Nove neri (My Dead Is Dad)
Il 24 aprile 2021 ricorre l’anniversario della scomparsa di Alighiero Boetti. A 27 anni di distanza, Matteo Boetti decide di celebrare il ricordo del padre dedicandogli una mostra.
Comunicato stampa
Il 24 aprile 2021 ricorre l’anniversario della scomparsa di Alighiero Boetti. A 27 anni di distanza, Matteo Boetti decide di celebrare il ricordo del padre dedicandogli una mostra e sceglie di farlo sulla scia di un ragionamento di boettiana memoria: così come il numero 11 è stato un credo nella vita di Boetti, allo stesso modo Boetti figlio ha fatto del numero 9, con i suoi multipli e sottomultipli, il centro della sua cabala personale. Seguendo questo rigore matematico gli anni giusti da celebrare diventano 27, le opere da esporre 9, gli artisti invitati a omaggiare Boetti 3.
Accompagnati da un Cretto di Alberto Burri – un’opera realizzata con acquaforte e acquatinta capace di restituire nella sua scura bidimensionalità il frantumarsi della superficie cartacea – Paolo Canevari, Bruno Ceccobelli e Nunzio portano in mostra i nove neri del titolo.
Indagando le possibili sfumature espressive del dialogo tra materia, “non colore” e astrazione, i tre artisti espongono una serie di lavori luttuosi dove il nero, con la sua assenza di luce, preannuncia quel vuoto assoluto da cui si genera il Tutto, principio di quell’armonico caos di colori e forme raccontato dalla visione boettiana.
Dall’essenza sciamanica del nero ha quindi origine quel riflesso riconoscibile del mondo reso evidente e chiaro dalle potenzialità visive del bianco. Per restituire la tangibilità di questo atto fondante, per la prima volta dal 1994, Boetti figlio nella sua veste di gallerista, torna a esporre Boetti. Ad accompagnare il corpus di opere nere, un ricamo bianco su bianco che con il suo candore richiama il colore del lutto per la cultura cinese e indiana nonché la sintesi additiva di tutti i colori dello spettro visibile. Allo sgretolarsi della superficie del Cretto di Burri corrisponde e si contrappone il tessuto parlante e luminoso dell’arazzo di Boetti.
All’interno di questa sinfonia cromatica l’identità di questo grande artista riecheggia nella dualità del bianco e del nero, citazione simbolica di Alighiero e Boetti, yin e yang della sua individualità doppia e centro di quelle forze apparentemente opposte ma complementari che legano padre e figlio. Il racconto della molteplice personalità artistica e ideativa di Alighiero e Boetti trova poi espressione in un intreccio culturale di famiglia nel quale Adele Boetti, figlia di Matteo, con Caterina Lo Bue e Luca Tardiola, mette in scena una breve rappresentazione teatrale recitando per 27 minuti alcune poesie del terzo libro di prossima uscita che Matteo Boetti dedica al padre. Boetti plays Boetti writing about Boetti.