Nobody home…

Informazioni Evento

Luogo
A PALAZZO GALLERY
Piazza Tebaldo Brusato 35, Brescia, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
25/09/2015

ore 18

Artisti
Douglas Gordon, Giulio Delvè, Niels Trannois, Natalie Häusler, Charlie Billingham, Christina Mackie, Pentti Monkkonen
Generi
arte contemporanea, collettiva

Il tentativo di forzare la porta non è mai stato contemplato. La porta era già aperta e la storia del luogo si rivelava a noi attraverso segni, odori, evocazioni.

Comunicato stampa

Il tentativo di forzare la porta non è mai stato contemplato. La porta era già aperta e la storia del luogo si rivelava a noi attraverso segni, odori, evocazioni.

Siamo entrati nell’ appartamento al primo piano del palazzo ed abbiamo deciso di occupare un posto in cui sembrava non esserci nessuno... non avvertivamo un clima ostile, piuttosto era come se dalla casa arrivasse leggero un richiamo ad un ulteriore processo di intervento e decorazione, una necessità che il luogo sembrerebbe conoscere sin dalla sua prima concezione. Il bello non invade ma accompagna, in un viaggio attraverso posizionamenti culturali, scelte ideologiche, orientamenti estetici.

Nessuno è a casa. O forse c’è qualcuno nell´altra stanza, dietro un vetro che per noi è uno specchio, curioso di vedere cosa sta per succedere al di là...

Charlie Billingham crea vivaci ed accesi dipinti ed installazioni usando linguaggi presi a prestito dal mondo dell’arte, dell’interior design, dell’incisione e della storia dell’arte. Nella sua pratica pittorica, per esempio, Billingham è stato ispirato da immagini storiche risalenti alla fine del diciottesimo, inizio diciannovesimo secolo; le acqueforti di James Gillray e George Cruikshank hanno ispirato parte del suo lavoro. L’arte di Billingham spesso presenta personaggi di ceto e animali tratti da cartoons dell'epoca, raffigurati tramite clamorose combinazioni di colori. Le immagini possono essere tagliate e ingrandite, usate come sfondi o come motivi reversibili sulle tele rivelando un tocco originale e contemporaneo che rivisita l’iconografia del passato.
Billingham (nato nel 1984 nel Regno Unito) si è laureato all’Edinburgh College of Art e all’Università di Edinburgo nel 2008 e ha ottenuto una specializzazione alla Royal Academy of Art, Londra. Tra le altre istituzioni, ha esposto alla Royal Academy, Londra, alla Saatchi Gallery, Londra, alla Royal Scottish Academy, Edinburgo e all’ Edinburgh College of Art. Billingham vive e lavora a Londra. I suoi lavori fanno parte della Fondazione Cini di Venezia, della Franks Suss Collection, Londra e Hong Kong , della Saatchi Collection, Londra e dell’HSBC Collection, Londra.

Giulio Delvè, nato in Italia nel 1984, analizza gli oggetti, le architetture e gli elementi al fine di generare una riflessione sulla loro funzione e, di conseguenza, ciò che può derivare da un'alterazione di tale funzione. Le sue opere hanno spesso origine da oggetti trovati, che lui destruttura, ricrea o riorganizza. Questi ultimi sono spesso legati a una serie di riti, che hanno il ruolo di definire ed identificare un gruppo di persone. I racconti popolari sono una parte importante della ricerca Delvè, insieme a simboli condivisi, rituali collettivi e alla relazione allusiva, metaforica e simbolica tra l'oggetto e la sua storia. Fra le recenti esibizioni di Delvè: Wholetrain, curata da Daniela Bigi alla Fondazione per l’Arte, Roma; IV Edition Moroso Concept for Contemporary Art, curata da Andrea Bruciati a Villa Manin, Passariano; Per_Forming a collection #3 curata da Alessandro Rabottini e Eugenio Viola al Museo MADRE, Napoli; Andata e ricordo. Souvenir du voyage al MART, Rovereto.

Douglas Gordon, nato a Glasgow nel 1966, è un artista la cui pratica artistica si basa sulla percezione del tempo e dello spazio con il fine di comprendere sia i problemi della memoria collettiva che la consolidata familiarità della società con le comodità della vita. Oggetto della discussione è quindi incorporare le immagini o i meccanismi in movimento dell'esistenza quotidiana, che lui elabora attraverso tutta una serie di diversi output, come la video narrazione, i film, le produzioni sonore, le stampe fotografiche manipolate e le installazioni testuali.
Uno dei suoi celebri lavori, 24 HOUR PSYCHO (1993) è un ottimo esempio della sua metodologia di alterazione, monumentalizzazione e alienazione dello sguardo dello spettatore e comprensione del movimento dell’immagine e dei media in genere, ottenuta tramite la manipolazione e la sovrapposizione di materiali video reali, i quali vengono trasformati in reinquadrature di memorie.
Il lavoro consiste in una versione rallentata del film di Hitchcock, della durata di 24 ore, proiettata su uno schermo traslucente. Il lavoro è concepito per cancellare nello spettatore tutta la preesistente ansia e suspanse della versione originale. Negli ultimi decenni l’artista ha proseguito il suo lavoro di distorsione della percezione fino alla sua ultima estrazione di immagini digitali che ha pixelato al punto di creare un’illusione visiva per lo spettatore (Presque Rien, 2015). Gordon ha esposto i suoi lavori a livello internazionale in numerose personali e retrospettive come Black Spot alla Tate, Liverpool (2000); Douglas Gordon at MOCA, Los Angeles (2001); Timeline al MoMA, New York (2006); Between Darkness and Light: Works 1989–2007 al Kunstmuseum Wolfsburg, Germania (2007); Blood, Sweat, Tears al DOX Centre for Contemporary Art, Praga (2009) e Pretty much every film and video work from about 1992 until now al Musée d’Art Modern, Parigi (2014). Nel 2005, è stato il curatore de The Vanity of Allegory al vecchio Deutsche Guggenheim di Berlino e ha rilasciato il film Zidane: A 21st Century Portrait al Cannes Film Festival del 2006. I suoi lavori sui film sono anche stati invitati al Toronto International Film Festival (TIFF), al Venice Film Festival, e all’ Edinburgh International Film Festival. Tra gli altri, Gordon è stato anche insignito del premio Turner (1996), del Premio 2000 della Biennale di Venezia (1997), del premio Hugo Boss del Museo Solomon R. Guggenheim (1998) e del premio Käthe Kollwitz (2012). Gordon vive e lavora a Berlino.

Le installazioni di Natalie Häusler esplorano modi per incrociare campi testuali e informazioni visive. La sua pratica di scrittura è intrecciata con la sua pratica artistica così come le poesie che scrive costituiscono il punto di partenza per la maggior parte delle sue installazioni. Lavora con pittura, scanner, fotocopiatrici, oggetti già confezionati alterati, liquidi, materiali organici, metodi di stampa e di fotografia.
Le domande riguardanti i ruoli e le caratteristiche del produttore e del consumatore insorgono con uno spostamento dei confini tra esperienza sensuale e intellettuale delle informazioni e supporto.
Nata nel 1983 a Monaco, attualmente vive e lavora a Berlino.
Ha ricevuto l’MFA nel 2011 alla Bard College/Milton Avery Graduate School of the Arts, New York , il diploma con il massimo dei voti e la laurea magistrale dalla Braunschweig University of Art.
Le sue recenti sue esibizioni comprendono: Corals alla galleria Supportico Lopez;
El Polvo se posará/ Dust is going to settle, Combo, Córdoba; La Mer Insomniaque, Laura Bartlett, Londra; Speaking parts, Rawen Row, Londra.
I suoi lavori sono stati presentati alla PS122 Gallery di New York, Soi Fischer Projects, Vancouver (ospitata dalla Butcher Gallery,Toronto), al Chelsea Art Museum, New York, Galerie Warhus Rittershaus, Cologne e Schnittraum/Lutz Becker, Cologne.
Ha ricevuto premi e borse dal BAU Institute, New York; DAAD una sovvenzione della Cité des Artes, Paris.
È cofondatrice della casa editrice di poesia American Books (Natalie Häusler/ Ed Steck/ Brett Price).

Durante la sua carriera di trentacinque anni, Christina Mackie (nata in Inghilterra nel 1956), ha prodotto quella che sembra essere una serie continua di lavori in evoluzione, piuttosto che diverse fasi di produzione. Ciò è probabilmente dovuto alla sua infinita attrazione nei confronti delle proprietà dei colori, reazioni percettive e capacità dei materiali, che agiscono naturalmente come trait d'union del suo consistente corpus di opere e ampio uso di diversi media.
La sua pratica si basa sulla capacità di reazione di materiali come cristalli, argilla, granelli di sabbia e pigmenti in blocchi impiegati con forza di compressione, gravità, tecnologie o con la potenza della pura osservazione empirica, esplorando questioni di solidità scultorea e fluidità pittorica. Di conseguenza ci si può aspettare di trovarsi di fronte a 12 metri di reti di seta, immerse nel colore, sospese in modo etereo sopra contenitori circolari di colore semi cristallizzato, così come a sculture assemblate con i suoi consueti montaggi, o frammenti di vetro grezzo che evidenziano l’interesse dell’artista nei confronti dei materiali naturali o prodotti dall’uomo. Le installazioni scultoree di Christina Mackie intrecciano un’intricata rete di associazioni tra le loro diverse componenti fisiche. Le sue installazioni inoltre comprendono oggetti 3D generati digitalmente, acquarelli, ceramiche, fotografie e strumenti trovati.
Portando un innato rispetto per i suoi materiali e un’intuitiva comprensione del modo in cui le cose funzionano, i processi creativi di C. M sono spesso orientati a capire cosa può essere fatto. Intime e complesse, le sue opere sono impregnate della sua esperienza personale nel mondo dei suoi ragionamenti personali.
Cresciuta in Canada, Mackie vive e lavora a Londra dagli anni settanta. La sua più recente personale è un progetto per la Tate Britain Commission nel 2015, in cui espone un’ installazione tripartita basata sul suo incessante interesse nei confronti dei colori e dei pigmenti. Inoltre negli ultimi anni ha esposto al Praxes, Berlino (Drop, And Bird, Frog And); The Renaissance Society, Chicago (Colour Drop, 2014), Kunsthal Charlottenborg, Copenhagen, e alla Chisenhale Gallery, Londra (Painting the Weights, 2014); Supportico Lopez, Berlino (The Judges, 2010); Herald Street, Londra (This That and The Other, 2007) e alla Tate Britain (Art Now Sculpture Court, 2007). Ha vinto il Becks Futures Art Prize nel 2005. Nel 2010 ricevette il Paul Hamlyn Award, un sussidio triennale; nello stesso anno ha ricevuto the Arts Council England 2010 Oxford/Melbourne Fellowship. Mackie ha vinto il premio annuale della Contemporary Art Society's Commission to Collect nel 2012 presentando il risultato del lavoro The Judges III al Nottingham Castle Museum & Art Gallery nel 2013.
The Contemporary Art Society sosterrà una monografia sul suo lavoro, pubblicato entro la fine di quest’anno.

Pentti Monkkonen (nato negli Stati Uniti nel 1975), è un artista di Los Angeles. I suoi lavori spaziano dalla collezione di artefatti della NASA a sculture in rilievo replicanti la vista laterale di un camion. Quest'ultima serie di dipinti, chiamatil Box Trucks, è una parodia dei fornitori californiani di cibo a livello mondiale, incentivando la critica pittorica all'attuale epoca di commercializzazione degli alimenti, rappresentata mediante raffigurazioni antropomorfe di verdure dipinte con spray sui veicoli. Altri Camion appartenenti ai lavori di Monkkonen esprimono un marchio enigmatico, interamente o parzialmente coperti di graffiti, talvolta facendo ironici riferimenti a controversi personaggi che abitano il panorama dell'arte contemporanea.
Tale interesse per camion e superstrade può risalire alla performance di Monkkonen del 1997, Herfhaf-Maahaf Ceremony dove un gruppo di persone canta un'ode ispirata a rituali africani alla superstrada, marciando in una processione che culminava in un'installazione di una torre di controllo posta all'incrocio di due strade. Dopo questa, Monkkonen realizzò il prototipo di una macchina-teschio e una coppia di mini-moto composta da cigno e anatra. I suoi lavori sono stati esposti negli Stati Uniti e in Europa, in particolare nella Jonathan Viner Gallery, Londra; nella Hacienda, Zurigo; alla High Art, Parigi; alla Tanya Leighton, Berlino e APALAZZO, Brescia in collaborazione con Supportico Lopez, Berlino.

La ricerca artistica di Niels Trannois si concentra sull’esplorazione del medium della pittura, e sul suo significato, attraverso atti creativi intuitivi o premeditati, che basa sull’interazione di tecniche e materiali diversi. La sua pratica è profondamente radicata nel processo, Niels Trannois sviluppa la sua opera pittorica attraverso una serie di passaggi, incidendo, trasferendo e stratificando immagini su superfici multiple. A Trannois piace giocare con l'imprevedibilità della pratica pittorica e lo fa applicando strati di olio di semi di lino su stampe o fotocopie che ha disteso su pannelli di tela. L 'applicazione di olio provoca un lento trasferimento dell'inchiostro dalla carta sulla tela e sul legno, creando motivi straordinari e surreali. Questa è probabilmente la ragione per cui i suoi dipinti sembrano frammenti di uno scenario immaginario, parti di un paesaggio che potrebbe esistere solo se la realtà fosse lacerata, lasciando una parte nascosta del mondo ad emergere. Nato in Francia nel 1976, Trannois vive e lavora a Berlino. Alcune delle sue recenti personali includono: S (oú s’insinue une impression sourde), Supportico Lopez, Berlino; B (hands in a Chinese cookie jar), Galerie Chez Valentin, Parigi. Ha partecipato a vari group show di livello internazionale comprese le partecipazioni in Contemporary Art, New York, US and Villa du Parc – Centre d’Art Contemporain, Annemasse, Francia.