Nuovi animali sociali – Performance
Nuovo appuntamento con l’arte contemporanea a Villa Ada.
Comunicato stampa
NUOVI ANIMALI SOCIALI
A cura di Valentina Gioia Levy
Performance:
dalle 18.30 alle 20.00 La Milonga Passo a Due di Elena Bellantoni e Mariana Ferratto
dalle 20.00 alle 20.30 Trading Stitches Making Bridges di Lisa Batacchi
Talk:
Dalle 20.00 alle 21.00 con Giorgio de Finis ed Elena Giulia Rossi
Installazioni ambientali:
Simone Bertugno, Anita Calà, Stefano Canto
Nuovo appuntamento con l’arte contemporanea a Villa Ada. Sabato a partire dalle 18.30, le artiste Elena Bellantoni e Mariana Ferratto presenteranno La Milonga Passo a Due, una performance che si interessa ad alcune dinamiche relazionali legate al rapporto uomo/donna e ai gruppi sociali, attraverso il tango. Di tutti i balli, il tango è forse quello in cui più si definiscono i ruoli maschili e femminili, giocando con gli stereotipi. Le due artiste hanno concepito una performance in cui i partecipanti – tangheri e persone comuni – sono invitate a ballare per circa un’ora e mezza. Il formato e la cornice sono quelli di una milonga classica, ma in realtà le artiste hanno lavorato su un registro narrativo differente, più legato al suono. Infatti, nei momenti classici di stacco tra i pezzi proposti dal dj musicalizador, le artiste hanno elaborato un audio che segue il fil rouge di un racconto sul potere, la dominanza nelle specie animali e la forza tra i corpi. Una declinazione quasi scientifica di gesto performativo collettivo in cui i partecipanti si troveranno immersi.
Alla performance di Bellantoni e Ferratto seguirà l’intervento Trading Stitches Making Bridges di Lisa Batacchi che nasce da un periodo di residenza, concluso solo poche settimane fa, a Bombay, presso l’associazione Clark House Initiative. La performance rientra nel progetto Soulmates (within time), che parla delle persone attraverso le cose, o più precisamente, di cose che hanno valore in quanto catalizzatori e veicoli di relazioni. Al centro c’è una maglia da indossare in coppia che l’artista userà per coinvolgere il pubblico in uno scambio attivo e dinamico. Il lavoro racconta dell’interazione tra culture e generazioni diverse prendendo spunto da un fare tessile artigiano, tradizionalmente associato alle donne, in Italia come in India.
Dopo le performance, le artiste incontreranno Giorgio de Finis ed Elena Giulia Rossi per parlare di arte e integrazione sociale all’epoca attuale. Giorgio de Finis, antropologo, filmmaker, giornalista e curatore indipendente è l’ideatore e il direttore artistico del MAAM, Museo dell’Altro e dell’Altrove, di Metropoliz_città meticcia a Roma. Elena Giulia Rossi, direttore editoriale della piattaforma on-line Arshake, Reinventing Technology, è una curatrice indipendente da sempre attenta, nella sua ricerca, all’intersezione dell’arte contemporanea con tecnologia e scienza, così come questa si manifesta nelle nuove forme di produzione sperimentale e multidisciplinare. Entrambi affronteranno il tema della socialità e dell’aggregazione dal proprio punto di vista, presenteranno le loro esperienze e si confronteranno con le artiste invitate.
Trading stitches making bridges
Performance di Lisa Batacchi
Trading stitches making bridges nasce da un periodo di residenza di Lisa Batacchi a Bombay presso Clark House Initiative fra maggio-giugno 2015 grazie alla vincita del premio DE.MO. Movin’ Up. Durante questo periodo l’artista ha collaborato con i Banjaras Gormati che fino a poco tempo fa lavoravano tradizionalmente con la tessitura, ricami e ora vivono di lavori occasionali nelle baraccopoli di Bombay. In particolare Lisa ha interagito con la signora But Sita Chavan per la realizzazione di alcuni ricami e con una giovane ragazza Kaveri Balsane per alcune lavorazioni a uncinetto includendo il meno discusso e visibile all’interno della sua pratica.
Trading stitches making bridges rientra nel progetto Soulmates (within time), come un ulteriore step di una ricerca portata avanti nel tempo dall’artista che ci parla di persone attraverso le cose o meglio di cose che valgono in quanto catalizzatori e veicoli di relazioni. Al centro sono una maglia e il fare tessile, artigiano e da questo fulcro, a raggera, si dipanano storie dove il privato diventa pubblico e viceversa. Un modo per riflettere sui rapporti ma anche sul “prodotto”, che in questo caso si sottrae ai ritmi del sistema della moda per guadagnare invece il tempo necessario a “consumare” ogni incontro in quanto esercizio del sentimento. Un intento che è in parte in linea al pensiero, di fine anni ‘60 e ’70, utopico di condivisione e cura del mondo attraverso azioni collettive, come anche al lavoro domestico e al ruolo delle donne nei secoli come custodi segrete di potenzialità intime.
Al centro vi è dunque la manodopera femminile, figura che da sempre nella storia ha avuto il potere di unire culture e tradizioni ma che spesso rimane emarginata soprattutto in una nazione come l’India ancora per lo più incentrata su una società patriarcale.
Lisa duranante la sua residenza a Bombay ha scelto di intervenire con strisce di tessuto di vari colori, disegni di ricami e lavorazioni a uncinetto su un indumento indossato da uomini di tribù dei Marawari e dei Gujarati (che provengono come i Banjaras dal Rajasthan e sono migranti insediatisi in parte anche a Bombay). Questo indumento è una t-shirt di cotone bianco, chiamato Ganji o Banyan, utilizzato per trasportare oggetti preziosi nelle tasche esterne ed interne. Le donne di queste tribù indossano invece sari colorati che non prevedono tasche e che le porta ad usare il proprio reggiseno per riporre oggetti di valore.
I colori e i ricami studiati dall’artista si sono dovuti in parte riadattare alle numerose trattative con Keshu, il marito di But Sita Chavan, cercando di trovare un accordo a metà strada tra le loro diverse culture.
E’ questo che ci trasmette la performance concepita infine, ovvero una continua negoziazione fra le parti che può dare esito a possibili avvicinamenti, in quest’occasione con il pubblico di Villa Ada.