Nona Inescu – Waterlily Jaguar
Terza mostra personale in galleria di Nona Inescu (1991, Bucarest), dal titolo Waterlily Jaguar.
Comunicato stampa
“Osserverete che la natura in questo caso ha fatto da ingegnere.” (Joseph Paxton)
“L’impressione che mi ha dato la pianta, vista dall’alto dell’argine, era quella di una quantità di verdi vassoi da tè galleggianti, con qualche fiore che spuntava qua e là; ma esaminate più da vicino le foglie suscitavano la massima ammirazione, per la grandezza e la perfetta simmetria. Una foglia, rovesciata, evoca qualche strana intelaiatura in ghisa estratta dalla fornace, e il colore vermiglio e le enormi nervature che la rafforzano aumentano la somiglianza.” (Richard Spruce)
SpazioA è lieta di presentare, sabato 27 febbraio 2021, la terza mostra personale in galleria di Nona Inescu (1991, Bucarest), dal titolo Waterlily Jaguar. La mostra consiste di un corpus recente di lavori, realizzati nel 2020, e comprende una serie di sculture in acciaio, lavori fotografici e un nuovo video . Il progetto è da intendersi come un ecosistema poroso, che si sviluppa in verticale tra la superficie e lo spazio subacqueo. L’artista esamina da vicino “l’orizzonte degli eventi” che abbraccia la soglia tra questi due spazi e i suoi tanti abitanti, in particolare una gamma di idrofite (piante acquatiche), enfatizzando la loro natura ibrida e le risultanti associazioni iconografiche.
Le ninfee sono idrofite che crescono in gruppi e scambiano informazioni con la loro comunità utilizzando gli ormoni. Sono in grado di riprodursi da sole e godono di una loro mobilità sulla superficie dell’acqua, essendo sia radicate al terreno che collegate all’acqua. Le loro radici affondano nel limo subacqueo ma le loro foglie e fiori si spostano,
fluttuando sulla superficie riflettente dell’acqua. Le ninfee comunicano chimicamente tra loro in modo da poter fiorire meglio, segnalandosi a vicenda se ci sono condizioni avverse o una minaccia imminente.1
Dai tempi di Linneo, l’inventore settecentesco della classificazione degli organismi viventi, le piante vengono generalmente considerate meno importanti della specie umana, perché non sono mobili né senzienti. Le capacità delle ninfee rappresentano in realtà l’ennesima prova che le piante esigono un nostro esame critico e culturale, in quanto specie compagne, e un parallelo mutamento nella percezione umana del loro status vegetale.2
Nel corso della storia, le piante della famiglia delle Nymphaeaceae sono state spesso antropomorfizzate e la loro bellezza e natura fluida hanno trovato una corrispondenza nei miti antichi e nel folclore. Personaggi ibridi, come le Sirene, le Ninfe, le Naiadi e le Nix sono spiriti acquatici metamorfici, che fluttuano tra due mondi.
Nell’arte del periodo classico maya la ninfea è stata ritratta con particolare frequenza in contesti iconografici che possono essere interpretati in svariati modi. Sono presenti essenzialmente tre soggetti: ninfee che spuntano dalla schiena di coccodrilli che nuotano nell’acqua; la testa del “mostro terrestre”, attorno a cui sono intrecciate le ninfee; giaguari che indossano steli e boccioli di ninfee come copricapo o danzano con loro. L’associazione tra giaguaro e ninfea è molto comune. Il dio Giaguaro Ninfea è considerato, tra le varie teorie, come un dio protettivo, della fertilità, della regalità, ma anche come dio del mondo vegetale.
Entrando nella galleria, lo spettatore si trova subito di fronte alla separazione dei due spazi, incontrando una singola fotografia che introduce i giardini subacquei e una tenda di lattice verde, che segnala un confine liquido e al tempo stesso le profondità vegetali dell’acqua.
Dietro la tenda, una riproduzione sensoriale di tutto ciò che si trova sopra la superficie si snoda attraverso una serie di sculture in acciaio, che incarnano gigantesche ninfee Victoria Amazonica, oltre a una liana di acciaio che si estende dal pavimento della galleria: due specie di piante che si trovano entrambe negli ecosistemi tropicali dell’Amazzonia. I lavori in mostra convergono tutti verso il video (una nuova collaborazione tra Nona e la sound artist Simina Oprescu), che esplora ulteriormente gli abissi dei giardini subacquei, la flora e le loro controparti mitologiche.
Si dice che Sir Joseph Paxton, un architetto e paesaggista del XIX secolo, abbia tratto ispirazione dalla foglia della ninfea Victoria Amazonica per la costruzione del Crystal Palace. Progettato per la Grande Esposizione del 1851, il Crystal Palace era un’enorme struttura in vetro e ferro costruita a Londra.
Il metodo di costruzione rappresentava una svolta dal punto di vista della tecnologia e del design, e aprì la strada al più sofisticato design industriale del XX secolo, oltre a rappresentare uno dei primi esempi di architettura biomimetica. Così, i materiali scelti per le sculture della mostra Waterlily Jaguar dovrebbero essere visti come un tributo a questo
periodo storico e all’importanza di queste piante acquatiche nell’architettura e nella cultura più in generale. Da questo punto di vista, dovremmo mostrare devozione al fango e alle pietre, ai fiumi e alle foreste, e considerare tutte le specie vegetali con rispetto, invece che con una visione distaccata e criticamente soggettiva. Questo tipo di impegno comporterebbe un accordo d’onore, un patto di lealtà, un contratto con il mondo delle piante, una persona
alla volta.3
1. The Feminist Plant: Changing Relations with the Water Lily, Prudence Gibson, Monica Gagliano, 2017
2. The Philosopher’s Plant, Michael Marder, 2014
3. The Feminist Plant: Changing Relations with the Water Lily, Prudence Gibson, Monica Gagliano, 2017
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Nona Inescu (1991, vive e lavora a Bucharest, Romania) ha studiato presso il Chelsea College of Arts & Design a London (2009- 2010), la Royal Academy of Fine Arts ad Anversa (2010-2011), e alla National University of Arts, Bucharest (Photography and Video Department), dove si è diplomata nel 2016. La sua pratica artistica interdisciplinare include fotografia, scultura, installazione e video. Inescu ha esposto a livello internazionale: Tallinn Art Hall, Tallinn, Estonia (2020); Peles Empire, Berlin, Germany (2020); Hua International, Berlin, Germany (2020); SpazioA, Pistoia, Italy (2016, 2018) ; Künstlerhaus Bremen, Bremen, Germany (2019); Savvy Contemporary, Berlin (2019), Germany; Kunst im Tunnel (KIT), Dusseldorf, Germany (2019); Swimming Pool Projects, Sofia, Bulgaria (2019); FRAC des Pays de la Loire, Carquefou, France (2018); Art Encounters Biennale, Timșoara, Romania (2017); Survival Kit 9, Riga, Latvia (2017); Kunstverein Nuremberg, Nuremberg, Germany (2016).
Nona Inescu
Waterlily Jaguar
from: SATURDAY FEBRUARY 27, 2021 - from 11AM to 7PM
TUE - SAT 11AM - 2PM / 3PM -7PM or by appointment
Press Release
“You will observe that nature was the engineer in this case.” (Joseph Paxton)
“The impression the plant gave me, when viewed from the bank above, was that of a number of green tea trays floating, with here and there a bouquet protruding between them; but when more closely surveyed the leaves excited the utmost admiration, from their immensity and perfect symmetry. A leaf, turned up, suggests some strange fabric of cast iron just taken from the furnace, its ruddy color, and the enormous ribs with which it is strengthened, increasing the similarity.” (Richard Spruce)
SpazioA is proud to present, Saturday February 27, 2021, the third solo show in the gallery by Nona Inescu (1991, Bucharest, Romania), entitled Waterlily Jaguar. The exhibition consists of a recent body of work, produced during the year 2020 and it includes a series of steel sculptures, photographic works and a new short video.
Waterlily Jaguar is an exhibition that should be seen as a porous ecosystem, developed vertically between the water surface and the underwater. The artist examines closely the “event horizon” located on the cusp of these two spaces and its main inhabitants, namely a spectrum of hydrophytes (aquatic plants) by emphasizing their hybrid nature and the resulting iconographic associations.
Waterlilies are hydrophytes that grow in clusters and hormonally communicate together within their community. They can self-reproduce and have mobility across the water surface, being both earthed and waterborne. The waterlily’s roots settle in the silt below the water but its leaves and flowers are mobile, floating across the reflective watery surface. Water lilies communicate chemically with each other so that they can better flourish, signaling to each other if there are adverse conditions or imminent threat.1
Since the times of Carl Linnaeus, an eighteenth century nature classifier, plants are generally considered to be less relevant than the human species, based on the lack of mobility and sentience. The actual capacities of water lilies are further evidence that plants require critical and cultural examination, as companion species, and that plants require an accompanying shift in human perception of their vegetal status.2
Throughout history, plants from the Nymphaeaceae family were often anthropomorphized and their beauty and fluid nature found a correspondence in ancient myths and folklore. Hybrid characters, such as Sirens, Nymphs, Naiads and Nixe are shapeshifting water spirits, floating between two worlds. The water lily was portrayed especially often in the art of the Classic Mayan period in iconographic contexts that can be interpreted in a variety of ways.
There are essentially three motifs: water lilies sprouting from the backs of crocodiles swimming in the water; the head of the “earth monster,” around which water lilies are entwined; jaguars that are either wearing the stalks and buds of water lilies as a head ornament or dancing with water lilies. The association between the jaguar and the water lily is especially dominant. The Water lily Jaguar god is seen, among different theories, as a god of protection, fertility, royalty,
as well as a god of plants.
Upon entry in the gallery, the viewer is already confronted with a separation of the two spaces, encountering a single photograph which introduces the underwater gardens and a green latex curtain, signaling both a liquid boundary and the vegetal water depths.
Behind the curtain, a sensing ground for all that lies above the surface is revealed through a series of steel sculptures, embodying giant Victoria Amazonica lily pads, as well as a steel liana extending from the gallery floor, both species of plants found in the tropical ecosystems of the Amazon. The works in the exhibition are all converging towards the short video (a new collaboration between Nona Inescu and the sound artist Simina Oprescu), which further explores
the depths of underwater gardens, soft flora and their mythical counterparts.
It is said that Sir Joseph Paxton, a nineteenth century architect and gardener, drew inspiration from the leaf of Victoria Amazonica water lily for the construction of the Crystal Palace. Designed for the Great Exhibition of 1851, The Crystal Palace was a large glass and iron structure built in London, England.
The method of construction was a breakthrough in technology and design, and paved the way for more sophisticated prefabricated design in the twentieth century, as well as one of the first examples of biomimetic design. Thus, the materials chosen for the sculptures in the exhibition Waterlily Jaguar should be seen as a tribute to this moment in history and to the importance of these aquatic plants in architecture and culture at large. In this capacity we would show allegiance to the dirt and stones, the rivers and forests, and consider all plant species with respect rather than via a removed, critically subjective eye. This kind of commitment would comprise an honorable agreement, a pact of loyalty, a contract with the plant world, one person at a time.3
1. The Feminist Plant: Changing Relations with the Water Lily, Prudence Gibson, Monica Gagliano, 2017
2. The Philosopher’s Plant, Michael Marder, 2014
3. The Feminist Plant: Changing Relations with the Water Lily, Prudence Gibson, Monica Gagliano, 2017
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Nona Inescu (b. 1991, lives and works in Bucharest, Romania) studied at Chelsea College of Arts & Design in London (2009-2010), the Royal Academy of Fine Arts in Antwerp (2010-2011), and at the National University of Arts in Bucharest (Photography and Video Department), where she graduated in 2016. Her art practice is interdisciplinary and encompasses photography, objects, installations, and video works. Inescu has exhibited internationally at Tallinn Art Hall, Tallinn, Estonia (2020); Peles Empire, Berlin, Germany (2020); Hua International, Berlin, Germany (2020); SpazioA, Pistoia, Italy (2016, 2018) ; Künstlerhaus Bremen, Bremen, Germany (2019); Savvy Contemporary, Berlin (2019), Germany; Kunst im Tunnel (KIT), Dusseldorf, Germany (2019); Swimming Pool Projects, Sofia, Bulgaria (2019); FRAC des Pays de la Loire, Carquefou, France (2018); Art Encounters Biennale, Timișoara, Romania (2017); Survival Kit 9, Riga, Latvia (2017); Kunstverein Nuremberg, Nuremberg, Germany (2016).