Nunzio – Giallo di Napoli Nero Pece Blu Cobalto

Informazioni Evento

Luogo
CASAMADRE
Piazza dei Martiri 58, Palazzo Partanna , Napoli, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Martedì-Sabato, 10.30 -19.00

Vernissage
22/02/2018

ore 19,30

Artisti
Nunzio
Generi
arte contemporanea, personale

Le opere di Nunzio non sono eppure sembrano. Non sono sculture, non sono quadri, non sono installazioni. Tuttavia si presentano in un modo o nell’altro.

Comunicato stampa

Le opere di Nunzio non sono eppure sembrano. Non sono sculture, non sono quadri, non sono installazioni. Tuttavia si presentano in un modo o nell’altro. Il non essere niente di definito, raffigurato, rappresentato, benché appaiano molto sicure di sé, presenze sempre ben piantate sulle pareti o sui pavimenti, fa sì che queste opere alludano a uno spazio e a un tempo diversi da quelli in cui si espongono. Ad una mostra di Nunzio è come stare davanti al sipario vellutato di un teatro che si apre a poco a poco e sbirciare tra le pieghe morbide, immaginare il tutto nel poco che esce dal buio piano piano, aspettando che da un momento all’altro, forse alla fine, le cose si compiano e prendano senso. Se solo si avesse la pazienza di aspettare, forma e significato sarebbero forse una certezza. Oppure conta di più il momento del passaggio, che non è un istante ma una durata? Magari né una cosa né l’altra. Come lo spazio espositivo è spaziosità, il tempo è frattempo, la forma si trasforma. Una cosa che sta diventando un’altra, gli opposti che si attraggono (il piombo che modella il quadro come fosse vernice pastosa di un colore che non c’è o viceversa le luci del giallo e del blu che traspaiono dalla combustione del legno). Il poter essere altro, l’ambiguità ontologica, il peso che è anche un contrappeso, le differenze che diventano somiglianze o viceversa: sono queste indecisioni visive, fremiti e sussulti, a increspare il velo dell’arte, senza mai scoprirlo. Tutto un mondo di pieghe che si ripiegano e si dispiegano, così nasce la forma quadro o scultura di Nunzio. E non è detto che dietro ci sia realmente qualcosa, perché niente si può spiegare davvero. La piega, infatti, è il movimento che non finisce e che anzi si trasmette da un cosa all’altra come un’onda. Un evento che si ripete, che dura, che sembra poter non finire mai. Per un’alchimia che è scritta nel codice della materia, accade nel piombo dei quadri i cui risvolti sono piegature di un uno che è molti. E si vede nella combustione dei legni, una costellazione in cui il piccolo e il grande, il nero e il colore si afferrano l’uno all’altro, attratti dalla medesima forza. Quadri o sculture, le opere di Nunzio sono strumenti di conoscenza sensibile, il che vuol dire semplicemente che sono opere d’arte. Non dicono, non mostrano ma pensano quel che si può fare e vedere. Dentro una tradizione umanista, italiana ed europea, hanno memoria lunga delle strade molto battute, delle scorciatoie già provate, delle mete sbagliate o troppo frequentate e perciò si muovono con calma e soprattutto evitano indicazioni e segnaletiche convenzionali. Non sono e non esibiscono concetti chiari e distinti, frasi ad effetto e nemmeno fanno spettacolo. Arrivano dove arrivano per una serie di possibilità che si esplicano nel processo, interagendo con fattori ambientali, fisici o chimici sorvegliati, perché non sia il caso a prevalere ma il metodo e la cura. Ogni opera alla fine è un dispositivo libero di stare e di agire nella forma che assume agli occhi dell’artista, tuttavia così flessibile e programmaticamente incompleto da rendersi disponibile a molte altre possibili relazioni di senso. Non essere ciò che sembrano è la qualità artistica peculiare delle opere di Nunzio. In fondo è l’idea antica, fascinosa e spiazzante, quasi erotica, che il sembrare qualcosa di non definito sia il quid dell’arte, quel non so che di cui ci accorgiamo ma non sappiamo dire perché sia e che cosa sia quando siamo di fronte a un’opera d’arte.