Nuovo Museo alpino Duca degli Abruzzi
All’interno strumentazioni, fotografie e curiosità che raccontano 163 anni di storia dell’alpinismo. Tra i reperti in mostra, un autentico bivacco degli anni 20, la slitta della spedizione al Polo Nord, i primi libretti delle guide.
Comunicato stampa
UN TUFFO NELL’AVVENTURA,
RIAPRE IL MUSEO DELLE GUIDE ALPINE DI COURMAYEUR
Inaugura il 16 febbraio il nuovo museo alpino “Duca degli Abruzzi” nella storica sede della Casa delle Guide a Courmayeur. All’interno strumentazioni, fotografie e curiosità che raccontano 163 anni di storia dell’alpinismo. Tra i reperti in mostra, un autentico bivacco degli anni 20, la slitta della spedizione al Polo Nord, i primi libretti delle guide.
Courmayeur, 15 febbraio 2013_ Un viaggio immaginario là dove gli uomini hanno incontrato le montagne è quello che promette il nuovo museo alpino “Duca degli Abruzzi” di Courmayeur, che sarà inaugurato sabato 16 febbraio alle ore 18.00 dopo un’accurata operazione di rinnovamento e ampliamento.
Sono trascorsi quasi due secoli da quando le prime guide alpine partivano coraggiosamente all’assalto del massiccio del Monte Bianco, tra le vette dove è nato l’alpinismo mondiale. Oggi questa montagna è diventata un simbolo dell'alpinismo, sempre maestosa ed emozionante e sono ancora moltissimi gli alpinisti che la sfidano per cercare di raggiungerne la vetta. La sua scalata rappresenta sempre un'impresa, le attrezzature odierne sono certamente più tecniche, ma il vero anello che unisce passato a presente è la passione per la montagna. Ed è la storia di questa passione che il nuovo museo alpino, allestito nella storica Casa delle Guide, vuole raccontare.
Un grande lavoro di rifacimento dei tre piani, curato dallo Studio di ingegneria e architettura dei F.lli Risso (progetto strutturale), dall’architetto Martina David (allestimenti), da Edy Grange, Luca Argentero, Paolo Corio e dalle numerose guide alpine che si sono prodigate con generosità per questo risultato, reso possibile dai finanziamenti europei Interreg e dai contributi messi a disposizione dall’Associazione Amici delle Guide Courmayeur.
Entrando nel pian terreno si respira già l'atmosfera magica della montagna: l'area è infatti dedicata ai pionieri, alle prime “guide à mulet” che accompagnavano i viaggiatori, compresi vari membri della Famiglia Reale, alla scoperta dei territori d’alta quota, del tutto inesplorati. Dalla nascita ufficiosa della Società delle Guide Alpine, nel 1850, si passa alle prime imprese alpinistiche, condotte da nomi del calibro di Emile Rey, Arturo Ottoz e altri.
Fotografie, cristalli, strumentazioni, divise storiche, ma anche i libretti delle guide, compilati dai clienti al termine di ogni escursione, raccontano questa prima fase.
Una sezione è dedicata all’etnologo e fotografo Jules Brocherel, e un’altra all’esploratore Luigi Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi, l’ideatore e primo sostenitore del museo alpino, da lui inaugurato nel 1928. Dopo aver salito le principali vette alpine, Monte Bianco compreso, il Duca degli Abruzzi intraprende una serie di esplorazioni in Africa, Alaska, India, fino a guidare la spedizione al polo Nord del 1900, che desta grande meraviglia in tutto il mondo. I suoi compagni saranno spesso e volentieri le guide di Courmayeur, esperti uomini di montagna. Tra le novità del museo si trova la slitta originale con cui gli esploratori raggiunsero la massima latitudine artica mai toccata prima, le calzature imbottite, e vari altri strumenti utilizzati in quella e in altre imprese, come agli oggetti appartenenti alle popolazioni africane incontrate in Somalia.
Salendo al primo piano si incontrano testimonianze relative alla prima guerra mondiale per proseguire poi fino agli anni ’80. Il nuovo Museo delle Guide presenta al suo interno dei veri e propri gioielli storici, ne è un esempio la ricostruzione dell’autentico bivacco del Fréboudze. Alto appena 1,25 m, poteva contenere fino a 4 persone e una dotazione minima di utensili sufficienti per la prima sopravvivenza. La sua forma curiosa, a semibotte, gli permetteva di resistere alle valanghe. Installato nel ’25 a 2360 metri nell’alta Val Ferret, venne poi abbandonato con la costruzione del primo bivacco Gervasutti. Accanto al bivacco, una raccolta di registri dei rifugi, sui quali gli escursionisti annotavano la loro destinazione, per poter essere rintracciati in caso di mancato rientro.
Una parete è stata predisposta per mostrare, con tanto di piccozze e ramponi, quali sono le tecniche migliori per la progressione alpinistica su roccia e su ghiaccio. L’evoluzione della professione dagli anni ’50 in poi, la nascita dello scialpinismo e del soccorso alpino, le spedizioni extraeuropee sono altri capitoli interessanti, affrontati in piccole aree apposite. Fotografie, testimonianze e strumentazioni professionali illustrano l’avvento dell’alpinismo moderno, declinato in varie forme.
L’ultimo piano è un'ampia sala polivalente, dove saranno ospitate mostre temporanee, proiezioni e riunioni. Un ulteriore nel modo per raccontare le avventure di questi semplici uomini innamorati della montagna.