Numero Cromatico – Eternal struggle of my desire
Il Museo Nazionale Romano presenta nella sede di Crypta Balbi Eternal struggle of my desire, un progetto di Numero Cromatico a cura di Spazio Taverna (Marco Bassan e Ludovico Pratesi).
Comunicato stampa
Il Museo Nazionale Romano presenta nella sede di Crypta Balbi Eternal struggle of my desire, un progetto di Numero Cromatico a cura di Spazio Taverna (Marco Bassan e Ludovico Pratesi).
Dal 12 novembre all’11 dicembre 2022 il Museo Nazionale Romano ospita presso la sede di Crypta Balbi il progetto Eternal struggle of my desire, ideato da Numero Cromatico, una delle realtà artistiche più interessanti della scena artistica contemporanea, ormai attiva da 11 anni sul territorio internazionale. La mostra si inserisce all'interno del progetto di Spazio Taverna sulla riattivazione del Genius Loci attraverso la contaminazione tra arte contemporanea e archeologia.
Il collettivo presenta un progetto diffuso nelle aree archeologiche sotterranee della Crypta Balbi, mettendo in relazione opere inedite della serie Arazzi (2021-ongoing) con la storia del luogo e la sua particolare morfologia architettonica.
La ricerca di Numero Cromatico si muove dai meccanismi della percezione umana in relazione all’opera d’arte, alla progettazione di ambienti e percorsi multisensoriali, sino all’utilizzo di materiali naturali e intelligenze artificiali per la costruzione di dispositivi ambigui e attivanti per l’osservatore.
La mostra è ideata ad hoc per gli spazi del museo e presenta un percorso che si apre con un’opera di grandi dimensioni posta nell’atrio principale del sito. Sulla superficie tattile dell’opera è tessuto un testo generato da I.L.Y., Intelligenza Artificiale istruita da Numero Cromatico a produrre poesie d’amore. All’interno degli ambienti sotterranei del Museo sono disposte, nascoste e inserite ulteriori opere di diverse dimensioni con contenuti testuali che, come entità autonome, si rivolgono direttamente all’osservatore.
Istituito nel 1889 e diretto dal 2020 dal Prof. Stéphane Verger, il Museo Nazionale Romano, la cui sede storica sono le Terme di Diocleziano, riunisce uno dei più straordinari patrimoni artistici d’Italia suddiviso, tra il 1995 e il 2001, anche in altre tre sedi museali: Palazzo Altemps, Palazzo Massimo alle Terme e Crypta Balbi. Quattro luoghi per scoprire la storia di Roma dai primi insediamenti nel Lazio agli splendori dell’età imperiale, fino alla passione rinascimentale per le antiche opere romane che portò alla nascita del collezionismo. In particolare il Museo della Crypta Balbi è frutto di uno di uno straordinario cantiere di archeologia urbana che ha investigato tutte le fasi di vita di questo settore della città compreso tra via delle Botteghe Oscure, via Caetani, via dei Delfini e via dei Polacchi senza privilegiare una particolare epoca, ma ponendo l’attenzione sulla continua trasformazione che ha dato forma al paesaggio urbano. Il racconto si sviluppa proprio a partire dai sotterranei dove si trovano i resti del portico del Teatro costruito da Lucio Cornelio Balbo nel 13 a.C.. e della Porticus Minucia Frumentaria, proseguendo lungo i diversi piani attraverso i complessi fortificati e le abitazioni altomedievali e medievali dei mercanti, fino a giungere all’età moderna, con il dormitorio seicentesco del monastero di Santa Caterina, in cui sono state ricavate le sale museali. Le opere e gli oggetti esposti nelle sale – provenienti anche da altri siti della città di Roma – restituiscono l’immagine della città dall’età romana al XX secolo.
Numero Cromatico alla Crypta Balbi
Le opere di Numero Cromatico si collegano alla dimensione del sito archeologico della Crypta Balbi dove gli scavi hanno fatto emergere numerose attività produttive, tra le quali una fullonica dove in età romana era lavata e tinta la lana, tessuto utilizzato negli arazzi di Numero Cromatico.
Il forte legame di Numero Cromatico e del Museo della Crypta Balbi con la dimensione artigianale suggerisce una riflessione sul perdurare di una manualità di carattere arcaico, che assume nuovi significati nel Ventunesimo Secolo con l’ausilio delle nuove tecnologie.
“La sede di Crypta Balbi” annuncia Stéphane Verger “si prepara a una grande stagione di rinnovamento e di rigenerazione urbana che abbiamo voluto anticipare con l’esposizione nei suoi spazi dell’innovativo progetto artistico di Numero Cromatico”.
“Gli Arazzi di Numero Cromatico riattivano l’energia, le suggestioni e la storia di questi spazi, restituiti al pubblico con rinnovata visibilità, fruibilità e continuità” spiega Ludovico Pratesi. “In questo senso presente e passato, tecnologia e natura, arte contemporanea e archeologia collaborano e lavorano insieme come un’unica entità intelligente” aggiunge Marco Bassan.
Infine, i testi d’amore selezionati dall’intelligenza artificiale e presenti nelle opere di Numero Cromatico si ricollegano al concetto di amore negato, condizione propria delle ragazze rinchiuse nella Confraternita delle vergini miserabili di Santa Caterina dei Funari, fondata nel 1543, che occupava parte dell’attuale area del sito, alle quali venivano insegnate alcune attività manuali tra le quali il ricamo e il cucito, per trasformarle in “donne oneste e timorate di Dio”.
Il progetto di Numero Cromatico
La ricerca di Numero Cromatico si muove dai meccanismi della percezione umana in relazione all’opera d’arte, alla progettazione di ambienti e percorsi multisensoriali, sino all’utilizzo di materiali naturali e intelligenze artificiali per la costruzione di dispositivi ambigui e attivanti per l’osservatore.
L’azione e l’intervento di Numero Cromatico all’interno della Crypta Balbi nascono con l’intento di trasformare il sito archeologico in un ambiente potenziale e multisensoriale, capace di trasportare l’osservatore in una nuova e inusuale esplorazione di sé.
Il collettivo per l’intera durata del progetto condurrà insieme a Brainsigns, azienda spin-off dell’Università Sapienza di Roma, un esperimento di neuroestetica con il pubblico sull’esperienza della mostra.
Il 7 dicembre è prevista la presentazione ufficiale del catalogo della mostra e un intervento critico degli autori.