e ai temi più cruciali che investono il mondo, vuole contribuire a dare voce al popolo iraniano e in particolare alle donne iraniane, che a rischio della propria vita, agiscono per rivendicare diritti civili fondamentali e universali.
GLI APPUNTAMENTI
 
Mercoledì 23 novembre, Ca’ Scarpa
INCONTRO APERTO AL PUBBLICO
“Zan Zendegi Azadi - Donna, Vita, libertà”
Intervengono
Gabriella Colarusso, giornalista di Repubblica
Pejman Abdolmohammadi, professore associato di Studi mediorientali presso l’Università di Trento e ricercatore associato dell’Ispi / Ca’ Scarpa
 
La rivoluzione delle donne iraniane è iniziata il 16 settembre scorso quando una ragazza curda, Mahsa Amini, è morta mentre era in custodia della cosiddetta polizia morale. Le proteste che ne sono scaturite hanno dato vita a un movimento spontaneo e diffuso nel Paese, che chiede diritti civili e libertà politiche e la fine del sistema della Repubblica Islamica. A guidare questa rivolta generazionale sono le donne, spesso giovanissime, come lo era Mahsa. La trasformazione in corso in Iran sarà al centro dell’incontro pubblico di mercoledì 23 novembre con Pejman Abdolmohammadi, docente di storia e relazioni internazionali del Medio Oriente all’Università di Trento, e Gabriella Colarusso, giornalista di Esteri di Repubblica, esperta di Iran, che ci accompagneranno in un viaggio attraverso le immagini e le parole del nuovo movimento iraniano.
 
Gabriella Colarusso è nata ad Avellino, vive a Roma ed è giornalista della redazione Esteri di Repubblica. Esperta di Iran e più volte inviata sul campo, ne ha raccontato gli sviluppi politici e sociali più importanti degli ultimi anni. È stata autrice di diversi reportage in Africa e in Medio Oriente. In precedenza è stata giornalista del settimanale pagina99 e ha scritto di temi geopolitici per Groupe d’études géopolitiques.
 
Pejman Abdolmohammadi (PhD) è Professore Associato in Storia e Politica del Medio Oriente presso la Scuola di Studi Internazionali dell’Università di Trento. È anche Ricercatore Associato dell’Istituto Italiano di Politica Estera (ISPI). Pejman è stato Research Fellow presso la London School of Economics of Political Sciences dal 2015 al 2018 e docente in ‘Politics of the Middle East’ presso l’Università Americana ‘John Cabot’ a Roma. Attualmente è coordinatore del progetto europeo Jean Monnet “North Africa and Middle East Politics and EU Security” (NAMEPES) e vice coordinatore del corso di laurea Erasmus Mundus IMSISS. Professore Italo-Iraniano, Pejman è consulente di vari enti e centri di ricerca che si occupano del Medio Oriente e si occupa principalmente della politica estera e interna iraniana, della geopolitica del Golfo Persico e dei rapporti Euro-Mediterranei. I suoi commenti appaiono nella prestigiosa rivista internazionale The Economist. Tra le sue ultime pubblicazioni si segnalano il libro The Domestic and Foreing Politics of Iran con Palgrave-Mcmillan e The Islamic Republic as a Peculiar Hybrid Regime in British Journal of Middle Eastern Studies.

Venerdì 25, 26, 27 novembre, Ca’ Scarpa
PERFORMANCE “Iran: Stitches on the Body of Freedom” in concomitanza all’apertura della mostra alla Gallerie delle Prigioni. Durante la performance, gli artisti cuciranno su un drappo le ciocche di capelli ricevute in dono secondo le modalità della call to action.
 
BIOGRAFIE
Niyaz Azadikhah (1984, Teheran) vive e lavora a Parigi. È un’artista multimediale e di comunità. Le sue opere sono state esposte in numerose mostre come al Museo d’Arte Contemporanea di Barcellona (MACBA, 2018), alla Galerie Utopia (Berlino, 2014), alla Jorjani Gallery (Teheran, 2013), al Palais de Tokyo (Parigi, 2012) e alla Galleria Isabelle Van Den Eynde (Dubai, 2011). Attraverso il suo lavoro, Azadikhah racconta le storie delle persone che incontra. Esplorando i mondi interiori dei narratori, il suo lavoro prende in prestito la coscienza dello spettatore, coinvolgendolo attraverso i suoi sentimenti personali. Nel tentativo di sconfiggere l’intrinseca intraducibilità delle emozioni espresse da ciascun narratore, Azadikhah produce e riproduce ogni storia attraverso diversi media, dalla pittura al lavoro di cucito fino all’animazione video.
 
Alireza Shojaian (1988, Teheran), vive e lavora a Parigi. Ha studiato Belle Arti presso la Azad University of Art and Architecture di Teheran dal 2010 al 2016. Il suo lavoro mira a combattere i pregiudizi della società contro le persone LGBTQIA+ e a dare spazio alle identità maschili non eteronormative. Il suo lavoro riflette sulla storia queer dell’Asia occidentale, sul contesto attuale e sulle sue esperienze personali; la sua arte lo ha costretto a lasciare l'Iran nel 2016. Ha tenuto tre mostre personali a Beirut (2017; 2018) e Parigi (2022). È stato artista in residenza presso l’Académie des Beaux-Arts (La Villa Dufraine 2019-2020), (Le Chateau de Lourmarin 2021). Attualmente espone in una mostra collettiva all’Institut du Monde Arabe (Parigi, 2022-2023); ha esposto anche presso Nouchin Pahlavan Gallery (2022, Parigi); Flux Factory (2018, New York); French Institute (2017, Beirut).